2021-03-07
La promessa di Al Sistani a Francesco. «I cristiani godranno di pieni diritti»
Continua lo storico viaggio del Pontefice in Iraq. Ieri, a Najaf, l’incontro con l’importante capo religioso sciita I due leader spirituali ribadiscono l’importanza della tutela delle minoranze. «Scongiurare i venti di guerra»La seconda giornata del viaggio di papa Francesco in Iraq è stata caratterizzata ieri dall’incontro a porte chiuse con il grande ayatollah Ali Al Sistani a Najaf, la città di riferimento per i musulmani sciiti. Un’occasione definita «storica» e «simbolica» perché la figura dell’anziano religioso rappresenta quella parte del mondo dell’islam sciita ritenuto neutrale, separato dalla politica. La sua scuola di pensiero non aderisce al governo iraniano dei religiosi e quindi è un riferimento di contrappeso all’influenza di Teheran in Iraq.L’incontro del Papa proprio con Al Sistani quindi ha un suo peso specifico dentro al mondo musulmano, dopo che lo stesso Francesco aveva già calato un ponte con l’islam sunnita attraverso la sottoscrizione della discusso Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel 2019 con il grande imam dell’Università di Al Azhar, Ahmad Al Tayyib. È chiaro che la complessità del mondo islamico, unita alla assenza di gerarchie, rende difficile misurare effettivamente i frutti di questi «processi» avviati da Francesco, ma il tentativo ha certamente un valore fondamentale soprattutto per chi quelle terre le vive quotidianamente.Al Sistani ha accolto Francesco in piedi, un segno di riverenza riservato a pochissimi, nella sua modesta casa vicino al santuario dell’imam Ali, uno dei siti più venerati dagli sciiti. I due si sono seduti vicini, senza mascherine (il Papa ha ricevuto il vaccino anti Covid, ma il religioso musulmano non ancora). L’incontro è durato circa 45 minuti e, secondo la dichiarazione del direttore della Sala stampa vaticana, «il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose» per il bene dell’Iraq e «dell’intera umanità». Al Sistani, come riporta una nota pubblicata dal suo ufficio, ha detto che in Iraq «i cristiani devono vivere e godere dei loro pieni diritti ai sensi della costituzione» e ha specificato che si aspetta che i «leader religiosi» convincano «le parti interessate, in particolare le grandi potenze, a superare con la ragione e la saggezza il linguaggio della guerra e di astenersi dal diffondere interessi personali a scapito dei diritti delle nazioni». La sottolineatura non è secondaria anche osservando il riaccendersi di micce di guerra con gli attacchi aerei che proprio qualche giorno fa gli Stati Uniti hanno compiuto in Siria, contro milizie filo iraniane.Il Papa ha ringraziato il grande ayatollah «perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno». Ricordiamo, fra l’altro, che Al Sistani è stato un leader fondamentale per l’Iraq quando nel 2014 invitò a ribellarsi all’Isis e già nel 2004 aveva sostenuto libere elezioni per dare pace al Paese.Dopo lo storico incontro Francesco si è recato nella piana di Ur dei Caldei, il luogo da cui partì il patriarca Abramo, per un incontro interreligioso dove ripetere ancora che «ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione». Quindi ha invitato a pregare «perché ovunque siano rispettate e riconosciute la libertà di coscienza e la libertà religiosa: sono diritti fondamentali, perché rendono l’uomo libero di contemplare il cielo per il quale è stato creato». E poi, come già ieri, ha ricordato anche la tragedia degli yazidi che hanno visto «migliaia di donne, ragazze e bambini rapiti, venduti come schiavi e sottoposti a violenze fisiche e a conversioni forzate». «La via che il cielo indica al nostro cammino», ha proseguito Francesco davanti ai leader delle religioni presenti nel Paese, «è un’altra, è la via della pace. Essa chiede, soprattutto nella tempesta, di remare insieme dalla stessa parte. È indegno che, mentre siamo tutti provati dalla crisi pandemica, e specialmente qui dove i conflitti hanno causato tanta miseria, qualcuno pensi avidamente ai propri affari».Ieri la giornata si è poi conclusa con la messa celebrata dal Papa nella cattedrale caldea di Baghdad dedicata a San Giuseppe. La pagina evangelica delle beatitudini ha permesso a Francesco di ricordare che la logica della vita cristiana è un ribaltamento rispetto al mondo, perché, dice, «non è più grande chi ha, ma chi è povero in spirito; non chi può tutto sugli altri, ma chi è mite con tutti; non chi è acclamato dalle folle, ma chi è misericordioso col fratello». E ha aggiunto: «È così che si cambia il mondo: non con il potere o con la forza, ma con le Beatitudini».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti
Charlie Kirk (Getty Images)