2023-01-26
La Geo Barents sfida Piantedosi e cambia rotta per altri «carichi»
La nave, assegnata a La Spezia, inverte la direzione e fa due operazioni aggiuntive. Ma nega di aver violato il nuovo codice e chiede un porto più vicino. Il Viminale: «Verificheremo il rispetto delle norme dopo l’arrivo».A porto assegnato ha invertito la rotta per una seconda operazione a largo delle coste libiche segnalata da Alarm Phone e nel tragitto ne ha anche effettuato una terza. La Geo Barents di Medici senza frontiere, senza l’autorizzazione del governo italiano, necessaria dall’entrata in vigore del codice di condotta per le Ong approvato a fine dicembre, ora porta a bordo 237 passeggeri, rispetto ai 69 per i quali era stata autorizzata. Il codice di condotta in realtà non vieta in modo esplicito di compiere più operazioni di soccorso, ma precisa che le attività in mare non devono «impedire di raggiungere tempestivamente il porto di sbarco». In questo caso La Spezia (assegnato martedì sera dal governo), a cinque giorni di navigazione dal punto in cui si trovava la Geo Barents in quel momento. Ma per Medici senza frontiere tutto si sarebbe svolto «in conformità con il diritto internazionale marittimo». Per la prima volta una Ong sfida, quindi, il nuovo codice di condotta. E anche il governo. Dal Viminale fanno sapere che quando la Geo Barents sarà arrivata nel porto assegnato si valuterà se abbia rispettato o meno le prescrizioni del decreto legge. Intanto, ieri sera la nave Ong ha chiesto al governo « di assegnarci un porto più vicino per poter far sbarcare i sopravvissuti. Perché non Palermo o Pozzallo?». Nel frattempo sono in corso le verifiche sui contatti con il Centro di coordinamento di ricerca e soccorso in mare per accertare se la Ong abbia seguito in modo corretto tutte le indicazioni. «Alla Geo Barents abbiamo indicato il porto di La Spezia solo per una questione di rotazione dei porti», ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il presidente dell’Autorità portuale del Mar Ligure orientale Mario Sommariva, che ieri mattina ha partecipato alla riunione in Prefettura sul coordinamento dello sbarco, ha spiegato che la nave approderà alla calata Artom, nell’area mercantile del porto. Gli sbarcati invece verranno accolti all’ex Terminal 1 di Largo Fiorillo, dove rimarranno in attesa della loro destinazione. «Dovrebbe arrivare entro sabato», fa sapere Pierluigi Peracchini, sindaco della città. A bordo ci sono anche 49 minori. «È una situazione non banale», ha spiegato Peracchini, «che stiamo seguendo con grande attenzione, minuto per minuto, perché non abbiamo risorse per affrontare tematiche così importanti soprattutto dal punto di vista umano». «I porti della Liguria sono a disposizione del governo», ha detto subito il governatore della Liguria Giovanni Toti, aggiungendo che «è giusto dare un po' di respiro ai porti più oberati dal flusso migratorio nel Sud del Paese». D’altra parte la Liguria ospita solo 4.999 migranti nei suoi centri d’accoglienza, ovvero il 5 per cento di tutti gli sbarcati in Italia. Classifica guidata dalla Lombardia, da sempre in zona rossa, con il 12 per cento e 12.580 ospitati, e dall’Emilia Romagna, al 10 per cento e 10.604 sbarcati. Effettivamente la Sicilia comincia a respirare, passando dalla zona rossa a quella gialla, con il 9 per cento di sbarcati, ovvero 9.373 ospiti. Nelle scorse settimane il governo ha indicato come porti di sbarco per i taxi del mare diverse città del Centro e del Nord Italia, fra le quali Livorno, Ravenna, e Ancona. Scelte che hanno scatenato le lagne delle Ong, secondo le quali a un viaggio più lungo corrisponde una sofferenza maggiore delle persone soccorse, già provate da giorni di navigazione. Aspetti che vengono messi da parte, però, quando c’è da fare inversione di rotta per maggiorare i carichi. In quel caso, pur di non lasciare ad altre navi o alle autorità i soccorsi, che spesso non sono neanche a grande distanza, si sceglie arbitrariamente di prolungare il viaggio. Le ragioni sono state ricostruite nell’inchiesta di Trapani sulla nave Iuventa, come svelato dalla Verità, in un capitoletto nel quale gli investigatori si occupano del «movente economico» che, stando alle valutazioni degli inquirenti, sarebbe legato «all’immagine esterna mostrata nei confronti dell’opinione pubblica e conseguentemente alle donazioni, che costituiscono la principale fonte di approvvigionamento». E, a proposito della Jugend Rettet, finita sotto inchiesta con alcuni attivisti di Save the children e, coincidenza, di Medici senza frontiere, «secondo il chiaro convincimento di alcune delle figure apicali sottoposte a indagine, sarebbe posto in rapporto di proporzione diretta rispetto al numero di migranti recuperati e alla visibilità mediatica data all’evento». Proprio Tommaso Fabbri di Medici senza frontiere, infatti, intercettato, parlando a telefono con un altro attivista fa riferimento alla «raccolta di storie interessanti da raccontare alla gente dopo gli sbarchi». «Noi», ha precisato Piantedosi, «ci lamentiamo del fatto che c’è questa coincidenza astrale: la presenza delle navi delle Ong, unitamente alle condizioni climatiche, fanno ripartire i gommoni dalla Libia, anche le imbarcazioni più fragili, non le barche più strutturate. Noi ci lamentiamo di questo, loro sì lamentano della lunga percorrenza». Poi ha aggiunto: «Il salvataggio e il naufragio sono qualcosa di occasionale e non di ricerca sistematica che induce alle partenze». E probabilmente anche alle donazioni.