2022-09-01
La neolingua sulla sessualità «giusta» serve al Pd per manipolare gli elettori
Non ce lo dimentichiamo, ma in cima all’agenda democratica c’è il ddl Zan. Il cui cardine è il ribaltamento della realtà attraverso parole come «trans», e «transfobia». Costruzioni che contrastano con la biologia.Come spiegava Sun Tzu nel suo mitico libro sull’arte della guerra, quando il nemico ti ha portato a combattere con le armi e il territorio da lui scelti, hai già perso la guerra. Noi perdiamo la guerra quando permettiamo al nemico di imporci le sue parole, perché così ci ha già imposto i suoi significati. La neolingua è la base della manipolazione mentale. L’uomo contemporaneo è sempre solo, isolato, atomizzato. Non condivide con altri la fede in Dio, né quella nel futuro e quindi nel senso della vita. Condivide slogan, ideologie, neolingua e dogmi, che gli permettono di dividere in mondo in buoni e cattivi. Chi non condivide il dogma è malvagio. Una massa di individui senza nessuna fede in comune ritrova un barlume di affiliazione al gruppo nell’odio per il reprobo. Il termine transfobia è uno degli esempi più tragici di neolingua, basato su alcuni dogmi assurdi, ascientifici, folli e crudeli. La parola trans indica una transizione da un sesso all’altro ed è completamente priva di senso, non è possibile nessuna transizione da un sesso all’altro. Se usiamo la parola trans, neolingua, già diamo per scontato che la transazione sia possibile. «Nell’affrontare l’argomento va chiarita la fondamentale differenza tra l’intersessualità e la (cosiddetta) transessualità: la prima riguarda alcune specifiche condizioni mediche di oggettiva ambiguità dal punto di vista biologico; i transessuali si trovano invece ad affrontare un disturbo psicologico. L’idea che il fenomeno transessuale abbia una base biologica è scientificamente infondata: tra i numerosi studi, uno recentissimo condotto da un gruppo dell’Università La Sapienza (Hormone and genetic study in male to female transsexual patients) smentisce questa teoria», spiega molto bene l’ex transessuale Walt Heyer, autore del libro Paper Gender. Il mito del cambiamento di sesso. Il cambiamento di sesso non è possibile. È un mito. Il molti casi il desiderio di cambiare sesso è un sintomo di un’altra patologia, la schizofrenia o il disturbo dissociativo. Accontentare il paziente è evidentemente disastroso. Negli altri casi si è avuta nella vita del paziente un’impossibilità a identificarsi con il proprio sesso. La mente è plastica e può modificarsi sempre. Occorre rieducarla ad accettare il corpo, cioè la realtà. Il corpo non è plastico, se lo si modifica sanguina, e molto, e cicatrizza con dolore. La castrazione e l’amputazione delle mammelle sono irreversibili, mentre il desiderio di cambiare il proprio sesso è reversibile, spesso scompare da solo, lasciando il rimpianto atroce per la propria vita distrutta con la complicità di psicologi e chirurghi molto ma molto malaccorti. Le ferite possono infettarsi e suppurare. Il sistema endocrino alterato è sempre in equilibrio instabile. «È quindi necessario smettere di credere, e far credere, che la chirurgia possa offrire soluzioni: farlo significa collaborare con la manifestazione di un disturbo delirante e venire meno alla responsabilità di rendere accessibili trattamenti efficaci. Questo è ciò che ho imparato sulla mia pelle… È stato folle. Per questo ora voglio mettere in guardia altre persone dal ricorso alla chirurgia». aggiunge Heyer, che nel suo ultimo libro, Gender, lies and suicide (Gender, menzogne e suicidio) tratta il tema atroce dell’aumento vertiginoso dei suicidio nel pazienti sottoposti alla cosiddetta transizione, che in realtà non transita nulla: è una castrazione seguita di un complesso, lunghissimo e dolorosissimo intervento di chirurgia dei genitali per simulare i genitali del sesso opposto. Chi è contrario a tutto questo è transfobico e deve essere punito, ma è una persona che sta dicendo la verità: non esiste nessuna transizione di un sesso all’altro. Una persona che non si riconosca nel proprio sesso biologico sta mostrando una forma particolarmente grave di dismorfofobia. Con questo termine si indica l’odio per il proprio corpo, l’incapacità ad accettarlo. Le forme più gravi di dismorfofobia portano all’anoressia, dove abbiamo l’annientamento dell’istinto più primordiale, quello alla nutrizione e la sopravvivenza, al disturbo di identità corporea, caratterizzato dal fatto che una persona desidera ardentemente un’amputazione, e la cosiddetta disforia di genere in cui una persona non si riconosce con la propria realtà biologica, e odia il proprio sesso. È evidente che in tutti questi casi occorre aiutare la persona ad odiarsi meno, cercando di ricostruire il trauma o la serie di microtraumi che hanno portato all’odio per sé stessi, creando laboratori di armonizzazione tra mente e corpo. L’ultima cosa di cui ha bisogno una persona che soffre di anoressia è di essere accontentata, di essere aiutata a morire di inedia, l’ultima cosa di cui ha bisogno chi soffre di disforia di genere è di essere accontentato, castrato e bombardato di ormoni. Quando il processo di identificazione col proprio sesso non ha funzionato, allora si ha la sensazione che la mente e il corpo non coincidano. I cromosomi non sbagliano. L’errore è della mente, ed è la mente che deve essere guarita, la mente, non il cervello. Il cervello maschile e quello femminile sono diversissimi nella lateralizzazione e nella interconnessione, e nelle persone che si definiscono trans sono assolutamente normali. Nella stragrande maggioranza dei casi, oltre l’80%, la cosiddetta disforia di genere del bambino si risolve da sola alla pubertà con l’arrivo degli ormoni sessuali. Bloccare la pubertà quindi è un errore medico. Sottoporre un corpo sano ad amputazione, bombardamenti ormonali, interventi dolorosissimi e irreversibili, che, secondo le statistiche, moltiplicano i rischi di suicidio, esula dall’obbligo della medicina di non nuocere. Il sesso biologico non è una costruzione mentale, non è possibile per un uomo sentirsi donna e viceversa perché il loro cervello non è in grado di capire come si sente l’altro sesso. Il termine transfobia, che il Pd vuole trasformare in reato punibile stigmatizza l’affermare che gli uomini sono uomini, le donne sono donne, che ci siano differenze strutturali tra i due e che queste differenze strutturali siano fondamentali non solo per la continuazione della specie ma anche per l’equilibrio delle persone. Per transfobia si intende il dire la verità. Negare che una transizione da un sesso all’altro sia possibile, rivendicare il diritto alle parole donna e uomo. Affermare che solo le donne hanno le mestruazioni e partoriscono è transfobia, usare le parole padre e madre è transfobia, ma anche omofobia, l’altro crimine assoluto. Esiste addirittura una giornata contro la transfobia, una giornata di obbligo alla menzogna. L’accusa di essere transfobici può distruggere una reputazione, può far perdere il lavoro, annienta qualsiasi carriera accademica, scatena ondate di inenarrabile boicottaggio. Il diritto di essere trans è uno dei nuovi diritti, si tratta di diritti costruiti a tavolino, con una serie di congressi, dove cosiddetti esperti che per partecipare hanno ricevuto cifre da capogiro, stabiliscono una serie di affermazioni che diventano i le parole d’ordine con cui organismi sovranazionali, Onu e Unione europea, modificano la società con affermazioni false e dogmatiche. Esistono menti maschili intrappolate in corpi femminili e viceversa. Il sesso biologico e il genere a cui si ritiene di appartenere possono essere diversi: è giusto che una persona decida il proprio genere e che questo genere possa essere diverso dal sesso biologico. È un dovere di tutto il mondo accettare questa decisione. Chi non lo fa è malvagio e deve essere stigmatizzato, in quanto persona che non permette agli altri di vivere come vogliono, li sprofonda in un’infelicità totale, rendendosi responsabili quindi di un loro eventuale suicidio. Le persone che lo desiderano, anche se sono bambini, devono avere il diritto a terrificanti trattamenti ormonali e alla castrazione per assecondare quelli che ritengono essere i loro desideri. È tutto falso. È la transizione che moltiplica il suicidio. La prima urgenza del Pd è l’agenda Zan. Dire la verità sarà reato, come già in Canada. Rivolgersi a un uomo che è un uomo ma ha dichiarato di sentirsi donna senza fingere che sia una donna sarà reato, affermare che un uomo e una donna sono diversi e che su questa diversità è basata la vita sarà reato. Si insegnerà ai bambini piccoli questa menzogna, già all’asilo che diventerà obbligatorio. Si insegnerà ai bambini che la loro percezione corretta della realtà, uomo e donna, babbo e mamma, è scorretta, e che quindi non devono fidarsi di sé stessi e della propria mente, ma dell’autorità. Questo li renderà manipolabili per tutta la vita. I cittadini ideali del Pd.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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