2019-10-26
La manovra alza le tasse autostradali. I gestori: «Calerà la manutenzione»
L'ipotesi del M5s di una stretta fiscale sui concessionari allarma Aiscat. Che nonostante i rincari di questi anni annuncia tariffe più care «per non fermare gli investimenti». Il ministro Paola De Micheli prende tempo.La nuova manovra potrà portare nuovi rincari per i pedaggi autostradali? La prospettiva che si vadano a pescare risorse ancora una volta dalle tasche degli automobilisti italiani è stata ventilata da Massimo Schintu, direttore generale di Aiscat, l'associazione che riunisce i concessionari autostradali. Il manager ha ipotizzato questo scenario in reazione alla proposta, avanzata dal Movimento 5 stelle, di una possibile stretta fiscale sulle società concessionarie. In particolare, la norma che i pentastellati vorrebbero inserire in manovra prevederebbe la riduzione all'1% dell'ammortamento finanziario dei beni gratuitamente devolvibili per i concessionari autostradali.Una proposta sulla quale, per adesso, il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha frenato, facendo sapere di stare lavorando «all'attuazione della delibera dell'Autorità dei trasporti che determina un ricalcolo delle tariffe autostradali rispetto ai piani di investimenti e agli interventi che fanno i concessionari sulle concessioni», e in particolar modo sulla «revisione di una serie di concessioni molto delicate in giro per l'Italia», specificando che i temi fiscali sono di competenza del ministero dell'Economia.E mentre i ministri prendono tempo e si rimbalzano la palla, tra gli operatori del settore cresce la preoccupazione. Come ha spiegato lo stesso Schintu al Sole 24 Ore, «pur comprendendo gli sforzi del governo per trovare le coperture finanziarie per interventi a sostegno dell'economia, riteniamo che l'introduzione di una norma di questo genere possa avere l'effetto opposto, bloccando gli investimenti nel settore e paralizzandolo». Secondo la proposta, la norma dovrebbe riguardare solo le concessionarie autostradali che utilizzano gli ammortamenti finanziari per gli investimenti eseguiti sui beni in concessione, «spalmandoli» su tutta la durata della concessione e usufruendo di un credito d'imposta. Al momento la percentuale di ammortamento annuo, ha sottolineato Schintu, «è variabile e oscilla tra il 5% e il 10%», in base al tipo di investimento fatto e alla durata della concessione. L'ipotesi di una riduzione di questa percentuale ovviamente non piace agli operatori: le concessionarie autostradali hanno infatti programmato investimenti per circa 14 miliardi di euro nei prossimi 10-15 anni, la cui realizzazione è spesso ancorata all'approvazione dei piani finanziari. «Se la possibilità di ammortizzare un investimento venisse sensibilmente ridimensionata ne risentirebbe l'intero piano finanziario, che è alla base dei finanziamenti bancari, e che è stato redatto sulla base di regole contrattuali», ha spiegato Schintu. Con la possibilità di ammortizzare solo l'1% annuo delle cifre investite, il business dei concessionari potrebbe non essere sostenibile: se il tutto fosse confermato in manovra, l'unica strada sarebbe quella di un nuovo rincaro per pedaggi. «Nel momento in cui il bilancio risultasse scompensato per effetto del taglio sugli ammortamenti si rischia di dover modificare in modo sostanziale le tariffe e dunque aumentare i pedaggi», ha chiarito il direttore generale di Aiscat.Una scelta non nuova, che penalizza ovviamente il consumatore finale: un'indagine di Altroconsumo su 46 tratte autostradali ha rivelato che l'aumento medio dei pedaggi dal 2015 al 2019 è stato del 3,5%, ben al di sopra del 2,4% registrato dall'inflazione. Alcuni esempi: per andare da Milano a Genova nel 2015 si spendevano 9,70 euro e quattro anni dopo 10,60, per un aumento del 9,3%, pari a quasi quattro volte l'inflazione. Ancora più consistenti i rincari per la tratta da Milano a Novara, che nel 2015 costava 5,40 euro contro i 6,40 euro di inizio anno, per un aumento del 18,5%, quasi otto volte l'inflazione. Per la tratta da Milano a Torino il rincaro è stato ancora maggiore, del 19,1% in quattro anni, mentre la Roma-Pescara è aumentata di oltre 3 euro (da 20,30 euro nel 2015 ai 23,70 del 2019), con un rincaro di quasi il 5% in quattro anni (cioè il doppio dell'inflazione). Ci sono anche tratte che, spiega Altroconsumo, non conoscono rincari da molti anni, come la Verona-Mantova e la Milano-Busto Arsizio, ma in generale la tendenza è all'aumento. I concessionari giustificano questi rincari con la necessità di recuperare l'inflazione e di finanziare gli investimenti: motivazioni che secondo l'associazione dei consumatori non sono sufficienti. Per il governo la proposta dei 5 stelle porterebbe un beneficio fiscale, dovuto alla riduzione del credito d'imposta, di circa 150 milioni l'anno, ma secondo alcuni calcoli l'importo potrebbe essere molto più consistente, fino a superare il miliardo. Cifre che evidentemente farebbero comodo per far quadrare i conti, ma che i concessionari, non paghi degli aumenti degli ultimi anni, sarebbero pronti a scaricare sul consumatore finale.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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