Milano, Torino, Genova, Roma e altri 56 Comuni pronti a sperimentare i veicoli a guida autonoma per conto dell’Europa. Si rischia un altro caos in strada, dopo le ciclabili, per fare un favore ai marchi tedeschi o cinesi.
Milano, Torino, Genova, Roma e altri 56 Comuni pronti a sperimentare i veicoli a guida autonoma per conto dell’Europa. Si rischia un altro caos in strada, dopo le ciclabili, per fare un favore ai marchi tedeschi o cinesi.Ursula 2 non riesce a rinnegare Ursula 1. In guerra con la realtà, prima ancora che con la Russia, insiste con il feticcio del Green deal. «Faremo dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050», ha annunciato ieri, durante la sua eco-omelia all’evento del Patto dei sindaci Ue per il clima, a Bruxelles. Ed è proprio con loro - nello specifico, con i sindaci italiani, nello specifico con quelli di sinistra - che la Von der Leyen ha predisposto un’alleanza che ci trasformerà nelle cavie di una distopia tecno-ambientalista. «In Italia», ha spiegato, «abbiamo creato una rete di città europee in cui le prime auto a guida autonoma potranno circolare. Una coalizione di 60 sindaci italiani ha già espresso il proprio interesse. È entusiasmante». Champagne in ghiaccio: saremo il laboratorio a cielo aperto dei verdi.Il progetto «entusiasmante» è nato da una proposta dell’eurodeputato dem Pierfrancesco Maran, ex assessore alla Mobilità a Milano, nonché membro dello Stoa, il Comitato sul futuro di scienza e tecnologia dell’Eurocamera, che con la Von der Leyen ne aveva discusso alla recente Tech week di Torino. I municipi coinvolti, guarda caso, sono tutti guidati dal Pd o da civiche di sinistra. In testa, immancabile, la Milano di Beppe Sala; la Torino di Stefano Lo Russo; la Genova di Silvia Salis; e poi Bergamo, Cremona, Lecco, Lodi, Pavia, Brescia, Varese. Il Nord motore (elettrico, per carità!) d’Italia. Tutti uniti dal pollice verde. E dalla mania di complicare l’esistenza alla gente. Dopo aver disseminato aree a 30 orari, Ztl, divieti di transito per i veicoli meno eco-friendly e piste ciclabili che si intrecciano ai percorsi dei veicoli a motore, gli amministratori cos’altro inventeranno? Acquisteranno forse più autobus? Potenzieranno il trasporto pubblico? Oppure dedicheranno corsie preferenziali alle macchine con il pilota automatico?Il problema non è che siamo tecnofobi. Il problema è che ci piacerebbe salvare il salvabile della giustizia sociale. Perché del radioso avvenire automatizzato si avvantaggeranno, forse, una manciata di passeggeri di qualche navetta elettrica e la ristrettissima cerchia di fortunati che possono permettersi le vetture più all’avanguardia. Invece, alla stragrande maggioranza di chi si mette al volante, costretto a spostarsi per lavoro a bordo di un’utilitaria Euro 5, i sindaci, i governatori e l’Europa hanno da tempo dichiarato una lotta senza quartiere. I blocchi alla circolazione lasciano a piedi migliaia di poveracci, o li costringono a sborsare quattrini per adeguarsi alle regole, ricomprando la macchina. E i cinesi, che vendono i modelli più accessibili alle tasche dell’uomo medio, se la ridono. La presidente della Commissione si bea di definire le auto supertecnologiche «soluzioni basate sulla natura». Non si capisce cosa ci sia di naturale in quintali di elettronica. E passi. Il guaio vero è che i visionari celebrano il domani; le persone normali fanno i conti oggi con gli effetti dell’agenda verde. L’Unione europea bandirà i motori termici entro i prossimi dieci anni. Potrebbero esserci dei ripensamenti, però l’agenda ecologista della Von der Leyen ha già squassato l’industria del Vecchio continente. La transizione a tappe forzate verso l’elettrico si è tradotta in un regalo ai produttori del Dragone, pronti a invadere il nostro mercato. Anche con le vetture futuribili che piacciono alla Commissione, agli amministratori rossi e a Maran.Stellantis, che sostiene la coalizione Ursula-sindaci, è riuscita a mettere a punto un sistema che consente una guida totalmente automatizzata fino a 60 all’ora. Dovrà montarlo sui vari modelli del gruppo. E vedremo quanto costeranno. I cinesi sono avanti: ad esempio, Apollo Go, il robotaxi di Baidu, è calibrato al quarto livello di automazione su cinque; il gruppo degli Elkann, in linea con l’attuale normativa Ue, è al terzo. Accanto alla solita Tesla, inoltre, figurano alcune piattaforme tedesche: la Classe S della Mercedes (il suo Drive pilot di livello 3 è impiegato in Germania e in California), la Serie 7 e il Suv elettrico iX dell Bmw, l’Audi A8. Sono oggettini che costano come un appartamento. Con un po’ di accessori, superano i 150.000 euro. Sono destinati a una clientela selezionata e, soprattutto, si prestano alla riconversione del comparto industriale della Germania, il più colpito dagli effetti collaterali del Green deal. Si consolerà mescolando lussi per civili a carri armati e missili.Nel frattempo, in nome dell’ecosostenibilità, le famiglie faticano a trovare modelli di macchine a prezzi agibili. La Von der Leyen plaude alle «innovazioni locali», anche se in Italia ci sono appena 500 chilometri di strade adatte al pilota automatico. Chi ancora non si è votato alla religione ambientalista, intanto, ingurgita gli esperimenti sociali dei sindaci fighetti, incoraggiati dalla Commissione europea. Finora, peraltro, l’esplosione di queste promettenti tecnologie non ha creato più occupazione. Al contrario: col Green deal gli impianti chiudono e i posti di lavori calano. Salvo che per i 2.000 cinesi che saranno impiegati nella gigafactory di Stellantis in Spagna. Avremo «città intelligenti», promette comunque Ursula. «Entusiasmante», sì. Ma è più intelligente una città a emissioni zero per pochi privilegiati, o una città che, almeno, non rende un inferno la vita di chi vive?
2025-10-17
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Il grande accusatore del presidente della Commissione Frédéric Baldan: «Prima in Germania con le aziende della Difesa, poi a Bruxelles col Covid Ursula trattò direttamente con i centri di potere, scavalcando i normali canali di comunicazione. E facendosi beffe della democrazia».