2021-09-12
La Juve è capace solo di farsi male. E la doppietta di CR7 diventa incubo
I bianconeri, in vantaggio grazie a una leggerezza di Manolas, spariscono. Prima Szczesny, poi Kean con due errori regalano la meritata vittoria agli azzurri. Mentre a Manchester è subito Ronaldo-showNel festival dei pacchi regalo Amazon, quello della Juventus è il più lussuoso. Il Napoli incassa e porta a casa, avvolto in carta seta, un successo storico (2-1) contro una Signora in difficoltà che annaspa a un punto, laggiù in una classifica che sembra al contrario. Senza Paulo Dybala e Federico Chiesa per i bianconeri è dura, ancora una volta la nemesi è feroce: il gol partita lo dona graziosamente Moise Kean con una zuccata folle proprio nel giorno in cui Cristiano Ronaldo segna doppietta con il Manchester United (4-1 al Newcastle). Parallelo impietoso, ma non si può esimersi dal farlo. Se Max Allegri non frena la slavina, il fantasma di CR7 rischia di accompagnare a lungo la favorita del torneo, in uno sbandamento che ora rischia diventare una deriva. La Juventus perde giocando da provinciale, il Napoli vince pazziando, fra alti e bassi, sempre padrone del proprio destino. Con una partenza folgorante, una pausa di mezz’ora e un secondo tempo da grande squadra fa brillare gli occhi ad Aurelio De Laurentiis. La tempesta sotto il Vesuvio dura dieci minuti. È assoluta, micidiale e per una Juve di colossi lenti a carburare potrebbe essere letale. Sette calci d’angolo in sette minuti, prima pallagol dopo 20 secondi (Matteo Politano di testa), dominio degli azzurri di Luciano Spalletti, con Victor Osimhen a svellere un corazziere come Leonardo Bonucci, aiutato da Giorgio Chiellini a rifugiarsi in corner. I bianconeri sembrano sorpresi e poco reattivi, Adrien Rabiot cammina, Domenico Locatelli e Weston McKennie inseguono tutti senza prendere nessuno, il solo Dejan Kulusevski dà l’impressione, da guerriero, di saper fare la lotta libera. Ma la delizia dei napoletani si chiude con un retropassaggio sanguinoso di Kostas Manolas intercettato da Alvaro Morata che fulmina David Ospina. Che cadeau, che suicidio; dal decimo minuto si gioca un’altra partita e la Signora programmata da Allegri per essere equilibrata e concreta, può impostarla come sa: alza il ponte levatoio davanti a Wojciech Szczesny, riempie d’acqua il fossato dove brillano i denti dei caimani Bonucci e Chiellini e manda il trio Morata-Kulusevski-Bernardeschi a far male in ripartenza anni Sessanta, quando si chiamava contropiede. Niente di male, in questo i bianconeri sono micidiali e potrebbero raddoppiare dopo 20 minuti quando un prodigioso Ospina ferma una combinazione fra lo spagnolo e lo svedese, azione annullata da fuorigioco di pochi centimetri.La partita torna nel suo alveo naturale, il ritmo si abbassa e il Napoli comincia già a vedere qualche fantasma. Kalidou Koulibaly è un gigante, André Anguissa tiene la mediana con autorevolezza, ma la frenesia non aiuta gli altri, anzi diventa velenosa compagna di viaggio. I partenopei attaccano ma i solisti (soprattutto Politano e Insigne) pretendono di entrare in porta con la palla, operazione ormai impossibile. A centrocampo la sfera viaggia lenta, la Juventus se ne sta coperta e in agguato. Scriverebbe Gianni Brera: «Il Napoli pesta l’acqua nel mortaio». Con un avversario così basso a difesa del vantaggio è strano non tirare mai dal limite. Quanto alla Juventus, nessuna concessione, militare occupazione degli spazi, raddoppi e ripartenze che mettono in apprensione i padroni di casa. La serata rischia di diventare un incubo al 42’ quando un altro regalo di Insigne lancia Kulusevski verso la porta: sarebbe 0-2 se Ospina non facesse di nuovo il fenomeno. La tendenza al suicidio continua, l’arbitro Max Irrati la frena chiudendo il primo tempo. Si riparte con tre novità: Matthijs De Ligt al posto di Luca Pellegrini (crampi), Adam Ounas per l’inutile Elijs Elmas e il meteo calcistico pronto a cambiare ancora sullo stadio Maradona. Di nuovo la Juventus al cloroformio (le partenze non sono la sua specialità), di nuovo il Napoli scatenato. Ounas ha un altro passo, accende anche il panterone Anguissa. E al 57’ arriva il pareggio. Insigne esibisce il suo tiro a giro, Szczesny respinge timidamente sui piedi di Politano che insacca. È il terzo gol in tre partite sulla coscienza del portiere polacco, che ufficialmente diventa un problema. La partita perde equilibri e reticenze, adesso è imperfetta e bella. Si fa male Insigne (problema muscolare), entra Hirving Lozano, poi Piotr Zielinski. Allegri risponde richiamando lo stremato McKennie, sostituito da Aaron Ramsey, e inserendo Kean al posto di Morata. Ma i bianconeri soffrono, il loro cielo diventa tempestoso.Adesso tira aria di sberle a centro ring e nella rissa finale il Napoli è più fresco. Arriva sempre primo sulla palla, sente che gli altri stanno mollando anche se Chiellini ricaccia indietro tutti dalla trincea. Chi di papera ferisce, di papera perisce. E all’86’ avviene il pasticcio estremo in area bianconera. Su corner di Zielinski, Kean si trova il pallone sulla testa e lo devia verso Szczesny; questa volta il portiere fa il miracolo ma Koulibaly irrompe e segna da zero metri. Poi prende una macchina fotografica e immortala la sua curva in delirio. L’oro di Napoli è qui, al culmine di un secondo tempo sontuoso. Spalletti può goderselo: nove punti in tre partite, gli ultimi tre da festa mobile. Allegri invece si gratta la pera: guarda tutti dal basso e vede i suoi campioni sbagliare, balbettare, regalare. Senza quel leone di Ronaldo a metterci le toppe.