Siena rilancia: 0,9 euro in contanti più lo scambio azionario Enpam e Benetton aderiscono. L’Opas chiude l’8 settembre.
Siena rilancia: 0,9 euro in contanti più lo scambio azionario Enpam e Benetton aderiscono. L’Opas chiude l’8 settembre.Monte dei Paschi di Siena, che un tempo viveva di trasfusioni pubbliche e di miracoli contabili, adesso non solo cammina: balla sul tavolo della finanza italiana. E lo fa davanti a Mediobanca, il salotto buono, la roccaforte dei poteri forti. Difficile, viste le circostanze, dimenticare che appena tre anni l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio era andato in pellegrinaggio a Piazzetta Cuccia per chiedere sostegno all’aumento di capitale da 2,5 miliardi indispensabile a salvare la banca. Alberto Nagel, amministratore delegato dell’istituto di Piazzetta Cuccia, aveva organizzato il consorzio di garanzia senza lontanamente immaginare quello che sarebbe successo dopo. Ampiamente atteso, invece, il rilancio da 750 milioni annunciato ieri: 0,9 euro in contanti da aggiungere allo scambio azionario costituito da 2,533 azioni Mps per ogni titolo Mediobanca. Significa un prezzo implicito di 20,328 euro per azione Piazzetta Cuccia, contro i 20,11 euro del prezzo di Borsa. Un differenziale che equivale a un premio dello 0,86% rispetto alla chiusura di ieri. Piccolo sulla carta, enorme sul piano simbolico: per la prima volta Siena tratta Mediobanca come preda. La chiusura della partita resta confermata all’8 settembre mentre Mps ha deciso di rinunciare alla soglia del 66,7% che gli avrebbe dato la maggioranza anche nell’assemblea straordinaria. Evidentemente l’asticella deve essere sembrata troppo alta.Ma il mercato, che ama le contraddizioni, ha reagito con la sua solita ironia crudele. Mps ha perso il 3,01%, scendendo a 7,633 euro, con volumi superiori alla media. Un calo che brucia circa 300 milioni di capitalizzazione in una sola seduta. Il motivo è chiaro: la prospettiva di un esborso cash fino a 750 milioni di euro pesa come un macigno sulle spalle già provate della banca più antica del mondo. Nemmeno Mediobanca ha brindato. Al contrario: -2,85% a 20,11 euro, il che significa che il mercato non ha ancora ceduto al fascino dell’offerta. In una sola giornata, Piazzetta Cuccia ha bruciato circa 400 milioni di capitalizzazione, scendendo sotto quota 17 miliardi. Insomma, da un lato il predatore che si indebolisce per la generosità dell’assalto, dall’altro la preda che sanguina per la paura di essere catturata.E qui si innesta la vera contraddizione: se Mps vale oggi in Borsa circa 9,6 miliardi, e Mediobanca oscilla sui 17 miliardi, l’idea che il piccolo riesca a inghiottire il grande fa sorridere e tremare allo stesso tempo. Ma la matematica del potere non segue mai le logiche aritmetiche: bastano le alleanze giuste. E i soci forti Delfin (9,9%) e Caltagirone (6,8%), sommati ad altri fondi già schierati, portano Mps al 30% delle adesioni. Non è ancora maggioranza, ma è benzina sufficiente per puntare dritto al 50%. Tanto più che sono arrivate altre adesioni. L’Enpam consegnerà il suo 2%. Lo stesso faranno i Benetton con una quota analoga. Pierluigi Tortora con la sua holding Plt ha apportato tutte le 9,5 milioni di azioni in mano alla famiglia, che si traducono in circa l’1,1% complessivo del capitale di Mediobanca. Di questo pacchetto, poco meno della metà (4 milioni di azioni, lo 0,49%) rientrano nel Patto di sindacato, il resto è detenuto dai Tortora ma al di fuori dell’accordo di consultazioni tra soci da cui è già uscita Banca Mediolanum e altri soci minori.Domani, giovedì, il consiglio d’amministrazione di Mediobanca si riunirà per valutare la mossa. Non sarà una discussione tecnica: sarà un esame di coscienza. Piazzetta Cuccia, che per decenni ha deciso chi comandava in Generali, Telecom, Pirelli, Rcs, ora si ritrova a dover difendere se stessa. Non più regista, ma attore spaventato.E intanto il mercato tiene il fiato sospeso. L’obiettivo a questo punto è superare la soglia del 50%. Questo permetterebbe a Siena di usufruire pienamente dei benefici fiscali (2,9 miliardi di euro) grazie al consolidamento del bilancio di Piazzetta Cuccia. I crediti fiscali sarebbero di 500 milioni euro all’anno per sei anni, con un valore attuale netto di circa 1,2 miliardi. Mps prenderebbe anche il controllo di Generali con masse gestite complessive per oltre 1.000 miliardi di euro e diventerebbe la prima investment bank italiana, con ricavi potenziali in crescita del 10-12% annuo. L’ultima parola comunque spetterà alla Bce che dovrà valutare gli aspetti di governance. Mps dovrà fornire entro tre mesi un rapporto che confermi l’esistenza del controllo di fatto o in alternativa un progetto industriale dettagliato che indichi l’approccio strategico assieme agli obiettivi, alle scadenze e alle principali tappe operative.Morale della favola? In finanza nulla è eterno. Il malato terminale che tutti davano per spacciato si è rialzato e ora fa tremare l’aristocrazia di Piazzetta Cuccia. E mentre i titoli scendono, le certezze crollano. L’unica cosa che sale è la tensione.
Una delle criticità maggiori che mettono in difficoltà l’Eliseo è l’esposizione verso gli investitori stranieri: ben il 53%, laddove in Italia supera di poco il 30%.
Mario Monti (Ansa)
Nella solita intervista genuflessa al «Corriere della Sera», il professore si autoincensa e poi spiega a Macron come fare per uscire dalla crisi. Peccato che le sue ricette da noi abbiano messo in ginocchio l’economia.
Ecco Edicola Verità, la rassegna stampa del 3 settembre con Carlo Cambi
- L’Eliseo prova ad allargare la maggioranza pescando tra i partitini. Le Pen e Bardella chiedono «lo scioglimento ultrarapido» del Parlamento. E i sondaggi li premiano.
- Col suo iperattivismo, il presidente prova (inutilmente) a nascondere la sua debolezza.