2020-10-05
La Lega dilaniata esiste soltanto nei sogni di chi la vuole far sparire
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Ansa)
Il confronto fra Matteo Salvini e il suo vice Giancarlo Giorgetti non intacca la linea del partito.Com'è che io questa Lega divisa, anzi dilaniata addirittura, come titolava ieri Il Giornale, e non da solo, tra quelli che spingono verso il centro e gli altri che resistono eroicamente a un estremo che non si sa cosa sia ma di sicuro è disdicevole, a Catania non l'ho vista? Eppure ho l'abitudine di andare in giro con occhi e orecchie ben aperti, anche quando sono lì per una intervista a un leader come Matteo Salvini che stimo, anzi proprio perché lo stimo sarei sensibile al problema se lo vedessi debole e contestato. Ma a Catania ho visto parlamentari, amministratori, militanti ed elettori fieramente preoccupati, e indignati pure, per una gigantesca puttanata quale era il processo che si è aperto sabato mattina, e che era talmente strampalato che ci hanno pensato magistrato e giudice, oltre a una straordinaria Giulia Bongiorno, a rimetterlo sulla giusta carreggiata, Un boomerang per i mestatori. Ho visto gli altri leader del centrodestra presentarsi perché non ci fossero equivoci.Ma tant'è, questa storia di Salvini indebolito, della Lega delusa e del centrodestra spaccato, oltre una naturale competizione, è il dibattito fasullo che dura da più di un anno a partire dalla sovrastruttura tutta italica per cui se uno lascia un governo nel quale non gli fanno fare quel che è necessario per la nazione, è un fesso; se un avvocato miracolato cambia governo e rinnega quel che aveva fatto pochi mesi prima, se manipola la paura degli italiani di un virus che avrebbe potuto fermare all'insorgere, se ne approfitta per governare a colpa di decretini, quello è un furbo. Peggio, oggi la nuova virtù civile è la mascherina su tutto il giorno, a danneggiare la testa, e l'ossequio all'Europa della Merkel a piegare la schiena.Ha cominciato Paolo Mieli spiegando a Salvini che se vuole sopravvivere deve andare al centro, la Lega cambiare nome, iscriversi al Ppe, e il leader ritirarsi a fare il sindaco di Milano, e la Meloni quello di Roma. Ha proseguito Gianni Riotta, spiegando a Salvini in tv che sarà il caso che stia con la Merkel o è morto. Anche un tweet: «Occhio che l'aria cambia nella Lega». Casi interessanti di giornalisti di opinioni e simpatie opposte, che si intromettono nella vita di un partito indicandogli l'agenda politica. Ma se sono giornalisti di parte opposta, anzi se la Lega e Salvini stanno loro cordialmente sulle palle, che credibilità mai possono avere? Certo, a Catania il responsabile Esteri della Lega, Giancarlo Giorgetti, ha detto più che legittimamente, visto che lo pensa e non da poco, che non si può andare avanti se non dialogando con Merkel e con il di lei partito, la Cdu. Ha risposto subito dopo il responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai, spiegando che il problema non è dialogare, sono le risposte che ti danno. Per esempio, se vogliono abbassare le pensioni e alzare l'Imu, grazie no: non è questione di essere centristi e moderati o estremisti e di destra, è questione di non essere coglioni e anti italiani.La sera, intervistando Salvini alla vigilia del processo, l'argomento Europa l'ho tirato fuori io, e la risposta di Salvini è stata due volte limpida: non parlo con chi vuole farmi fare politiche anti italiane, con chi vuole far pagare ancora di più la tassa sulla casa, vuole abbassare le pensioni, e vuole reintrodurre politiche passate sciagurate di austerità.Silvio Berlusconi nel 2011 non credo abbia dimenticato di essere stato tolto di mezzo a colpi di spread, risatine della Merkel e di Sarkozy, un dossieraggio senza fine, alimentato anche dall'allora inquilino del Quirinale, e voluto certamente pure oltreoceano, dove c'era quell'angelo di Barack Obama e non quel puzzone di Donald Trump. Ma il complotto partì dal Ppe, al quale Berlusconi era e rimane iscritto.Oggi la cedevolezza ubbidiente del governo attuale e del ministro Gualtieri a che cosa ha portato? Leggetevi una recente intervista del governatore della Banca centrale olandese che vi spiega come fin dall'inizio fosse chiaro che loro ci dovevano guadagnare e noi avremmo dovuto rimetterci. Ecco, oggi nell'emergenza del virus l'inadeguatezza dell'Ue è palese: una recessione doppia rispetto alla media del G20, noi in fondo. Gli altri Paesi sviluppati e senza euro stampano soldi e li fanno avere ai cittadini. Noi discutiamo del Recovery fund. E dilaniata sarebbe la Lega?
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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