2019-04-01
La sinistra è malata. Ora l’hanno capito pure quelli di sinistra
Nel suo ultimo libro, Federico Rampini sferza i progressisti su immigrazione ed economia. Però scivola sul più bello...Talvolta anche a sinistra si avvertono pulsazioni vitali. Tra i tanti intellettuali progressisti con la testa infilata dentro l'ombelico, ogni tanto spunta qualcuno con un po' di fegato e una provvista di buone idee. È quasi commovente, tanto per fare un esempio, leggere il nuovo libro di Federico Rampini intitolato La notte della sinistra (Mondadori). L'editorialista di Repubblica, dietro le bretelle, nasconde un buon senso che scioglie il cuore e fa venire voglia di abbracciarlo, battergli una vigorosa pacca sulla schiena e dirgli: «Vieni Federico, bene arrivato». Citiamo qualche brano del saggio, giusto per dimostrarvi che non siamo impazziti. A pagina 9 Rampini scrive: «Una delle frasi in codice che oggi ti fanno riconoscere come uno stimato opinionista di sinistra è che “dobbiamo stare dalla parte dei più deboli". Sottinteso: purché i deboli siano stranieri, possibilmente senza documenti, meglio ancora se hanno la pelle di un colore diverso dal nostro. Sono deboli se corrispondono a questa descrizione. Almeno una parte della sinistra ha deciso che sono sempre e soltanto queste le vittime dell'ingiustizia, per definizione». Poco oltre, a pagina 21, leggiamo: «L'idea che un certo controllo delle frontiere sia l'anticamera del fascismo è contraddetta dalla storia americana». A pagina 30 troviamo: «Quel che sta accadendo davvero in Africa non pare interessare nessuno, neanche i più progressisti. Da quando “aiutarli a casa loro" è diventato uno slogan di destra (incredibile ma vero), alla sinistra più militante interessano solo le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo». Dall'immigrazione passiamo all'economia, e procediamo spediti verso pagina 70: «Vorrei che la sinistra smettesse di usare le oscillazioni dei mercati finanziari come una clava da calare con opportunismo su Lega e M5s. I mercati sono una realtà concreta dove si muovono interessi (non quelli delle classi lavoratrici) e ideologie (neoliberismo) su cui troppi governanti di sinistra si sono appiattiti, pagando un prezzo altissimo». Trattenendo i singhiozzi avanziamo nella lettura e pagina dopo pagina scopriamo un giacimento di bordate contro i progressisti italiani, europei e americani. Pagina 109: «Quante volte abbiamo letto l'espressione Uomo Bianco, con due maiuscole, per designare i colpevoli di atti ignobili? Mai nessun giornale si sognerebbe di additare l'Uomo Nero. Né tantomeno l'Uomo Islamico. Non importa se la cultura patriarcale, maschilista, prevaricatrice è ancor più consolidata tra gli uomini afroamericani e in molte comunità musulmane». Pagina 161: «L'abbraccio tra la sinistra e l'establishment, tra i partiti democratici o socialdemocratici al governo e i chief executive ha premiato gli interessi delle élite che della crisi non hanno quasi sentito gli effetti». Di fronte ad affermazioni come queste, la tentazione sarebbe quella di accusare Rampini di opportunismo. Il vento è cambiato, dunque anche la firma di Repubblica si adegua un po'... In realtà, sono un po' di anni che il riccioluto Federico infilza le multinazionali, le banche, i colossi della Silicon Valley e i liberal con attico annesso. Il suo ultimo libro è, semplicemente, un po' più ruvido dei precedenti due o tre. Del resto, da un po' di tempo a questa parte, a sinistra si odono voci molto critiche, talvolta parecchio più estreme di quella di Rampini. Leggere per credere gli scritti del Comitato Invisibile pubblicati da Nero edizioni. Parliamo di un gruppo di attivisti antagonisti francesi che fanno a pezzi con la clava le ipocrisie progressiste. Negli Stati Uniti ci sono personaggi (molto più moderati) come Michael Walzer e Mark Lilla, che da posizioni diverse punzecchiano la «sinistra dei diritti» fissata con la tutela delle minoranze. Il problema, con tutti questi autori, è sempre lo stesso. Non si capisce bene dove vogliano (o possano) andare a parare. Il caro Rampini, per dire, conclude il suo pamphlet con ampie citazioni di Ezio Mauro e con elogi delle manifestazioni «antirazziste» di Milano. Ma come, dopo aver stigmatizzato l'accanimento contro «l'Uomo Bianco» mi citi Mauro? Uno che ha scritto un libro intitolato L'Uomo bianco? Parli di politically correct e poi mi elogi la sfilata buonista? Non ci siamo proprio... Il sospetto è che gli intellettuali di sinistra, anche i più volonterosi, proprio non riescano a uscirne. Un po' per timore di perdere il proprio pubblico, un po' per i residui della superiorità morale, alla fine non ce la fanno a varcare i confini del progressismo conformista dell'ultimo ventennio. Sbagliano proprio obiettivo: cercano una sinistra alternativa mentre i popoli hanno già trovato numerose alternative alla sinistra.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci