2019-01-26
La Cgil pensa a tutti meno che ai lavoratori
A Maurizio Landini sono bastati due giorni per farci capire che Cgil sarà quella di cui dall'altro ieri è diventato segretario. Prima ancora di essere acclamato, ha infatti schierato il più grande sindacato italiano a difesa di Maduro, l'affamatore comunista del Venezuela. (...)(...) Qualcuno però deve avergli fatto notare che il compagno Nicolas non è esattamente un fine democratico, ma piuttosto un dittatore. E allora ha fatto retromarcia, però sempre al fianco della classe lavoratrice e contro l'impero del male e delle multinazionali, cioè l'America di Donald Trump. Il giorno dopo, una volta insediato ai vertici dell'organizzazione che Susanna Camusso ha guidato per otto anni, l'ex capo della Fiom ha però voluto festeggiare l'elezione a modo suo. Prima ha visitato la sede Anpi di Bari, quindi, sempre nel capoluogo pugliese, ha deciso di recarsi nel centro di accoglienza per migranti. Il messaggio è chiaro: fascisti e extracomunitari saranno i chiodi fissi del suo mandato. I primi sono i fantasmi che si prefigge di combattere, mentre agli altri - anch'essi fantasmi perché a decine di migliaia risultano clandestini - è pronto a spalancare le porte. Del resto, mettendo piede nel campo profughi, il neo segretario ha dettato il suo programma: «Corriamo rischi di fascismo in Italia e abbiamo un governo che indica come massimo pericolo l'arrivo dei migranti, mentre sono di più i nostri ragazzi costretti a emigrare per trovare un lavoro». Dal che si capisce una cosa: che la Cgil, con lui, più che un sindacato dei lavoratori sarà un sindacato che darà lavoro a noi cronisti, costretti a raccontare la trasformazione della confederazione in un soggetto politico, ovvero di un qualche cosa che dovrà andare a occupare l'area che i partiti tradizionali della sinistra non riescono più a presidiare. Il Pd è al lumicino, Leu non si è neppure mai accesa e Landini ha l'ambizione di infiammare le piazze. Del resto, l'ex ragazzo di San Polo d'Enza, piccolo comune della rossa Reggio Emilia, già da qualche anno prova a occupare la posizione. Nel 2015 lanciò la Coalizione sociale, una specie di blocco politico sindacale che nei suoi progetti avrebbe dovuto radunare il meglio della sinistra. Risultato, alla fine si ritrovarono in quattro gatti: lui con Pancho Pardi, Oreste Scalzone, Franco Piperno e Valentino Parlato. Più che la nuova sinistra pareva quella vecchia avanzata nel '68. Vista la mala parata, il neo segretario mise da parte il progetto, tornando a concentrarsi sul sindacato, senza però mai dimenticare la tv.Già, perché è grazie al piccolo schermo che Landini si è fatto notare. Prima che Matteo Salvini gli rubasse l'idea, il capo della Fiom si presentava davanti alle telecamere in felpa, rinunciando alle giacche grigio-sindacato di Sergio Cofferati, il che faceva molto operaio. Avesse potuto, probabilmente si sarebbe messo in tuta da lavoro, come quando da ragazzino faceva il saldatore. Ma pure con la mise felpata da sindacalista perennemente in battaglia, Landini riuscì ad accreditarsi come uno del popolo. Anche perché, invece di sussurrare come i suoi predecessori, decise di usare il tono da corteo, cioè urlare. Sì, appena il conduttore gli dava la parola, Landini partiva col comizio, alzando i toni come se avesse un megafono incorporato. Con questo stile ha condotto la battaglia contro Sergio Marchionne. Lui in felpa, l'altro in pullover, sullo stabilimento di Pomigliano se le sono date di santa ragione e lo scontro è anche finito in tribunale. Avesse vinto il felpato invece dell'impulloverato, probabilmente la fabbrica campana sarebbe chiusa, perché la Fiat avrebbe portato la produzione altrove, ma, grazie al cielo, gli operai, tra Landini e Marchionne, scelsero il secondo e oggi l'impianto è considerato tra i più efficienti del gruppo.Dunque è con queste premesse che eredita la guida del più grande sindacato italiano. A lui i delegati hanno tributato un risultato bulgaro, superiore al 92 per cento. Nonostante le divisioni e i conflitti interni, alla fine hanno scelto di fidarsi di quell'uomo in rosso, nella speranza che sappia quel che sta facendo e rianimi la Cgil. Già, perché pur essendo la più grande, la Confederazione generale italiana del lavoro è anche quella che in questi anni ha perso più iscritti: quasi 300.000 in meno tra il 2017 e il 2018. E nonostante possa contare su oltre 5 milioni di tesserati, il 60 per cento sono pensionati. In pratica, la stragrande maggioranza dei giovani non ci pensa proprio a farsi rappresentare dalla Cgil.Tuttavia, per tirarsi su il morale e prepararsi alla nuova resistenza, a Bari a fine congresso tutti quanti hanno ballato al ritmo di Bella Ciao. I partigiani, dunque, si preparano a combattere l'invasore, che non è il clandestino, ma - come è ovvio - Salvini.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.