2020-08-05
La sanatoria voluta dalla Bellanova lascia l’agricoltura senza lavoratori
Francesco Pecoraro:Getty Images
Invece di spingere disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza a lavorare nelle aziende, il ministro ha insistito con il condono dei clandestini, rivelatosi un flop. Risultato: ora è a rischio la raccolta di mele e uva.Finalmente il governo ha elaborato la strategia per risolvere il caos migratorio: svuotare la vasca con un cucchiaio. Il Viminale ha annunciato ieri la ripresa, dal prossimo 10 agosto, dei rimpatri verso la Tunisia, che erano stati sospesi durante il lockdown. In base agli accordi bilaterali, partiranno alla volta del Nord Africa due voli charter a settimana, ognuno con al massimo 40 persone a bordo. Significa 80 stranieri rimpatriati a settimana. Soltanto il primo di agosto sulle nostre coste sono sbarcati in 305; il 3 agosto erano addirittura 338: fate un po' i conti di quanto tempo servirebbe per rimandare indietro tutti coloro che non hanno diritto di restare qui. Dall'inizio dell'anno sono entrati illegalmente in Italia 14.745 stranieri (contro i 3.933 del 2019). Di questi, ben 5.909 erano tunisini. In teoria sarebbero praticamente tutti da rispedire indietro, ma al ritmo di 80 a settimana l'impresa appare davvero impossibile. Certo, il Viminale precisa che anche nelle ultime settimane qualcosa sul fronte rimpatri è stato fatto: «Dal primo giugno al 3 agosto sono state rimpatriate complessivamente 266 persone: 116 in Tunisia e 103 in Albania». Fa 219 migranti rimpatriati contro 14.745 sbarcati: niente male. C'è poi un altro elemento di cui tenere conto. Da qualche giorno, il governo sta facendo un gioco furbetto. Concentra tutta l'attenzione sulla Tunisia, come se gli stranieri arrivassero sempre e solo da lì, e come se sui barconi ci fossero soltanto tunisini. In realtà, i dati forniti dallo stesso Viminale mostrano che sono giunti qui anche 2.181 bengalesi, 841 ivoriani, 641 algerini, 498 sudanesi, 457 marocchini, 374 pakistani eccetera. Nemmeno nei sogni più infuocati Luciana Lamorgese riuscirebbe a rimandarli tutti indietro. Dunque la stragrande maggioranza dei migranti, con tutta probabilità, è destinata a rimanere sul nostro territorio, andando a ingrossare le file degli irregolari. E qui arriva l'altra magagna. Come noto, il governo aveva promesso di risolvere il problema dei clandestini - se non del tutto almeno in larga parte - tramite la sanatoria voluta dal ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova. Ebbene, anche quel provvedimento si è rivelato un fallimento clamoroso. Mancano dieci giorni allo scadere dei termini per la presentazione delle domande di regolarizzazione, e a far richiesta sono stati soltanto 120.000 stranieri circa. Le stime iniziali parlavano di 600.000 persone, poi sono state ridotte a 220.000. Ne mancano ancora poco meno di metà. Non è tutto: l'87% delle domande sono arrivate da colf e badanti e appena il 13% da lavoratori agricoli. Significa che il condono dei clandestini non ha risolto i guai dei cosiddetti «invisibili» né quelli delle imprese agricole, che infatti ora si trovano di nuovo in difficoltà. Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori italiani, lo ha fatto presente anche ieri intervenendo aL'Aria che tira su La7. La sua organizzazione già da giorni invita a «incentivare l'utilizzo di manodopera italiana in vista dell'imminente vendemmia per far fronte agli eventuali problemi di carenza di lavoratori, alla luce delle ultime notizie che giungono da oltre frontiera, in particolare da Romania e Bulgaria, riguardo a un aumento significativo di casi positivi al Covid-19». Insomma: visto che gli stranieri dell'Est sono (giustamente) bloccati dall'epidemia, mancano lavoratori, e di sicuro la norma voluta dalla Bellanova non è servita a procurarne altri. «Oggi il sistema produttivo italiano è in evidente difficoltà, con 8 milioni di cassaintegrati e 1,5 milioni di disoccupati, e bisogna cercare delle soluzioni all'interno del nostro Paese per cercare di rilanciare l'economia nazionale», dicono gli agricoltori. «Cia propone l'impiego nel settore agricolo di tutti quei lavoratori italiani che attualmente sono senza lavoro». Ecco lo straordinario risultato del condono: è diventato realtà all'inizio di giugno dopo sfibranti settimane di discussione, e ha lasciato le aziende agricole nella stessa situazione in cui si trovavano in primavera. Anzi, le ha ficcate in guai peggiori, perché adesso diventa ancora più difficile rivolgersi agli italiani e stimolarli a sudare nei campi. La Bellanova, tuttavia, si mostra soddisfattissima del lavoro svolto: «Se tornassi indietro rifarei la battaglia con ancor più determinazione», ha dichiarato ieri. Ne siamo certi, peccato che a causare il dramma sia stata proprio la determinazione (anzi, la cocciutaggine) con cui il ministro ha insistito sulla sanatoria, ignorando le richieste dell'opposizione e - soprattutto - quelle delle associazioni degli agricoltori. Per aiutare imprese e lavoratori, infatti, sarebbe servito un intervento sui voucher, che però il governo - spalleggiato dai sindacati - si è categoricamente rifiutato di attuare. Sull'argomento ieri è tornato alla carica il leghista Gian Marco Centinaio, che chiede il «voucher semplificato per offrire lavoro a migliaia di italiani, 5.000 nel solo Trentino, per la raccolta di uva e mele e con la possibilità di coinvolgere anche i percettori di reddito di cittadinanza che però non perderanno il sussidio». Qui non si tratta di bandierine politiche da issare, ma di dati di realtà di cui prendere atto. La sanatoria si è rivelata un disastro, e gli agricoltori si trovano ancora in difficoltà: forse è giunto il momento di andare incontro alle loro esigenze, non trovate? Purtroppo, però, da questo orecchio l'esecutivo sembra non sentirci, proprio come sembra completamente cieco e sordo di fronte al caos che si è scatenato in mezza Penisola a causa degli sbarchi fuori controllo. A questo punto, sorge un atroce sospetto. Visto che gli stranieri continuano a entrare, che non si riesce a rimandarli indietro e nemmeno a metterli in regola per farli lavorare, ci viene il dubbio che il governo sfrutterà le modifiche ai decreti sicurezza per tentare di cavarsi dagli impicci. Allargando la «protezione speciale» e facilitando la distribuzione di permessi di soggiorno, i cari giallorossi potrebbero concedere a qualche migliaio di clandestini la possibilità di restare qui (a fare cosa non è dato sapere). In pratica, la vera sanatoria potrebbe arrivare a settembre. E potrebbe essere perfino più inutile e dannosa di quella voluta dalla Bellanova.