2025-10-17
Prima le ha stangate con il Green deal, ora l’Ue ci promette case a «prezzi accessibili»
Nuovo piano per l’edilizia a beneficio di pochi Stati che hanno margini di spesa. E dell’industria tedesca delle costruzioni.Ci risiamo. A quanto pare alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la casa piace così tanto che non solo vuole ristrutturare quelle esistenti, ma ora ne vuole costruire di nuove, tutte rigorosamente green.Partiamo dal discorso che ieri la tedesca ha pronunciato al Parlamento europeo, in occasione della cerimonia del Patto dei sindaci dell’Ue 2025. Davanti a molti primi cittadini europei, Von der Leyen ha articolato il suo ragionamento in quattro punti. In sintesi, l’Unione europea tiene duro sugli obiettivi di riduzione delle emissioni, farà un piano per la resilienza climatica (sic), ne farà un altro per le città intelligenti a zero impatto climatico (come sono importanti le parole: impatto climatico, non ambientale) e infine farà un grande piano casa, l’European affordable housing initiative. Poteva Bruxelles fare qualcosa di diverso da un piano? Naturalmente no. Tralasciamo i primi tre aspetti e concentriamoci sulla casa. Si tratta di un piano per l’edilizia «a prezzi accessibili»: «Daremo più spazio agli alloggi a prezzi accessibili in base alle nostre norme sugli aiuti di Stato, per dare alle vostre comunità la flessibilità di cui hanno bisogno per costruire più alloggi a prezzi accessibili. E stiamo collaborando con la Banca europea per gli investimenti per sostenere gli sforzi locali volti a realizzare 1,3 milioni di case nuove o ristrutturate in tutta Europa. Perché questa crisi abitativa non riguarda mattoni o cemento, riguarda la necessità di dare alle persone le fondamenta su cui costruire la propria vita», ha detto Von der Leyen. In pratica, si consentirà ai Paesi di ignorare le regole europee sugli aiuti di Stato per i piani di edilizia e si aiuteranno i sindaci a costruire o ristrutturare case con finanziamenti della Bei. La sospensione del divieto di aiuti di Stato per certe attività, come sappiamo, in realtà avvantaggia gli Stati che hanno spazio di bilancio per spendere, penalizzando chi ha i conti in rosso. Situazione che ormai riguarda praticamente tutti i paesi dell’Eurozona tranne alcuni.Dietro l’apparenza rassicurante di un piano sociale, si nasconde la prosecuzione di una strategia che ha già mostrato le sue crepe: la direttiva case green. Questo testo, approvato nel 2024, impone agli Stati di fare in modo che entro il 2030 gli edifici residenziali raggiungano standard minimi di efficienza energetica. La direttiva, non ancora recepita in Italia, ha già prodotto effetti visibili. I valori immobiliari di case e condomini meno performanti energeticamente si abbassano, scontando il fatto che dovranno andare incontro a ristrutturazioni pesanti. Gli istituti di credito hanno iniziato a distinguere tra immobili verdi e grigi nella concessione dei mutui applicando tassi differenziati. È il primo segnale di una turbativa strutturale del mercato immobiliare, nata non dagli spontanei movimenti del mercato ma da una decisione politica.Va detto che il disagio è reale, cioè è vero che mancano case a prezzi abbordabili. Ma molto dipende anche dal fatto che in Europa vi sono leggi molto rigide contro la nuova fattispecie di «consumo di suolo». È solo un esempio dei vincoli che limitano il mercato immobiliare. In Francia in particolare i sindaci non possono concedere licenze edilizie su nuovi terreni se prima non demoliscono e ricostruiscono nei terreni già urbanizzati. Siccome però non ci sono soldi per demolire aree industriali dismesse, il risultato è che i prezzi delle case esistenti sono saliti e gli affitti ancora di più.Ora, il piano europeo per le case a prezzi accessibili sarebbe anche una cosa buona, se non fosse che sarà fatto all’europea. Le normative sulle case nuove, già in vigore da tempo, impongono criteri e materiali per la costruzione che rendono il prodotto finale molto costoso. Naturalmente, è interesse di tutti che le case nuove non inizino a degradarsi dopo due anni dalla costruzione, ma il punto è come sempre: chi paga e come per una casa nuova fatta con criteri green? I Comuni strangolati dal Patto di stabilità interno, mentre gli Stati non possono «aiutare» perché a loro volta al guinzaglio del Patto di stabilità europeo?In definitiva, quello della Commissione è in realtà un piano casa verde. Dietro la parola d’ordine «sostenibilità» si intravede un intento più pragmatico, cioè sostenere un’industria delle costruzioni in crisi, in particolare in Germania, dove i grandi gruppi edilizi e i fondi immobiliari soffrono una paralisi di investimenti, con cantieri bloccati per l’aumento dei costi dei materiali e molti fallimenti importanti.Ancora una volta, si tratta di politiche economiche e sociali su cui però occorre interrogarsi. La Commissione può agire come un ministero dell’economia pianificata, assegnando priorità, orientando i flussi di credito, scegliendo chi deve essere aiutato e chi no? Il tema di fondo resta il medesimo, ovvero la mancanza di legittimazione democratica della Commissione, che agisce senza rispondere politicamente di ciò che fa.Né si può dire che la Commissione agisca per via dell’inerzia degli Stati, perché spesso tale inerzia è causata proprio dai vincoli europei, sia quelli di bilancio sia quelli regolamentari di varia natura. Il linguaggio del discorso di ieri della Von der Leyen è intriso di parole d’ordine, ma ogni parola di questa neolingua europea ha un prezzo concreto.Il piano europeo «casa green a prezzi accessibili» è figlio di quell’ordoliberismo europeo che regola e dirige evitando di affrontare il problema di fondo: il sostegno alla domanda con salari più alti, il sostegno alle famiglie, il lavoro, la libertà.
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