2025-09-02
La sinistra promette le case popolari ma fa gli interessi di chi ha i milioni
Il «cubo» bianco e nero che svetta dal palazzo ultramoderno costruito al posto dell'ex Teatro Comunale in pieno centro di Firenze, dentro l'area Unesco (Ansa)
Dalla Lombardia alla Toscana, i sindaci progressisti danno ai ricchi per togliere alle famiglie povere e agli studenti.Sapete perché in molte città italiane non ci sono case a prezzi calmierati da mettere a disposizione di famiglie con reddito medio basso? La spiegazione è la più semplice del mondo: perché non le costruiscono. E a rinunciare a edificarle sono quasi sempre amministratori di sinistra che guidano Comuni riempiendosi la bocca con la difesa dei più deboli. Un esempio? Arriva da Firenze. Nel capoluogo toscano da giorni si discute di un orrore urbano che le giunte Nardella-Funaro hanno lasciato tirar su in pieno centro. Il caso, denunciato dal nostro Marcello Mancini e ora oggetto anche dell’attenzione della magistratura, riguarda la ristrutturazione dell’ex Teatro comunale, trasformato in un orribile cubo nero che sovrasta i palazzi di Lungarno Vespucci. In base all’accordo con l’amministrazione comunale, l’impresa costruttrice avrebbe dovuto realizzare un 20 per cento di abitazioni popolari, ma piuttosto che mettere a disposizione alloggi a prezzi convenienti, la società ha preferito sborsare 2 milioni al Comune e fare solo appartamenti di lusso, da affittare a turisti danarosi a 3.500 euro mensili. In pratica, l’amministrazione ha rinunciato alla realizzazione di una settantina di case da offrire alle famiglie più bisognose. E pensate che, secondo uno studio di Unimpresa, in Toscana sono senza risposta quasi 26.000 domande di alloggi. Certo, quelli che si potevano realizzare con il cubo non erano risolutivi del problema, ma diciamo che avrebbero contribuito e invece, oltre a consentire un orrore urbano, la giunta di sinistra di Firenze ha anche rinunciato a quelle poche decine di appartamenti.Tuttavia, non c’è solo il caso del Lungarno Vespucci. Anche a Milano sarebbe stato possibile costruire o ristrutturare un gran numero di case, a patto che la giunta guidata da Beppe Sala avesse deciso di far pagare gli oneri di urbanizzazione o avesse monetizzato le concessioni edilizie. Invece, l’amministrazione comunale ha deciso che interi grattacieli si potevano costruire con il semplice assenso della Commissione paesaggio e con la banale comunicazione di inizio lavori, una procedura che in genere usano i proprietari di casa quando devono spostare un tramezzo dell’abitazione. Dopo l’avvio di un’inchiesta della Procura che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 75 persone tra funzionari, architetti, costruttori e politici, con un esposto alla Corte dei Conti è stato contestato ai dirigenti comunali un danno erariale di 100 milioni di euro. Una cifra che, se si tenesse conto dei 16 anni di ritardi nell’adeguamento degli oneri di urbanizzazione e si estendesse il calcolo anche ad altri cantieri oggetto dell’indagine della Procura, potrebbe salire e non poco.Quanti appartamenti in edilizia economico-popolare si sarebbero potuti costruire se il Comune avesse scelto di monetizzare gli oneri invece di non farli pagare consentendo la costruzione di nuovi condomini come se si trattasse della ristrutturazione di vecchi palazzi? E quanti alloggi oggi sfitti per mancata manutenzione sarebbe stato possibile rimettere a nuovo, e dunque assegnare alle famiglie bisognose, con tutti quei soldi? A Milano, il Comune possiede almeno 500 case che non è in grado di affittare e a queste se ne aggiungono 1.800 di proprietà della Regione. Certo, 2.300 abitazioni non risolverebbero il problema degli oltre 60.000 che ne chiedono una e da anni non riescono a ottenerla. Tuttavia, qualche migliaio di case, oltre a quelle ristrutturate, si sarebbero potute costruire. Invece no: con il rito ambrosiano che, a quanto pare, non è molto diverso dal rito fiorentino e forse pure da quello bolognese, si è preferito regalare un po’ di soldi ai costruttori.Tuttavia, la sinistra che in Lombardia e in Toscana rinuncia con le sue scelte alla costruzione di alloggi economico-popolari, è la stessa che poi l’altro giorno, a seguito dell’intervento di Giorgia Meloni, ha accusato il presidente del Consiglio di non essere credibile quando parla di Piano casa. Per Schlein e Conte il premier con le sue promesse fa le televendite. La sinistra invece, con il 110 per cento, il cubo nero di Firenze e la Palazzopoli di Milano, svende il patrimonio pubblico e basta.
Sergio Mattarella con Qu Dongyu, direttore generale della FAO, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Museo e Rete per l'Alimentazione e l'Agricoltura (MuNe) nella ricorrenza degli 80 anni della FAO (Ansa)
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