2018-07-29
La Bonino in Senato dà lezioni di ipocrisia
In un discorso diventato virale sul Web, attacca la politica del governo sull'immigrazione e spiega che fornire motovedette ai libici significa aiutare i criminali. Ma pure il «Corriere della Sera» la smentisce: «La nostra Marina non ha più barconi da recuperare»Emma Bonino ha un'altissima considerazione di sé stessa. Ritiene di essere stata chiamata a presidiare l'ultimo avamposto della civiltà assediato dai barbari. Lei, illuminata dalla ragione, ha il compito di ricacciare indietro le tenebre populiste. Per questo, dai banchi del Senato, alza la voce e batte il pugno: parla per la Storia, mica per i colleghi presenti in aula. Il video del suo intervento circola parecchio sulla Rete, condiviso dalle tante anime nobili che considerano questo governo una riedizione del regime nazista. Il discorso della Bonino sull'immigrazione è divenuto per costoro una fonte d'ispirazione, manco l'avesse pronunciato Gandhi in persona. «Voi sapete come me che non c'è pacchia che tenga», scandisce Emma, accomodata sul suo piedistallo morale. «Voi sapete come me che i migranti non sono in crociera. Voi sapete come me che non ci sono i taxi del mare. Voi sapete come me, e come i nostri nonni, che sfuggono dalla miseria, dalla fame, in ricerca di una possibilità di vita migliore». Ad ogni frase che pronuncia, la sua lingua si fa più tagliente: «Smettetela di negare che peraltro ne abbiamo bisogno», proclama. «I 6 milioni di immigrati legali oggi producono l'8% del Pil, sono contributori netti all'Inps». Poi, arriva la profezia rivolta ai leghisti: «Non si svuota un oceano con un secchio. La mobilità è globale e non la fermerete certamente voi». Si vede che la signora proprio non ha intenzione di rassegnarsi. Non le va giù che qualcuno si opponga alla politica delle frontiere aperte, all'indegno commercio di vite umane che essa produce. «Abbiamo bisogno degli immigrati», insiste la Bonino. Del resto, fu lei a spiegare che l'Africa è un meraviglioso «giardino d'infanzia» da cui l'Europa in crisi demografica deve attingere (idea, questa, che gronda razzismo). E fu sempre lei, nel 2017, a rivelare quali sciagurate decisioni avessero i governi Letta e Renzi. «Nel 2014-2016», disse, «che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia lo abbiamo chiesto noi, l'accordo l'abbiamo fatto noi, violando di fatto Dublino». Ora che l'attuale esecutivo ha cambiato linea, la Bonino è furente. Schiumante d'ira, non sa più a quali argomentazioni appigliarsi. Dopo aver riciclato la solita balla secondo cui gli immigrati sono risorse, chiama in causa le ragioni del cuore, parla di poveracci in fuga dalle guerre e dalle carestie. Ma, ovviamente, la favoletta non regge più. E allora Emma che fa? Si mette a criticare le scelte del governo in materia di rapporti con la Libia (in particolare la fornitura di 12 motovedette alla locale guardia costiera). «Non stiamo collaborando con il governo Al Serraj, che non controlla praticamente nulla» ; grida. «La Libia è fatta di due Stati, tre Parlamenti e centinaia di milizie, che sono quelle che di fatto controllano il territorio. Continuità significa rafforzare le milizie, che si spartiranno il controllo delle motovedette, senza che possano salvare nessuno, così come già si spartiscono tutti gli altri traffici illeciti, dal petrolio alla droga, che pare non interessino a nessuno». In sostanza, Conte e Salvini starebbero semplicemente aiutando dei criminali ad arricchirsi ulteriormente. Anche su questo punto, tuttavia, alla prode Bonino tocca incassare una smentita. Che non arriva - attenzione - dal fronte leghista, bensì dal Corriere della Sera. Ieri, l'inviato Lorenzo Cremonesi ha firmato un ampio e interessante reportage dal mar libico, che ha solcato a bordo della fregata Virginio Fasan della Marina italiana (nave ammiraglia della missione «Mare sicuro»). Cremonesi ha riportato le dichiarazioni del comandante Sebastiano Rossito: «Nel nostro ultimo mese di pattugliamenti ininterrotti dal Canale di Sicilia, le coste della Tripolitania, al largo del Golfo della Sirte e sino alle zone a nord delle acque territoriali della Cirenaica, non abbiamo mai incontrato alcun naviglio di migranti e neppurre i battelli delle Ong». Secondo l'ufficiale, «l'emergenza appare finita, terminata. I libici, anche grazie all'aiuto italiano, hanno motovedette molto più efficienti, i loro sistemi d'intervento sono strutturati [...] e si dimostrano in grado di bloccare gli scafisti con i migranti prima che escano dalle 12 miglia delle loro acque territoriali». Insomma, negli ultimi mesi il quadro è radicalmente mutato: sono i libici a salvare i migranti, di barconi alla deriva le navi della nostra Marina non ne intercettano più. Del resto, i dati sugli sbarchi confermano questa versione. Il che non significa che il problema sia stato definitivamente risolto, però di passi avanti ne sono stati fatti parecchi, anche se la Bonino sostiene che non sia così. Significa che, almeno per ora, la politica dell'attuale governo sta funzionando e che bisogna continuare su questa strada per fare in modo che le partenze siano ulteriormente ridotte e il numero dei morti in mare si riduca una volta per tutte. Certo, non è quello che la Bonino si augura. «La mobilità non si ferma», ribadisce. In realtà, fermarla si può. Solo che ci sono persone a cui bloccare le migrazioni di massa non interessa. Ed Emma, la politica italiana più amata da George Soros, è tra queste.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.