2022-10-08
La polpetta avvelenata della sinistra: Draghi vara il ddl Zan «mascherato»
Ora si chiama «Strategia nazionale Lgbt+» ed è stata portata nell’ultimo Consiglio dal ministro Elena Bonetti. Dagli incentivi a chi assume transgender al «tesseramento alias» nello sport: il blitz che fa infuriare Fdi.La polpetta avvelenata è fuori menù. Si chiama Strategia nazionale Lgbt+ per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, comprende azioni da concretizzare nel prossimo triennio ed è un atto vincolante per il nuovo esecutivo perché «ce lo chiede l’Europa». Un papiro così prepotente e impositivo da far venire la gastrite a Giorgia Meloni. Il dimissionario governo di Mario Draghi apparecchia la pietanza all’improvviso nascondendola fra le «varie ed eventuali» dell’ultimo Consiglio dei ministri. A portarla in tavola è il ministro delle Pari opportunità, la renziana Elena Bonetti, senza voto e senza neppure copia per gli altri ministri. Un blitz finale con buona pace della «collaborazione istituzionale» invocata a pranzo e a cena dall’ormai ex premier.La «Strategia Lgbt+» è di fatto un ddl Zan mascherato che piomba sulla testa della nuova maggioranza senza che nessuno l’abbia preannunciato e men che meno desiderato. Nell’Italia dell’autunno in bolletta e delle priorità un minimo più stringenti, non si sentiva la mancanza di una lite da ballatoio per imporre al Paese le bandierine ideologiche della minoranza transgender senza passare dal nuovo Parlamento. Eppure è così, il colpo di coda della sinistra va a segno e i contenuti del decreto hanno un’impronta precisa che tocca numerosi campi della vita socio-economica italiana: congedi parentali per i genitori dello stesso sesso, incentivi alle aziende che assumono persone transgender, il doppio libretto universitario, corsi di formazione per poliziotti e agenti di pubblica sicurezza. Da Fratelli d’Italia fanno sapere: «È uno sgarbo, ricominceremo tutto daccapo».Si parla di ddl Zan mascherato perché con questa legge l’ideologia transessuale entra ufficialmente nel mondo dell’impresa, nelle scuole, nella formazione, nella sanità, perfino nello sport con effetti destinati a suscitare perplessità e polemiche. Nelle pieghe del decreto spuntano anche richieste preoccupanti presentate in modo criptico come le «misure di contrasto agli effetti negativi dei trattamenti di conversione - le cosiddette teorie riparative - per i minori Lgbt+». Lo sport non è esente da coinvolgimento: viene richiesto il «tesseramento alias» (spazio al terzo genere) e la creazione di locali transfriendly. Un primo passo verso l’abominio sportivo americano della commistione dei generi, con l’incredibile Hulk a nuotare fra le donne. La parola d’ordine è «ufficializzare il terzo genere non binario». Il pacchetto (o meglio il pacco) per riuscirci è corposo e i punti strategici sono cinque. 1) Lavoro. Non dovrà più esserci differenziazione nell’accesso al lavoro tra persone gay e lesbiche rispetto a persone transessuali e transgender. Queste norme saranno inserite nei contratti collettivi di lavoro, le aziende avranno incentivi statali all’assunzione di dipendenti Lgbt+, che potranno godere di congedi parentali paritari. I responsabili del personale possono cominciare a tremare per gli effetti di denunce (anche pretestuose) nei confronti di quest’ultima fascia debole e protetta. Basterà dichiararsi trans per ottenere un formidabile ombrello protettivo anche senza essere iscritti ai sindacati.2) Sicurezza e carceri. Lo Stato dovrà garantire ai transgender sicurezza e protezione dalla violenza nel contrasto ai cosiddetti «crimini di odio». Sono previsti corsi di formazione per agenti di pubblica sicurezza e polizia penitenziaria. Qui la contraddizione è evidente: in uno Stato di diritto questa garanzia dovrebbe valere per tutti i cittadini senza alcuna differenziazione di sesso e genere. 3) Salute. Il sistema sanitario dovrà implementare gli strumenti informativi, prevenire e contrastare lo stigma nell’accesso ai servizi sanitari, favorire la consapevolezza delle persone intersex. Le azioni per ottenere tutto questo mostrano più chiaramente gli scopi: formazione del personale sanitario per adeguata accoglienza e presa in carico della persona; facilitazione dell’accesso alla terapia ormonale in tutte le Regioni.4) Educazione e istruzione. Prevenzione all’intolleranza omofobica e transfobica. Lo scopo dichiarato è inasprire il contrasto al bullismo scolastico, quello occulto è impedire che le lezioni sul genderfluid agli alunni più piccoli vengano limitate e che una legittima opposizione delle famiglie possa impedirle. Nelle università è previsto il doppio libretto per garantire le sensibilità genderfluid.5) Informazione. I media dovranno allinearsi «nel contrasto agli stereotipi e ai pregiudizi nella rappresentazione delle realtà Lgbt+» e l’Ordine dei giornalisti è invitato a organizzare corsi specifici per addetti ai lavori con il riconoscimento di crediti formativi. Con un inquietante linguaggio da pensiero unico il sistema informativo dovrà «costruire contenuti multimediali che rappresentino l’identità Lgbt+ in maniera positiva». A brindare a champagne dopo la polpetta avvelenata renziana è l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), che ha subito rilanciato con enfasi la conquista. L’associazione, ben piantata dentro l’area della sinistra-sinistra, è guidata da Triantafilos Loukarelis, fedelissimo dell’ex ministro grillino Vincenzo Spadafora, beniamino del Pd. L’ipoteca sul nuovo governo è pesantissima e la reazione di Fratelli d’Italia è immediata, affidata all’ex sottosegretario ed ex portavoce del Family Day, Eugenia Roccella. «Ricominceremo tutto daccapo con la nostra linea. Questa non solo è una mossa scorretta ma è anche insensata. La Strategia nazionale serve ad applicare in Italia le norme Ue, varate nel 2020. Il governo ha avuto due anni di tempo e farlo ora, a pochi giorni dall’avvicendamento, è solo una trovata pubblicitaria; non si possono prendere impegni per il governo successivo». Quando riguardano il magico mondo global-progressista-siliconvallico anche l’austero Draghi guarda da un’altra parte.