2024-10-06
La sfida di Rutte è aprire la Nato alle alleanze
Mark Rutte e Volodomyr Zelensky (Ansa)
Il nuovo segretario dovrà affrontare il tema della molteplicità di fronti aperti tra democrazie occidentali e Stati autoritari. La strada migliore è saldare i nostri interessi e strategie con quelli del «Sud globale». Superando anche l’eccesso di isolazionismo europeo.La Nato è un’alleanza unica nel mondo perché le nazioni partecipanti accettano di produrre risorse e procedure militari con standard comuni che le rendono interoperabili. Inoltre, l’Alleanza è un pilastro di stabilità e potenza geopolitica che nelle contingenze del nuovo conflitto bipolare globale dovrebbe avere due sviluppi di «sicurezza aumentata»: in orizzontale, convergere con le alleanze compatibili del Pacifico, passando per un presidio del Mediterraneo, e, in verticale, potenziare i propri strumenti di investimento in tecnologie di superiorità da condividere con alleati, anche pensando alle ricadute sull’industria civile. I miei auguri di «buona missione» a Mark Rutte, neo Segretario generale della Nato dal 1° ottobre, olandese con impostazione politica liberale e pragmatica e prolungata esperienza come primo ministro, riguardano la spinta verso questo scenario. Viviamo in tempi di ritorno della guerra dopo decenni in cui il monopolio della violenza gestito dall’America l’aveva limitata sul piano macro pur in una molteplicità di conflitti locali. L’America è ancora una superpotenza, ma è sfidata da nuovi poteri contrapposti che la rendono, in questo senso, non più in grado di gestire da sola la superiorità, cioè un deterrente dissuasivo, su di essi. Infatti dal Pentagono filtrano analisi complesse sull’opportunità di quante risorse mandare ora sul fronte del Medio Oriente - per proteggere Israele allo scopo di potergli chiedere limitazioni offensive nonché rassicurare i regimi arabi sunniti contro l’Iran sciita ed i suoi proxy - per non sguarnire quello contro la Cina nel Pacifico ed il sostegno militare-finanziario all’Ucraina. Pertanto alla Pax Americana serve una Nova Pax basata su un maggiore contributo degli alleati. E serve con raggio globale. Gli alleati hanno il pieno interesse a dare questo maggior contributo rinforzando sia la Nato sia il G7, espandendo ambedue. Non si tratta solo di riarmo ed aumento della spesa militare, che sono in atto, ma della necessità di ridisegno di Nato e G7 affinché ambedue siano di più ed affermino un potere superiore capace di congelare i conflitti. L’aspetto etico? Se il potere mondiale prevalente è gestito dalle democrazie alleate questo è buono. Se fosse gestito dai sistemi autoritari sarebbe cattivo. I pacifisti la pensano diversamente scommettendo sulla possibilità di pacificazione tra gli umani, schierandosi (quei pochi sinceri) sul lato dell’ottimismo antropologico professato nella filosofia politica da Jean-Jacques Rousseau (1712-78). I cultori del realismo, tra cui chi scrive, preferiscono aderire al pessimismo antropologico elaborato da Thomas Hobbes (1588-1679) - che ebbe importanti relazioni con Galileo Galilei - per cui, semplificando, ogni persona è homo homini lupus e la pace nonché l’ordine sociale richiede un Leviatano (1651) cioè un potere verticale. In quanto liberale ho preferito, nella parte politologica dei miei libri di economia e strategia, partire dal potere verticale (Hobbes) per ammorbidirlo ed aprirlo più che fare il percorso inverso (Rousseau) perché lo ritengo irrealistico. Un Leviatano intelligente ed aperto al suo contrario? Spero che un giorno lo si trovi, ma bisogna annotare che nelle scienze e filosofia della politica una giusta sintesi pacificante tra potere verticale ed orizzontale non la si è mai raggiunta negli ultimi secoli. Pertanto in questa incompletezza cognitiva come dovremmo perseguire la pace? Io ho scelto ciò che mi fornisce almeno un po’ di libertà e di sicurezza combinate, cioè le democrazie. E scrivo e faccio ricerca affinché queste vincano contro i nemici. Sono criticabile? Certo, ma le critiche ricevute le ho sempre controcriticate come pensiero debole, illusorio. Per tale motivo, zoppicante che sia, sono per il dominio pacificante dell’alleanza delle democrazie sul pianeta sperando che un giorno si trovi la sintesi tra Rousseau e Hobbes.Ma non è ancora quel giorno, pur il modello democratico la giusta via.Da tempo c’è già una tendenza verso la convergenza tra Nato ed alleanze geodiverse, tra democrazie e nazioni compatibili. Oggi una maggiore spinta è data dalla II Guerra Fredda (con una tendenza a scaldarsi più marcata della precedente) tra democrazie e regimi autoritari con crescente potere e strategia globale: Cina, Russia, Iran, Corea del Nord. Con in mezzo il Sud globale che è oggetto di conquista da parte di ambedue i fronti, quello autoritario più lanciato per ottenerlo, quello democratico in ritardo su tale azione ma che comincia farla. Sul piano geostrategico la convergenza tra Nato euroatlantica ed alleanza del Pacifico, con effetti sul Mediterraneo costiero e profondo (penisola arabica verso l’Indo-Pacifico ed Africa) è un passo necessario per ottenere lo scopo. Gli ostacoli sono tre: a) la tendenza dell’America a voler conservare un impero che non prevede l’integrazione tra alleati per timore che questi possano condizionarla; b) la debellicizzazione degli europei (mentre il Giappone la sta superando) abituati ad essere protetti da Washington; c) la ricerca dell’Ue di un’autonomia strategica europea solitaria che è irrealistica e pericolosa perché offre a Russia e Cina l’idea che un indebolimento politico della Nato possa favorirne l’estensione dell’influenza. Appunto, è realistico, invece, organizzare un’alleanza globale delle democrazie integrata. In questa visione è ovvio che un G7 + ed una Nato + (Giappone, Australia, Corea del Sud, nel futuro India, Filippine, ecc.) debbano essere dotati di una capacità finanziaria concordata per investimenti in tecnologie di superiorità: eso, cyber, marine e sub, nonché robotica, ecc. In sintesi, non ha senso un europeismo solitario nel momento storico in cui è necessaria un’alleanza globale delle democrazie esposte ad una sfida altrettanto globale dai regimi autoritari. È tempo di Nova Pax. www.carlopelanda.com