2020-03-10
La ricetta di suor Germana per la famiglia
Massimo Giletti e Suor Germana (Ansa)
Si spegne a 81 anni una delle religiose più famose d'Italia, nota per i suoi volumi di cucina che hanno venduto milioni di copie. Un successo nato con uno scopo preciso: salvare quanti più matrimoni possibile. Perché l'amore si difende soprattutto a tavola. «Eravamo convinti che se si salva la famiglia si salva la società... E penso che avessimo ragione». Così disse suor Germana - al secolo Martina Consolaro, morta il 7 marzo a 81 anni - a Famiglia Cristiana nel 2018. In quell'intervista la religiosa ricordava gli inizi dell'esperienza del Punto familia di Torino, che fondò nel 1963 insieme con i domenicani fra Angelico Ferrua e fra Giordano Muraro. Mentre altri sacerdoti «democratici» cominciavano a mescolare la Parola alle idee progressiste che poi sarebbero esplose nel Sessantotto, suor Germana aveva una sola idea in testa, la stessa che ha portato avanti per tutta la vita: difendere la famiglia. «Erano i tempi del dopo Concilio e in campo civile iniziavano le contestazioni, anche della famiglia», si legge sul sito dei frati domenicani. «I tre religiosi con una piccola equipe di laici professionisti hanno pensato di proporre non uno studio teorico, ma una sperimentazione sul campo, avviando con i giovani che si preparavano al matrimonio un cammino di studio/ sperimentazione su come doveva essere la loro famiglia nel presente e nel futuro». Suor Germana stava tutto il giorno in sede per accogliere chiunque si presentasse. Al Punto familia si forniva assistenza alle coppie, e soprattutto si tenevano corsi. Del resto Germana aveva cominciato proprio così, con un corso. Nel 1958 le suore del Famulato cristiano di Torino avevano messo in piedi delle attività rivolte alle fidanzate in preparazione al matrimonio, e chiesero a lei di occuparsi delle lezioni di cucina. Il successo di Germana è scaturito da lì, dalla semplicità dell'economia domestica. «Cominciai con le dispense da distribuire ai corsi del Punto familia, poi arrivarono i primi libri. Sapesse quante coppie ho visto rinsaldarsi grazie a una cucina ben fatta», ha detto l'anno scorso in un'intervista al Corriere della Sera. «Lo stomaco è vicino al cuore e se a tavola metti amore e impegno, l'effetto si riverbera nel legame».Il primo grande bestseller (oltre due milioni di copie vendute in Italia), arrivò nel 1983, quasi per caso. S'intitolava Quando cucinano gli angeli, lo pubblicò Piemme. Conteneva ricette semplici, ricche di indicazioni pratiche, rivolte a chi doveva mettere qualcosa di buono e diverso sulla tavola ogni giorno per sostenere, appunto, l'intera famiglia. Di quel libro sono state stampate 32 edizioni. Poi è arrivato tutto il resto: le trasmissioni televisive, le dispense vendute in edicola, gli altri volumi, l'Agenda di Suor Germana per DeAgostini, che dal 2000 al 2020 ha venduto un altro milione di copie. Nel 1999 ci fu addirittura l'apparizione sul palco di Sanremo, allora condotto da Fabio Fazio. Suor Germana è diventata un fenomeno di costume, e ricetta dopo ricetta si è trasformata in un'icona della cultura popolare. La sua celebrità, tuttavia, spesso ha sovrastato il suo reale messaggio. Per molti, infatti, questa suora combattiva è stata semplicemente un'immagine pop degli anni Ottanta e Novanta, una foto sulla copertina dei libri che la mamma teneva sullo scaffale. Qualcuno arrivava a dubitare che Suor Germana esistesse realmente: si pensava che fosse un'invenzione commerciale, un personaggio creato ad arte come lo zio Ben dei prodotti alimentari americani. Invece Germana era carne, sangue e cervello, e dietro le ricette nascondeva pensieri potenti. Nacque a Durlo di Crespadoro, un paesino in provincia di Vicenza, nel 1938, da una famiglia di agricoltori. Conobbe la povertà, e a 14 anni - come molte della sua generazione - fu mandata a servizio presso una famiglia torinese. Le radici contadine le insegnarono l'arte di non sprecare, di cucinare nel modo migliore il poco che era disponibile. Soprattutto, da quel mondo antico e ruvido le venne donato, assieme all'amor di Dio, quello per la tradizione. Per la cucina povera e popolare, quella delle madri e dei padri. Suor Germana è stata anche una cuoca televisiva, certo. Ma non parlava lo «cheffese» tutto «impiattamenti» che il pubblico di oggi ha appreso da Masterchef e simili. I suoi piatti non erano fini a sé stessi, ma avevano un fine ulteriore. In un'Europa che - come ha scritto Roger Scruton - soffre di oikofobia (dal greco oikos, casa), cioè del rigetto per le proprie radici, Suor Germana invitava a ripartire proprio dalla casa. Che dovrebbe essere il fulcro dell'economia (oikonomia), e che è ovviamente inseparabile dalla famiglia riunita attorno al tavolo per pranzare o cenare. Nella filosofia di questa religiosa ben temprata, la difesa del focolare domestico era soprattutto una faccenda di pratiche quotidiane: «La famiglia non è solo una questione sentimentale, ma ha una natura più pratica che spesso dimentichiamo, tutti presi con l'ansia di ricucire l'amore, di far funzionare il sesso eccetera. Pensiamo, uomini e donne, a mandare avanti la casa, vedrete che anche il resto funzionerà», diceva. Sosteneva di aver salvato oltre 100.000 matrimoni con i suoi consigli, si dannava per far tornare insieme le coppie separate, anche se, dopo parecchi anni, dal Punto familia torinese era stata allontanata. Passavano gli anni, cambiava il contesto, ma la sua idea fissa era sempre la stessa, quella che illustrò qualche tempo fa a Giorgio Gandola su questo giornale: «L'unità della famiglia è il regalo più bello che si possa fare ai figli, sono stanca di asciugare le lacrime dei ragazzi di genitori separati. L'unità va celebrata con un menù festivo magari modesto ma realizzato con amore. Tortellini o agnolotti come primo, coniglio con patate come secondo. E il dolce è scontato». Tortellini e coniglio per difendere la famiglia: e provate a dire che mangiare non è un atto politico...
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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