2019-05-10
La Lega va alla guerra delle canne e apre un nuovo fronte con i grillini
Il ministro dell'Interno lancia un giro di vite contro i cannabis shop: «Lo Stato non può essere complice di chi avvelena i nostri figli». Ma Luigi Di Maio non ci sta: «È una strategia elettorale, teme la nostra ripresa».Gli esercizi commerciali dedicati alla canapa spopolano. Vendono tisane e altri prodotti, non destinati a essere fumati. In teoria...Lo speciale contiene due articoli.Archiviato senza eccessivi problemi il caso Siri, Lega e M5s litigano sul tema dei cannabis shop. Nulla di meglio che il tema delle droghe leggere per polarizzare l'elettorato: Matteo Salvini, con la linea dura, punta a prosciugare completamente il centrodestra; Luigi Di Maio orienta il M5s verso una posizione meno proibizionista, strizzando l'occhio all'elettorato di sinistra. Il gioco è sempre lo stesso: tenere sia la maggioranza che l'opposizione nel perimetro dell'alleanza che sostiene il governo guidato dal premier Giuseppe Conte, escludendo dal dibattito politico e elettorale le minoranze parlamentari, a partire da Fdi, Forza Italia e Pd. Ieri mattina Salvini ha indossato l'elmetto: «Ringrazio le forze dell'ordine e la magistratura», ha detto il ministro dell'Interno, «perché è in corso la chiusura di tre cannabis shop a Macerata, Porto Recanati e Civitanova Marche. Da oggi comincia una guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città. Gli spacciatori non li voglio, la droga fa male. Meglio un uovo sbattuto. Sono sicuro che il modello Macerata può essere replicato con successo in tutta Italia, oggi stesso manderò una direttiva con questa indicazione. Complimenti al questore e alla magistratura», ha aggiunto Salvini, «lo Stato dimostra di non essere complice di chi vende prodotti che fanno il male dei nostri figli».Nel pomeriggio è arrivata la risposta di Luigi Di Maio: «La lotta alla droga», ha replicato a muso duro il capo politico del M5s, «è come la pace nel mondo: la vogliamo tutti. Quindi, non vedo perché si debbano creare tensioni nel governo per una cosa che noi sosteniamo. Il ministro Salvini vuole chiudere i negozi irregolari che vendono queste sostanze? Ben venga. Ma oltre a fare questo», ha aggiunto Di Maio, «lo pregherei di chiudere anche le piazze di spaccio della camorra, della mafia, perché se restano aperte poi ci vanno di mezzo alle loro guerre bambine di 3 anni come è successo a Napoli qualche giorno fa». Secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, la crociata di Salvini contro i cannabis shop sarebbe dettata da esigenze elettorali: «Mi sorprendono», ha scritto Di Maio su Facebook, «le provocazioni che la Lega ci sta muovendo contro in queste ore, ma credo facciano parte di una precisa strategia per cercare di riprendere consenso creando lo scontro su temi divisivi per la popolazione. Evidentemente, dopo aver visto gli ultimi sondaggi che davano in ripresa il M5s sono andati in paranoia. Non a caso hanno ricominciato a parlare di grembiulini, armi, province e ora arrivano persino ad inventarsi che siamo a favore della droga (che è folle solo pensarlo). E vedrete», ha profetizzato il vicepremier M5s, «che fra poco inizieranno a buttare in mezzo altre provocazioni».Salvini si è reso protagonista di un curioso botta e risposta via social con il senatore del M5s Matteo Mantero, che ha depositato in parlamento una proposta di liberalizzazione della cannabis che consente l'autoproduzione e la detenzione di piccole quantità da poter usare a scopo ricreativo. Salvini ha pubblicato su Facebook la foto di Mantero, aggiungendo un commento: «Dico a Luigi Di Maio», ha scritto il ministro dell'Interno, «che combattere la droga significa anche combattere la mafia, come dimostrano gli arresti delle ultime ore contro il clan Casamonica. Mi aspetto che il senatore del M5s Mantero ritiri la proposta sulla droga libera. Non è nel contratto di governo e non voglio lo Stato spacciatore».Sempre attraverso Facebook, è arrivata la risposta di Mantero: «Salvini», ha scritto il senatore del M5s, «non sa distinguere un fiore di canapa industriale senza effetti psicotropi dalle “droghe" come le chiama lui».Anche al Viminale c'è chi non la pensa come Salvini: «Non vedo per quale motivo i cannabis shop legali vadano chiusi. Lo Stato», ha commentato il sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia, del M5s, «deve star vicino alle piccole medie imprese. È un tema che per me non esiste. Se ci sono business illegali vanno chiusi tutti. Non è che uno si alza la mattina e chiude esercizi commerciali. Noi i negozi dobbiamo occuparci di farli aprire». A Sibilia ha risposto con toni ruvidi l'altro sottosegretario all'Interno, il leghista Stefano Candiani: «Sibilia parla, parla, parla... ma parla a che titolo? Se dovessimo lasciare fare a chi la vede come lui», ha sottolineato Candiani, «ci troveremmo presto i cannaioli al posto dei caldarrostai nelle piazze d'Italia».«I canapa shop sono legali», ha ricordato il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, del M5s, «grazie alla legge 242/2016. Una legge votata all'unanimità nella scorsa legislatura addirittura in sede legislativa, cioè senza passare dall'aula, sia alla Camera e al Senato. Tutto è partito da una proposta di legge M5S. La Lega votò la legge sui canapa shop». «Ho un'agenda con un ordine del giorno molto fitto», ha chiosato il premier, Giuseppe Conte, «questo tema non è all'ordine del giorno».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-lega-va-alla-guerra-delle-canne-e-apre-un-nuovo-fronte-con-i-grillini-2636713747.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="un-business-in-ascesa-che-sa-come-aggirare-le-leggi" data-post-id="2636713747" data-published-at="1758064439" data-use-pagination="False"> Un business in ascesa che sa come aggirare le leggi Sono almeno 778 i negozi che in Italia vendono la cosiddetta cannabis light, senza considerare i distributori automatici aperti 24 ore che spuntano come funghi nelle nostre città. Dal 2014, quando gli esercizi specializzati erano 200, il loro tasso di crescita segna un +289%, vale a dire un incremento da record che ha messo l'erba alla portata di tutti. Ciò è stato reso possibile dalla legge 242 del 2016, che di fatto sdogana l'uso di questo tipo di marijuana (con principio attivo inferiore allo 0,6%) per finalità terapeutiche, cosmetiche e alimentari. L'unica possibilità che la norma non contempla (ma neanche vieta espressamente) è quella ricreativa. Ovvero lo spinello o canna, che dir si voglia. Resta il fatto che questi negozi con la foglia verde sull'insegna sono legali. Anche se potrebbero commerciare shampoo, saponi, tisane o altri prodotti ma non infiorescenze da fumare. Però una volta acquistata la bustina, che in teoria dovrebbe servire per una tisana, chiunque può prendere il contenuto e fumarlo. Controllarne l'uso è impossibile. La domanda che consegue è: il ministro Matteo Salvini riuscirà nell'intento di farli chiudere? È vero, come ha detto il vicepremier leghista, che le prime tre chiusure sono già state decise in provincia di Macerata, ma si trattava di rivendite che non rispettavano la citata legge, che ammette il commercio di prodotti a base di canapa purché il contenuto di Thc (la sostanza che dà effetti psicotropi) sia sotto i limiti consentiti. Come ha spiegato il questore della città marchigiana, Antonio Pignataro, i titolari sono stati sorpresi a smerciare infiorescenze di cannabis che superavano il 0,6% di Thc. Quindi si trattava di droga a tutti gli effetti. Altro discorso è fare abbassare definitivamente la saracinesca a chi sta alle regole: se esiste una legge, appare complicato che il Viminale possa «disapplicarla» con una semplice direttiva a prefetti e questori. Probabilmente va cambiata. Comunque qualche effetto del nuovo corso si è già visto: per esempio è stato annullato il Festival internazionale della Canapa che doveva svolgersi dal 17 al 19 maggio al Pala Alpitour di Torino. A deciderlo sono stati gli organizzatori proprio in seguito al giro di vite annunciato da Salvini. I dubbi degli esperti di tossicodipendenze sulla cannabis che «non sballa» sono molti, in altre parole che non faccia male è tutto da dimostrare. Tra le voci più critiche c'è anche quella del presidente della comunità di San Patrignano, Antonio Tinelli: «Questo fenomeno commerciale, avallato dalle autorità grazie al grimaldello dell'assenza di sostanze psicotrope, ci preoccupa moltissimo. Assistiamo a uno sdoganamento e a una banalizzazione del rischio che il consumo di cannabis porta con sé, oltre che alla divulgazione del marchio della fogliolina». Di certo non sarà facile eliminare i negozi di marijuana legale: Federcanapa, l'associazione di produttori e rivenditori, promette battaglia e definisce «calunnie» le parole del vicepremier leghista: «Su quali basi fonda la sua dichiarazione che un negozio su due è luogo di spaccio?». Dalla loro c'è anche un pronunciamento della Cassazione che, lo scorso mese di gennaio, ha stabilito che la vendita di prodotti a base di marijuana light è consentita, annullando un sequestro avvenuto in un punto vendita di Prato. L'importante, secondo la Suprema corte, è poter dimostrare in ogni momento che viene rispettato il tetto dello 0.6% e che la materia prima provenga da coltivazioni legali. Però resta l'inganno di fondo: la vendita non dovrebbe essere finalizzata agli spinelli, come di fatto è.