2021-01-16
La nuova moda uomo è all'insegna del comfort e dell'ottimismo
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La settimana della moda uomo di Milano presenta maglieria, pantaloni jogging e giacche destrutturate e sfoderate. Lo stile indoor e outdoor ormai parlano la stessa lingua. Shikama Hideaki, direttore creativo di Children of The Discordance: «Ho voluto intitolare questa collezione dawn, poiché sentivo di dove ricordare che anche le cose negative hanno un termine e che ci sarà sempre una nuova alba dopo l'oscurità della notte». Silvia Venturini Fendi racconta la vita ai tempi del coronavirus nella sua ultima sfilata. Con un'esplosione di colore per un po' di «cromoterapia». Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche.Già dai primi due primi giorni di Milano Fashion Week (dal 15 al 19 gennaio, 37 brand presenti in un calendario digitale a parte 4 sfilate fisiche (Fendi, Etro, Kway e Solid Homme ma praticamente a porte chiuse) dedicati all'abbigliamento maschile per l'inverno prossimo 2021/2022 emerge chiaramente un trend che regna sovrano: il comfort. Che tradotto in abiti significa maglieria a più non posso, pantaloni jogging, giacche destrutturate e sfoderate. In pratica, lo stesso modo di vestire sia che si rimanga in casa o che si esca, un vero inno all'outdoor e all'indoor che parlano la stessa lingua in perfetta sintonia. Certo la pandemia ha influenzato gli stilisti. Il nuovo modo di vivere, una socialità quasi a zero, il lavoro svolto a casa (e si continuerà così per un bel po') ha cambiato le abitudini, l'organizzazione delle giornate, il potere d'acquisto e di conseguenza le scelte. La moda, uno dei settori più colpiti da questa crisi mondiale, s'è adeguata: se le ispirazioni vengono dalla strada, ecco che, questa volta, arrivano dalle case dove la gente si è rifugiata. Ormai, dato per scontato che anche tra le mura domestiche bisogna vestire in modo dignitoso, la comodità e la libertà diventano imprescindibili. Lo straordinario jersey di cashmere di Ermenegildo Zegna ne è la prova. Alessandro Sartori, direttore artistico del brand ha dato vita a una collezione di altissimo pregio e fattura. «Stiamo tutti vivendo una realtà diversa caratterizzata da nuove esigenze che ci portano verso una forma mai vista prima in termini di stili di vita e attitudini» ha spiegato Sartori. «È esattamente in un momento come questo, in cui tutto viene messo in discussione, che noi di Zegna abbiamo deciso di fare un (RE)SET e guardare alle origini per reinterpretare i nostri codici stilistici al fine di riconcepire lo stile dell'uomo contemporaneo. Il nostro pubblico e privato si fondono e danno vita ad un nuovo modo di vestire, in cui comfort e stile si integrano per creare una nuova estetica». Vari elementi giocano con forme, pesi e materiali: le giacche da lavoro in cashmere, annodate come accappatoi, diventano capi sportivi; i completi ibridi sono in cashmere double; le maglie inedite sostituiscono le camicie; i nuovi pullover in cashmere infeltrito sono lavorati a tricot, oppure, realizzati in pelle, vengono indossati come outerwear; i pantaloni e le giacche sono in shearling. Anche le borse, simbolo dell'accessorio da lavoro per l'uomo, sono decostruite.Marco Baldassari di Eleventy parla di «nuova eleganza riflessiva». E la spiega: «È un'eleganza pensata per sé stessi; è un nuovo modo di pensare e di essere nel mondo che cambia e si rinnova. È questo il senso della nuova Eleganza Riflessiva, simbolo della nostra contemporaneità, rivolta a uomo che desidera stare bene con sé e che, ispirato a migliorare la sua vita anche quando si veste, disegna la sua naturale eleganza, tra estetica e funzionalità». La scelta dei tessuti, esclusivi ed elaborati, è stata pensata per un abbigliamento indoor, prediligendo i pesi leggeri adatti anche in smart working. Sono speciali, unici e al di sopra di ogni moda, i capispalla leggeri e sfoderati reversibili, in tessuti «doppi apribili» che richiedono mediamente 14 ore di lavoro delle sapienti mani artigiane di Eleventy, orgoglio del saper fare italiano. Alternativa a quella formale, le giacche sono interpretate da camicie-over o sono confortevoli in maglia, ma trasmettono pur sempre uno stile professionale.Diktat, brand che si posiziona nella fascia alta dei produttori di maglieria, conferma la regola e propone pullover da uomo in toni caldi e filati di cashmere super avvolgenti. Totalmente made in Puglia, di preciso made in Barletta, porta avanti già da diverse stagioni l'impegno verso prodotti ecofriendly con utilizzo di materiali a ridotto impatto ambientale. «Tendenza che sentiamo molto presente, c'è attenzione maggiore anche da parte dei clienti», dicono dall'azienda. La filosofia del brand ha sempre proposto filati naturali. «Siamo amici della natura». Franco Magnanini, con un team interno, una dozzina di ragazzi che lavorano nell'ufficio sviluppo, disegna le collezioni. «Abbiamo un reparto interno di produzione con una ventina di shima, macchine giapponesi ad altissima tecnologia e sviluppiamo i programmi e la ricerca di nuovi punti e mescole di filati. È una struttura importante che ormai pochissimi maglifici in Italia hanno all'interno perché di solito si affidano a terzisti in appalto. Abbiamo un fondamentale polmone interno di produzione». Quasi 80 dipendenti «numeri quasi impossibili in Italia tra le medie aziende». Complessivamente vengono prodotte oltre 300 mila maglie all'anno e Diktat costituisce un 10% dell'intera produzione, la punta dell'iceberg, «la nostra nicchia dei prodotti più belli e più cari rispetto alle altre linee più commerciali». Sei brand in totale che fanno capo al gruppo Airon: quattro da uomo e due da donna. Diktat, per ora, è solo uomo, ma c'è un progetto anche per la donna. 400 i punti vendita in Italia, 60 all'estero in particolare in Europa, Germania, Francia, Belgio, Svizzera. «Ma il progetto estero è ancora in una fase embrionale», precisano dalla direzione marketing dell'azienda. Lo stilista turco Serdar Uzuntas torna per la terza volta Milano Moda Uomo e presenta la collezione autunno-inverno 2021/22 con uno short movie, un tributo al suo legame sempre più stretto con la città meneghina. Ha scelto infatti lo storico locale La Balera dell'Ortica – recentemente segnalato dal The New York Times, per la sua atmosfera conviviale e autentica – per presentare la sua collezione, interpretata dai ballerini professionisti di uno tra i corpi di ballo più prestigiosi nel panorama del teatro d'opera italiano.La sua collezione che si concentra sul tema della sostenibilità, nonché su uno stile comfy-chic del tutto innovativo, dalle mutate esigenze e dalle necessità più urgenti dei consumatori. La parola d'ordine della collezione «Comfortism» è praticità. «Partecipo con gioia per la terza volta alla Fashion Week di Milano a Gennaio 2021, ringraziando la Camera Nazionale della Moda Italiana per continuare a credere in me» spiega Serdar Uzuntas. «In risposta all'anno così difficile che abbiamo vissuto, ho scelto di presentare per la fall-winter 2021, una collezione che riesca ad esprimere quanto anche la moda possa rispondere alle difficoltà dell'ambiente che ci circonda così come anche alle rinnovate esigenze dei clienti, senza rinunciare a uno stile del tutto unico».Ma non solo Milano è protagonista di queste giornate di moda maschile. Anche Pitti è sul palcoscenico con Pitti Connect, la piattaforma digitale che consente ai prestigiosi marchi che di solito sono presenti in Fortezza da Basso durante Pitti Uomo di presentare le loro collezioni. Ha iniziato Brunello Cucinelli da "Casa Cucinelli", uno spazio allestito nella fabbrica di Solomeo, dove è stato ricreato un ambiente familiare, capace di coniugare la cultura, le tradizioni, l'amore per il territorio e per l'ospitalità. «Uno spazio vuole avvicinarsi agli ambienti che siamo soliti creare in Fortezza da Basso in Firenze e nelle Case Cucinelli presenti a Milano, Londra, Parigi e New York». ha detto Cucinelli. «Da sempre considero "Pitti Uomo" una sorta di grande sfilata all'aperto, dove con l'arrivo da tutto il mondo di circa 30.000 persone ad edizione, si crea un'atmosfera piacevole e nel contempo si delinea il "gusto" della stagione a venire. Non vi è dubbio che insieme ai quattro giorni successivi in Milano forse si è creata la più bella Fashion Week da uomo al mondo». La maglieria, come ovvio, gioca un ruolo di primo piano: dalle intramontabili maglie rasate alle coste inglesi che si arricchiscono grazie alle lavorazioni chiné e la vanisé, le quali fondono tecniche delle tradizione e ricerca di nuove delicate nuances.Fibre nobili e tessuti moderni sono al servizio del comfort, della morbidezza e soprattutto della leggerezza. Abiti e giacche sono in materiali preziosi dal gusto moderno e perfino i piumini sono spesso in cashmere. Lo spirito di Brunello Cucinelli è sempre al positivo. «Sono anche convinto che quando finirà la pandemia andrò al ristorante sette giorni su sette.Vorremo tutti vestirci bene e accarezzare di nuovo i tessuti. Quando si entrerà nei nostri store, gli addetti dovranno essere amichevoli, gentili e avere buone maniere. Basta con la superficialità, con le trovate a effetto, con l'esibizione fine a se stessa: se c'è una lezione che il 2020 ci ha insegnato è che non abbiamo né il tempo, né la voglia e né i mezzi per dare retta a ciò che è inutile. Mi pare un bel punto da cui ripartire».
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)