2018-08-16
La Merkel usa i rifugiati per sedersi al tavolo con Putin e spartirsi la Siria
True
Sabato la cancelliera tedesca incontrerà il presidente russo. Sul tavolo i dossier Medio Oriente ed energia. Berlino, che ha accolto un milione di persone in fuga dal regime di Damasco e almeno 3 milioni di turchi, vuole mettere giocarsi l'impegno umanitario per tornare a essere una potenza politica mondiale. Ma per il gas sarà vincolata a Mosca.Sabato al castello di Meseberg, la residenza di campagna della cancelleria tedesca nei pressi di Berlino, Angela Merkel incontrerà per la terza volta in meno di cinque mesi Vladimir Putin. I punti in agenda sono chiarissimi: sicurezza energetica (ovvero il gasdotto Nord Stream 2), Ucraina e crisi siriana. Per la cancelliera il colloquio sarà di estremo interesse in quanto avrà modo di vedere per la prima volta il presidente russo dopo il recente vertice di quest'ultimo con l'omologo statunitense Donald Trump in Finlandia. Pesantemente attaccata da Trump all'ultimo vertice Nato per la sua dipendenza energetica e amicizia nei confronti di Mosca, la Merkel avrà l'occasione di discutere i dettagli strategici della futura cooperazione nell'ambito del gasdotto Nord Stream 2, sperando che Putin sia riuscito a smussare un pochino la russofobia nella quale l'amministrazione Usa ha imprigionato il proprio presidente. Gli Usa, che mal sopportano l'egemonia tedesca sul Vecchio continente e al tempo stesso mantengono ufficialmente la linea dura contro Mosca a causa del conflitto in Ucraina, per bocca di Sandra Oudkirk, rappresentante per l'energia del dipartimento di Stato, hanno fatto sapere d'essere pronti a utilizzare ogni mezzo affinché il progetto non si realizzi.La posizione internazionale della Germania, schiacciata dagli Usa ma desiderosa di affermarsi quale partner di Mosca e Pechino e soprattutto come attore regionale nel vicino Oriente, inizia a essere davvero difficile da gestire. Berlino sogna un ruolo di potenza politica, non solo economica, ma deve riuscire a mantenere una postura nordatlantica affidabile, salvare i propri interessi nazionali economici e ritagliarsi uno spazio in questioni legate al riassetto della Siria e alla gestione dell'accordo nucleare con l'Iran. Sabato la cancelliera dovrà trovare la quadratura del cerchio. Per salvare il raddoppio del Nord Stream dall'ira statunitense proverà a ottenere da Putin una garanzia seria sul fatto che il gas verso l'Europa continuerà in futuro a transitare anche dall'Ucraina. In tal modo la Germania non apparirebbe più il monopolista dell'energia all'interno dell'Unione europea - per di più completamente dipendente da Mosca - e assicurerebbe anche in futuro a Kiev forniture di gas unitamente ai cospicui flussi di denaro provenienti dalle tariffe di passaggio. In pratica frau Merkel cercherà di barattare alcune concessioni a favore dell'Ucraina in cambio della sopravvivenza del gasdotto baltico, una condotta sostenuta anche dal governo austriaco di Sebastian Kurz, che ha da poco firmato un contratto di forniture con Gazprom fino al 2040. E, raccontano i giornali tedeschi e austriaci, molto probabilmente Putin lascerà sabato sera la Merkel per volare in Stiria al matrimonio del ministro degli Esteri di Vienna, Karin Kneissl.Sul fronte della politica di potenza invece, dal punto di vista tedesco, l'incontro dovrebbe portare al ritorno del Paese nell'arena mediorientale dopo che l'abbandono di Trump ha praticamente delegittimato l'accordo sul nucleare firmato anche dalla Germania con l'Iran. Fin dall'epoca del primo impero, Berlino ha sempre cercato di perseguire una strategia politica che le permettesse di dar vita a una zona di influenza geopolitica che arrivasse al Golfo persico. La costruzione della ferrovia Berlino-Baghdad doveva essere la cartina di tornasole di tale successo. Due guerre mondiali hanno distrutto il sogno. Immettendosi nell'accordo con l'Iran, la Merkel pensava di poter tornare a giocare il ruolo di grande potenza mondiale. Ora non può fare altro che appoggiarsi alla Russia per ritrovare un minimo spazio di manovra nello scenario persiano ma soprattutto arrivare a poter influire sul futuro riassetto siriano. Dopo aver quasi distrutto la stabilità dell'Unione europea aprendo le porte a un milione di migranti siriani, Angela Merkel ha ultimamente constatato che l'inclusione dei migranti nella società tedesca appare un risultato sempre più arduo da conseguire e, pressata sull'inefficienza delle sue politiche migratorie anche dal ministro degli interni Horst Seehofer, potrebbe pensare di mettere sul piatto delle contrattazioni geopolitiche l'eventuale ritorno dei immigrati siriani alle loro terre di origine. In tal modo si libererebbe di un problema interno potenzialmente esplosivo mentre internazionalmente regalerebbe legittimità al presidente Bashar Al Assad e al suo alleato russo Vladimir Putin inserendosi per loro tramite nelle future trattative di pace.Nonostante non sia parte dell'agenda ufficiale, a Meseberg la figlia di un prete comunista della Repubblica democratica tedesca e l'ex spia del Kgb di stanza nel medesimo Paese parleranno sicuramente anche di Turchia, economicamente instabile dopo il varo delle sanzioni statunitensi e potenzialmente esplosiva qualora il regime di Recep Tayyip Erdogan non riuscisse a gestire la crisi. Anche in questo caso gli interessi di medio termine della Germania, che ospita 3 milioni di turchi (alcuni studiosi sostengono addirittura 7 milioni), e della Russia potrebbero trovare delle sinergie. Alcuni giorni addietro Putin, sulla scia della guerra economica scatenata contro Ankara, ha ventilato la possibilità di innalzare la quota di euro nei scambi internazionali, quindi favorendo la Germania nei confronti degli Usa, ma la Merkel deve stare attenta a non cadere nella trappola del miele. Camminando sull'orlo del precipizio non si possono fare passi falsi. Le sanzioni alla Turchia, un alleato chiave all'interno della Nato, sono un monito nemmeno tanto velato anche nei confronti della Germania della Merkel che ospiterà Erdogan a settembre.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».