2023-01-22
La commissaria Ue irlandese vede i lobbisti Etf e poi ostacola i rivali
Mairead McGuinness (Ansa)
Diversi incontri dello staff di Mairead McGuinness con i big dei fondi d’investimento, guarda caso con sede a Dublino. L’obiettivo: vietare le commissioni agli intermediari degli strumenti finanziari, penalizzando banche e gestori.In questi giorni a Bruxelles è deflagrato lo scontro sulle commissioni e i cosiddetti inducements (ovvero gli incentivi) nei prodotti di investimento. A fare da «attaccante» per il team Ue è l’irlandese Mairead McGuinness, commissaria europea per i Servizi finanziari. Lo scorso 6 gennaio ha sottolineato: «Un divieto dell’Unione sugli incentivi per raccomandare la vendita di prodotti finanziari potrebbe ridurre i costi per i clienti al dettaglio di oltre un terzo». Gli incentivi si riferiscono a pagamenti, ad esempio sotto forma di commissioni, corrisposti dalle banche a distributori, broker o consulenti di investimento che raccomandano i loro prodotti a un cliente al dettaglio. Sono già vietati in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi ma ora l’obiettivo della McGuinness, e dunque della Ue che sta definendo la «Retail investment strategy», è vietare le commissioni a tutti gli intermediari (come le banche) del blocco che distribuiscono strumenti finanziari. Una presa di posizione che è stata criticata, oltre che dal settore finanziario europeo, dal ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner: in una lettera a McGuinness ha sottolineato che vietare le commissioni sulle vendite di prodotti finanziari da parte di banche e assicuratori sarebbe una «grave battuta d’arresto» per il mercato dei capitali dell’Unione europea e limiterebbe la scelta per i consumatori. Lindner si è detto «molto preoccupato» e ha consigliato di mantenere l’attuale normativa che consente di differenziare la remunerazione in base al servizio offerto mentre un divieto generalizzato «ostacolerebbe l’offerta di consulenza sugli investimenti nei casi in cui è maggiormente necessaria». Anche Markus Ferber, membro anziano del Parlamento europeo, avrebbe sconsigliato di vietare gli incentivi sottolineando la pericolosità di lasciare i soggetti meno abbienti in mano alla robo advisory, quindi a un algoritmo. Inoltre, Insurance Europe (associazione assicurativa europea di cui fa parte l’Ania) ha scritto alla commissione Ue per sottolineare che «il divieto di incentivi limiterebbe l’accesso dei consumatori alla consulenza finanziaria, compromettendo così gli obiettivi della Retail investment strategy la cui adozione è prevista per fine del primo trimestre e l’inizio del secondo di quest’anno.Il confronto, insomma, è ancora aperto e non sono solo i tedeschi ad alzare barricate. La McGuinness, dal canto suo, ha detto che sta ancora valutando diverse opzioni politiche ma insiste sul punto che «i prodotti per i quali vengono pagati incentivi sono, in media, circa il 35% più costosi dei prodotti di investimento per i quali non vengono pagati incentivi», e che nei Paesi Bassi e nel Regno Unito dove è stato introdotto il divieto, «i costi dei prodotti sono diminuiti, con il risultato che i clienti di entrambi i paesi hanno un miglior rapporto qualità-prezzo quando acquistano prodotti di investimento». Un divieto sugli incentivi non impedirebbe di vendere i loro prodotti e realizzare un profitto, ha poi aggiunto il Commissario. Il problema è che costringerebbe le banche a cambiare il loro modello distributivo e di business: nei Paesi come Italia, Spagna e Germania si basa principalmente sul sistema degli inducement spesso utilizzati per sovvenzionare le filiali e comunque anche in Inghilterra e in Olanda il cliente compra o da solo o ha un promotore/agente che applica il cosiddetto modello di advisory fee che non è comunque gratis. Di certo, la norma favorirebbe il mercato degli Etf (acronimo di Exchange Traded Funds) che sono fondi o Sicav a basse commissioni di gestione negoziati in Borsa come le normali azioni. Ovvero gli unici strumenti che beneficerebbero delle nuove regole su cui spinge la McGuinness. Tanto che qualcuno si è chiesto il perché di tale insistenza considerando che l’esecutivo dell’Unione non aveva nemmeno messo in conto una variazione su questo tema nella discussione sulle nuove modifiche alla Mifid. La difesa della consulenza indipendente sarà sicuramente al centro della battaglia del Commissario. C’è però un dettaglio curioso che emerge dal registro dei lobbisti Ue, o meglio «dei rappresentanti di interessi». Scorrendo gli incontri avvenuti sulla Retail investment strategy spuntano una serie di meeting tra la squadra della McGuinness e lo staff di alcune grosse società di investimento americane. Il 26 ottobre 2022, ad esempio, tre membri del suo Gabinetto insieme anche a un collaboratore del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, hanno incontrato a Bruxelles i rappresentanti di Blackrock per discutere - si legge nel registro - di «servizi finanziari e capital markets union». Il 24 novembre i membri del Gabinetto sia di McGuinness sia di Dombrovskis si sono incontrati «virtualmente» con i capi della strategia di investimento retail del gruppo Vanguard, altro big Usa, che qualche giorno prima (il 21) avevano partecipato a una videoconferenza anche con Valeria Miceli dell’ufficio di Ursula von der Leyen. Altri meeting, sempre sullo stesso argomento ovvero i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali, sono stati fatti poi con la statunitense Invesco il 26 ottobre del 2022. I tre big a stelle e strisce - Blackrock, Vanguard e Invesco - hanno il loro hub europeo a Dublino da cui vendono prodotti di diritto irlandese negoziandoli come tali (e quindi un aumento delle masse di prodotti basati a Dublino porterebbe soldi e tasse al governo irlandese). Ma sono soprattutto sono molto attivi sul mercato degli Etf. Cosa si siano detti in quegli incontri d’autunno non è dato sapere.Dopo lo scandalo del Qatar lo scorso 20 gennaio la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha dichiarato che sta lavorando a un pacchetto di riforme «per rafforzare gli strumenti della nostra assemblea in materia di trasparenza, etica e rapporti con i Paesi terzi». Chissà se avverrà lo stesso anche per i rapporti tra i commissari e gli «sherpa» dei colossi finanziari extraeuropei.