2019-02-23
La Chiesa ora si interroga sull’omertà: «I buoni pastori non restino soli»
Collegialità, coinvolgimento dei laici e delle autorità. Il vertice del Papa prosegue cercando rimedi contro gli insabbiamenti.Il secondo giorno dell'incontro dei capi dei vescovi di tutto il mondo, riuniti in Vaticano per affrontare il problema della protezione dei minori nella Chiesa, ha visto ieri mattina gli interventi dei cardinali Oswald Gracias, di Bombay, e di Blase Cupich, arcivescovo di Chicago. Padre Federico Lombardi ha anche distribuito ai partecipanti una documentazione ufficiale delle Nazioni Unite sui temi della lotta contro la violenza nei confronti dei bambini.Il cardinale Gracias ha indicato che per affrontare questa drammatica crisi la Chiesa deve passare dalla via della collegialità e della sinodalità, cioè dal sentirsi un corpo articolato e unito in cui il dover render conto (accountabilty è il termine ripetuto con ossessione) è affare di tutti. «Nella Chiesa ogni diocesi ha un vescovo responsabile», ha commentato poi il cardinale Sean O'Malley durante il briefing con la stampa, «ma nel contempo ogni vescovo partecipa alle responsabilità per la Chiesa universale». Nessun «vescovo», ha detto Gracias, «dovrebbe dire a sé stesso: “Affronto questi problemi e le sfide da solo"», ognuno deve sentirsi responsabile per l'intera Chiesa e agire di concerto. Monsignor Charles Scicluna ha dichiarato alla stampa che questa prospettiva dal punto di vista dei «vescovi ci ricorda che la missione che svolgiamo non è solo per la comunità che ci è data in cura, ma siamo chiamati a servire tutta la Chiesa universale».Anche il cardinale Cupich è tornato sul tema del dover rendere conto in una Chiesa sinodale, termini e concetti che sono ripetuti come un mantra, e ha indicato quattro punti su cui impostare questo metodo. Al primo posto l'ascolto delle vittime, «cercando coloro che sono stati feriti per tentare di aiutarli», con la «volontà di affrontare errori gravi e insensibili del passato». Il secondo punto è quello del coinvolgimento dei laici per affrontare gli abusi, laici a cui viene riconosciuto un ruolo essenziale nell'aver svelato che «l'insabbiamento, la tolleranza del clero e l'abuso sessuale sono gravemente incompatibili con l'essenza e il significato stesso della Chiesa». «Dobbiamo immutabilmente integrare», ha detto Cupich, «un'ampia partecipazione laica in ogni sforzo per identificare e costruire strutture di accountability per la prevenzione degli abusi sessuali del clero». Il terzo elemento riprende ancora il dovere della collegialità e il quarto quello dell'accompagnamento delle vittime. Dal punto di vista concreto il riferimento è segnalato nel motu proprio di papa Francesco Come una madre amorevole, in cui «un vescovo, eparca o superiore di istituti religiosi e società di vita apostolica di diritto pontificio, può essere rimosso se la sua mancanza di diligenza a tale riguardo è grave, anche se non vi è alcun serio errore intenzionale da parte sua». Proprio in questi casi, dice Cupich, occorre attivarsi a sistematizzare delle «procedure chiare» e per questo vengono indicate delle piste: consultare esperti laici e fare riferimento al Metropolita; predisporre meccanismi per presentare accuse di abuso nei confronti di un vescovo che dovrebbero essere «trasparenti e ben noti ai fedeli», in modo che possano essere segnalati in maniera indipendente; «la segnalazione di un reato non dovrebbe essere ostacolata dalle regole ufficiali di segretezza o riservatezza»; se l'accusa ha «parvenza di verità», il Metropolita «può chiedere alla Santa Sede l'autorizzazione a indagare» e poi inoltrare il risultato a Roma. Scicluna, in conferenza stampa, ha poi ricordato che la Lettera circolare della Dottrina della fede del 2011 specifica che, a seconda delle leggi dei vari Stati, va rispettato l'obbligo della denuncia alle autorità civili.Innanzitutto, ha ricordato ancora Scicluna, «non possiamo permettere a nessuno nel ministero di fare male ai giovani. Questo deve animare ogni decisione come principio fondamentale». Come disse Giovanni Paolo II parlando ai vescovi Usa nel 2002: «La gente deve sapere che nel sacerdozio non c'è posto per chi potrebbe far del male ai giovani». Secondo il resoconto di Paolo Ruffini, prefetto del dicastero della comunicazione, nei circoli minori si è parlato anche del tema omosessualità «per alcuni questione da approfondire e per altri questione mal posta». Tuttavia, a proposito dell'omosessualità nel clero e abusi, monsignor Scicluna ha ribadito «che non è possibile ignorare una condotta che è comunque peccaminosa, ma non ha nulla a che fare con l'abuso sui minori».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)