2025-09-03
La sinistra è la malata d’Europa
Da sinistra, Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz (Ansa)
Francia in piena agonia politico-finanziaria: governo appeso a un filo. In Gran Bretagna Keir Starmer prova a commissariare la titolare del Tesoro per placare i mercati. La Germania, reduce da anni di cure socialiste su Green deal e immigrati, non se la passa meglio.Secondo il Wall Street Journal la Francia è il nuovo malato d’Europa, con un «enorme debito, costi per interessi in aumento e governi che crollano in pochi mesi». Il giudizio del quotidiano finanziario americano è certamente fondato, tuttavia è necessario riconoscere che nel Vecchio continente, oltre a Parigi, anche altri si sentono poco bene. La realtà è che la vera malata d’Europa è la stessa Europa e insieme ad essa principalmente la sinistra: infatti, là dove governa o ha governato, i Paesi sono alla canna del gas.I casi più clamorosi riguardano la Gran Bretagna e la Germania. Infatti, se Emmanuel Macron è alle prese con l’ennesima crisi di governo e l’8 settembre il premier François Bayrou potrebbe essere costretto a rassegnare le dimissioni, a Londra Keir Starmer ha appena commissariato la cancelliera dello Scacchiere. Nelle intenzioni del primo ministro la mossa avrebbe dovuto rassicurare i mercati, dando l’idea di una supervisione della situazione economica da parte di Downing Street. Ma, a quanto pare, gli investitori non hanno percepito la mossa allo stesso modo, visto che i rendimenti dei titoli di Stato - ovvero gli interessi che Londra paga sul debito - sono saliti ai livelli più alti degli ultimi trent’anni.Nei giorni scorsi un settimanale come The Spectator si chiedeva in copertina se il crollo economico del Paese fosse imminente e per quanto ancora i mercati avrebbero potuto sopportare un debito che ha raggiunto il suo massimo storico, con 2,9 trilioni di sterline.In Germania apparentemente le cose vanno meglio, perché il Paese non deve fare i conti, come la Gran Bretagna, con 40.000 sterline di debito sulla testa di ogni inglese, per di più in aumento di 2.300 sterline ogni anno. Tuttavia, anche Berlino ha i suoi guai: il rallentamento dell’economia, frutto di scelte sbagliate, la chiusura delle centrali nucleari, imposta dai verdi, e la politica di concessioni alla Cina, con l’intenzione velleitaria di cavalcare la tigre asiatica, stanno mettendo a dura prova l’economia tedesca. La disoccupazione, con oltre tre milioni di persone senza lavoro, 258.000 in più nell’ultimo anno, è ai massimi livelli degli ultimi dieci anni e l’indecisione del governo che fino a pochi mesi fa era in mano al socialdemocratico Olaf Scholz non ha certo aiutato. Per di più, anni di coalizione con i verdi e i liberali hanno fatto crescere enormemente il consenso nei confronti di Afd. Alternative für Deutschland, anche se in Parlamento è messa al bando, viene considerato dai sondaggi il primo partito del Paese e questo di certo non facilita il compito del nuovo cancelliere Friedrich Merz.La Francia, come la Gran Bretagna e la Germania, sono vittime di scelte politicamente corrette, che nel passato sono state considerate facili soluzioni a problemi di produttività e di bilancio. L’immigrazione, in particolare, è un tema che sta mettendo in crisi l’intera Europa, sia quella continentale che quella che con la Brexit ha deciso di uscire dalla Ue. Nonostante Keir Starmer abbia deciso un giro di vite nei confronti dell’accoglienza, la questione dei clandestini continua a essere al centro del dibattito pubblico e gonfia i consensi di Nigel Farage. Più o meno come è accaduto in Germania e in Francia.Tornando a Parigi, fa un po’ ridere che il premier accusi l’Italia di dumping fiscale per il trasloco di qualche milionario. Se anche cento, duecento o mille Paperoni riprendessero la residenza sulle rive della Senna, i problemi francesi resterebbero tali e quali. Alla fine del primo trimestre di quest’anno, il debito ammontava a 3.345 miliardi, pari al 113,9% del Pil. Certo, meno del nostro, che è pur sempre il secondo dell’eurozona (il primato spetta sempre alla Grecia, mentre Parigi è terza), tuttavia il deficit francese continua a essere fuori controllo, con un 5,8% che è ben oltre la soglia ammessa del 3%, e questo fa immaginare un rapido aumento del debito. Che a differenza di quello italiano, non è nelle mani delle famiglie o delle istituzioni nazionali, ma collocato all’estero, ossia nei portafogli di investitori che in assenza di fiducia potrebbero decidere di vendere. Insomma, in Europa ci sono diversi malati e ad aver bisogno di una terapia urgente pare tutto il Vecchio continente, in particolare quella parte che si è curata con le ricette della sinistra, ossia con il Green deal e l’accoglienza, e che oggi ne paga le conseguenze.
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