2019-11-09
La guerra all’odio cominci da quello islamico
Il razzismo progressista che ha fatto perdere alla sinistra il voto degli operai acceca anche i fautori della commissione Segre. Si ergono a vigilantes anti intolleranza, ma nascondono proprio la sua forma più pericolosa: l'antisemitismo dei musulmani.Fino al 23 novembre andrà in scena, prima a Milano poi a Roma, uno spettacolo estremamente interessante intitolato Ritorno a Reims. La regia è del tedesco Thomas Ostermeier, sul palco ci sono Sonia Bergamasco, Rosario Lisma e Tommy Kuti. Quel che qui ci interessa, però, è l'omonimo testo di partenza, firmato dal filosofo francese Didier Eribon e pubblicato da Bompiani nel 2017. Si tratta di una riflessione profonda e perfino dolorosa di un fine intellettuale - gay e progressista - sui mutamenti che la sinistra ha attraversato nel corso degli anni. Eribon proviene da una famiglia della classe operaia di Reims, che dopo aver sostenuto per anni e anni il partito comunista si è messa a votare per il Front national. Il filosofo cerca di capire perché sia successo, e pur senza nutrire alcuna simpatia (anzi) per la destra più o meno estrema, arriva a conclusioni durissime. «La sinistra», ha spiegato in una conversazione con Sette, «ha rinunciato alla sua missione storica, essere dalla parte dei lavoratori».Nel libro è lo studioso è molto più pesante. Mostra come i progressisti siano passati dalla lotta di classe comunista alle «politiche dell'identità», cioè alla difesa dei «diritti delle minoranze», abbandonando lungo la strada i lavoratori francesi. I quali si sono sentiti sviliti, offesi, traditi. Eribon spiega il voto degli ex comunisti al Front national come «l'ultimo ricorso degli ambienti popolari in difesa della loro identità collettiva, di una dignità che ormai sentivano sempre calpestata, proprio da quelli che un tempo li avevano rappresentati e difesi». A un certo punto del memoir troviamo un passaggio feroce: «I partiti di sinistra e i loro intellettuali di partito e di Stato pensavano e parlavano con un linguaggio da governanti e non più da governati. […] Adottarono, così, un punto di vista sul mondo da governanti, rifiutando con sdegno (con una grande violenza discorsiva, che fu sentita come tale dalle persone su cui si esercitò) il punto di vista dei governati».In un altro capitolo, Eribon ricorda ciò che scrisse un celebre pensatore di sinistra, Gilles Deleuze, secondo cui «essere di sinistra» significava «percepire il mondo», mentre essere «non di sinistra» voleva dire focalizzarsi sulla propria strada e il proprio paese. Ovvero, sintetizza Eribon, «considerare che i problemi urgenti sono quelli del terzo mondo, più vicini a noi di quelli del nostro quartiere».Volete sapere perché la classe lavoratrice ha pensato che la sinistra stesse calpestando la sua identità? La risposta è tutta qui. Poiché (così hanno stabilito vari intellettuali a partire dalla fine degli anni Sessanta) essere di sinistra significa aprire gli orizzonti, superare le miserie del singolo paese e le piccole beghe di quartiere, chi non compie questo sforzo di elevazione rimane inferiore, una sorta di sottosviluppato. Un buzzurro incapace di pensare in grande, un egoista, uno che non ha letto abbastanza libri e non è in grado di capire che le elucubrazioni sulle minoranze e gli sfruttati del terzo mondo valgono più dei piccoli (e grandi) drammi quotidiani.Stando al dizionario Treccani, il razzismo è, in senso generale, il «complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori». Basandoci su questa definizione - autorevole e condivisa - proviamo a ripensare il disprezzo degli intellettuali di sinistra che abbiamo appena descritto. Si può dire che si tratti di razzismo bello e buono.Chiunque può farne esperienza. I progressisti italiani (come quelli francesi) tendono a considerare inferiore chiunque voti a destra proprio per i motivi elencati da Didier Eribon. Poiché «essere di sinistra» significa «percepire il mondo», non esserlo vuol dire avere una «percezione errata» (concetto che oggi va molto di moda, specie quando bisogna dimostrare che gli italiani hanno inutili e idiote preoccupazioni riguardo l'immigrazione). In buona sostanza, secondo il progressista tipo, chi non vota a sinistra non è abbastanza intelligente, colto, lucido. In una parola: è inferiore.Nell'attuale dibattito pubblico, tuttavia, l'odio è presentato come prerogativa di una sola parte politica: la destra. E perché la destra odia? Perché è stupida, ignorante, belluina. Ottusa nella sua difesa della nazione e dei cittadini italiani. Di nuovo: inferiore. Questo è il motivo per cui ci si concentra sempre e soltanto sull'odio destrorso, tralasciando tutti gli altri.In questi giorni impazzano i commenti indignati e furenti perché a Liliana Segre è stata data la scorta dopo gli insulti ricevuti via Web. Ora, che gli odiatori virtuali possano costituire una seria minaccia è messo in dubbio anche dai famigliari della senatrice a vita, ma nel dubbio è comunque meglio aumentare la protezione piuttosto che diminuirla, a prescindere dal sapore politico della misura. Dato che la vigilanza dev'essere elevata, però, non si capisce per quale motivo, in questa furente campagna anti odio, si eviti di tirare in ballo l'odio antiebraico di stampo islamico. Un odio che in alcuni Paesi, ad esempio la Francia, è la principale causa del rinascere dell'antisemitismo. Come nota Giovanbattista Fazzolari di Fratelli d'Italia, pure l'ambasciata israeliana nei giorni scorsi ha invitato il governo italiano a recepire una definizione di antisemitismo che comprenda anche il pericolo derivante dall'estremismo religioso.Ma, a quanto pare, ai nostri parlamentari non interessa. Non lo citano nemmeno, l'antisemitismo islamico, anche se è molto più pericoloso e concreto di quello residuale di alcuni nostalgici e odiatori «di estrema destra». Di più: nella mozione che istituisce la commissione Segre si parla esplicitamente di vigilanza sulle manifestazioni di odio anti islamico. Dell'odio islamico nei confronti di ebrei e cristiani, invece, non si fa parola.Il punto è che, essendo una «minoranza da proteggere», possono fare più o meno ciò che desiderano (così come i migranti violenti, o le altre minoranze intolleranti). Questa, almeno, è la visione dei progressisti italiani ed europei. Gente che il razzismo lo conosce bene perché lo pratica quasi ogni giorno.
Jose Mourinho (Getty Images)