2025-11-14
Evitò il siero a 4 pazienti: medico assolto
Svanisce l’accusa di falso ideologico per una professionista di Roma che aveva esentato alcune persone a rischio. Finisce un calvario fatto di incursioni dei Nas e documenti spacciati per falsi. La storia della pandemia viene riscritta poco alla volta.Niente falso ideologico. Niente reato. Invece piena assoluzione per un medico di base di Roma che nel 2022 aveva firmato l’esenzione al vaccino anti Covid a quattro pazienti. L’ennesima di una serie di sentenze che ormai, una dopo l’altra, stanno riscrivendo la storia della pandemia in Italia e soprattutto della sua malagestione.Il caso è quello di una dottoressa accusata perché avrebbe avuto l’ardire di esentare dalla vaccinazione alcune sue pazienti. E di aver prodotto certificazioni false. Documenti che il medico aveva firmato perché le pazienti erano portatrici di una serie di fattori di rischio e se vaccinate, avrebbero potuto sviluppare malattie gravi o incorrere in un peggioramento del loro quadro clinico. Come purtroppo è successo a molti pazienti che dopo la vaccinazione hanno visto l’insorgere di danni collaterali gravi e invalidanti.«Un calvario durato quattro anni», ha commentato Andrea Perillo, vicepresidente di Danni collaterali, uno dei segretari nazionali di Italexit e legale della dottoressa che, unica nota di consolazione, non è stata sospesa dall’Asl di Roma dove lavora. «Portare sulle spalle un’accusa penale pesante come il falso ideologico per lei non è stato facile», ha aggiunto Perillo.Tutto è partito dal datore di lavoro delle pazienti, un ente pubblico dove queste hanno continuato a prestare servizio una volta ottenuta l’esenzione e quindi il green pass. La mancata vaccinazione delle quattro dipendenti però a qualcuno non deve essere andata a genio dato che al rientro delle donne, l’ente ha pensato bene di far scattare la denuncia contro il medico di famiglia con tanto di incursione dei Nas nell’ambulatorio.La Procura di Roma apre un fascicolo, convinta che la dottoressa non avrebbe avuto la facoltà di firmare alcuna esenzione, cosa che da dpcm di allora sarebbe stata prerogativa dei soli medici vaccinatori. Le cui esenzioni erano più uniche che rare, non solo in conseguenza del gettone introdotto proprio per invogliarli a vaccinare, con tanto di scudo penale in caso di reazioni avverse, ma anche perché a differenza dei medici di base non potevano certo avere una conoscenza diretta e approfondita del quadro clinico di quanti si presentavano ai centri vaccinali. In qualità di medico di famiglia la dottoressa incriminata aveva invece ben presenti le patologie delle pazienti, alcune con cardiopatie, altre con malattie genetiche, e aveva redatto le esenzioni dopo aver raccolto i certificati e i riscontri diagnostici degli specialisti. Nonostante non si trattasse dunque di semplici opinioni, il pm chiede il rinvio a giudizio che viene accolto dal gip e il dibattimento prende il via fino alla conclusione che arriva a fine ottobre con l’assoluzione «perché il fatto non costituisce reato». Una sentenza che appare anche come uno schiaffo simbolico al pm, visto che in udienza il giudice si sarebbe rivolto all’imputata dicendo che secondo lui, «non si doveva neanche arrivare a questo punto». Le motivazioni della sentenza verranno pubblicate a gennaio ma il principio messo ben in chiaro è l’ennesimo ribaltone di quella che in epoca Covid era considerata una delle tante credenze-verità, ossia che i certificati di esenzione fossero un’esclusiva dei medici vaccinatori. Niente di più sbagliato perché secondo il giudice potevano essere firmati da qualsiasi medico. Una sentenza che dunque consegna una vittoria piena anche ai molti medici finiti sotto processo per aver tenuto fede al giuramento di Ippocrate. Molti di questi oggi assolti. È il caso del medico di famiglia Ennio Caggiano, finito a processo per aver firmato 16 esenzioni a pazienti ritenuti vulnerabili. Anche in questo caso inizialmente i certificati erano stati ritenuti falsi dalla Procura di Venezia ma la giudice dell’udienza preliminare aveva dichiarato il non luogo a procedere sulla base di una sentenza della Corte di giustizia europea che sancisce la libertà di cura per chi esercita la professione. Così come il diritto del sanitario a non raccomandare trattamenti nel caso di dubbi sulla sicurezza. Rivincita con assoluzione in Cassazione per la giudice Susanna Zanda, nota per le sue posizioni critiche verso le misure sanitarie adottate durante la pandemia e finita al centro di un procedimento disciplinare da parte del Consiglio superiore della Magistratura perché «colpevole» di aver reintegrato una psicologa toscana sospesa dall’Ordine professionale regionale in quanto vaccinata «con sole due dosi». Altre sentenze hanno demolito i diktat su green pass e mascherine, assolvendo un gruppo di 19 «no mask» di Cesena in possesso di certificati rilasciati da un medico a distanza per esentarli dall’utilizzo della mascherina e dal vaccino. Inizialmente il pubblico ministero chiede la condanna degli imputati a 8 mesi ma il giudice poi stabilisce che «il fatto non sussiste» e che le certificazioni rilasciate erano legittime. E gli esempi continuano. Casi chiusi, e con loro tante brutte pagine della storia pandemica.
Ecco #DimmiLaVerità del 14 novembre 2025. Il deputato del M5s Marco Pellegrini commenta lo scandalo corruzione in Ucraina e la necessità di intraprendere un processo negoziale.
Ursula von der Leyen (Ansa)