2021-09-05
La bellezza in Italia vale 33 miliardi e 400.000 posti di lavoro
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OnBeauty by Cosmoprof Worldwide Bologna è la prima manifestazione in presenza per il settore che permette di riallacciare relazioni commerciali e analizzare le trasformazioni di questo momento storico. 10,6 miliardi di fatturato che salgono a 33,2 se si considera l'intera filiera.«Cosmoprof è super importante, è la prima fiera al mondo dal punto di vista del nostro settore». Renato Ancorotti, presidente di Ancorotti Cosmetics, non ha dubbi: bisogna ripartire.Alberto Argnani, Ceo di Italcosmetici: «Presentiamo la linea New Color Pop Up per far riscoprire quelle tonalità che erano state messe da parte nell'ultimo periodo».Lo speciale contiene tre articoli.La bellezza riparte da OnBeauty by Cosmoprof Worldwide Bologna, la prima manifestazione in presenza per il settore che permette di riallacciare relazioni commerciali e analizzare le trasformazioni di questo momento storico. 10,6 miliardi di fatturato che salgono a 33,2 se si considera l'intera filiera. 36.000 addetti diretti, che arrivano a 400.000 con l'indotto. Oltre 4,1 miliardi di export e una bilancia commerciale del valore di 2,3 miliardi. Un mercato interno prossimo ai 9,8 miliardi. Sono i numeri che tracciano il perimetro di un comparto, quello cosmetico nazionale, che nonostante le inevitabili conseguenze della pandemia, ha saputo dimostrare resilienza. L'industria cosmetica ridà a Bologna lo scettro di capitale del settore e dal 9 al 13 settembre, tutti i settori del beauty saranno i protagonisti della manifestazione. Date di apertura e chiusura differenziate per settore. Un evento dedicato al comparto Beauty, con una formula espositiva snella e in totale sicurezza, per un rilancio delle attività in presenza. OnBeauty by Cosmoprof Worldwide Bologna sarà in contemporanea con Sana, fiera dedicata ai prodotti organici e naturali e con Cosmofarma, fiera che propone marchi di prestigio per il farmaceutico, cosmetico e nutraceutico.«Il settore cosmetico, da sempre, si distingue per la sua aciclicità – spiega Gian Andrea Positano, responsabile Centro Studi Cosmetica Italia – e, anche in questo scenario macroeconomico particolarmente incerto, ha avuto una tenuta migliore rispetto a gran parte dei comparti del manifatturiero, dimostrando una forte capacità di reazione e dando luce alla positiva risposta delle imprese alle mutate modalità di acquisto e di consumo. Certamente gli effetti della crisi si sono fatti sentire e le difficoltà non sono mancate: nel 2020 il fatturato ha subito un calo di 12 punti percentuali rispetto all'anno precedente, e le esportazioni hanno registrato una contrazione ancora superiore, del 16,7%. Non fa eccezione il mercato interno, sceso del 9,6%. Le previsioni per il prossimo futuro, però, danno importanti segnali di ripresa e già nel 2022 si potrà tornare ai valori pre-Covid». Sono oltre 300 i brand a OnBeauty by Cosmoprof Worldwide Bologna, con espositori provenienti da 20 paesi: Cina, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Nepal, Pakistan, Polonia, Regno Unito, Romania, Repubblica di San Marino, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Svizzera e Ucraina. Se le attuali restrizioni vigenti in molti paesi non rendono possibile riprendere le attività commerciali a livello globale fino al 2022, la manifestazione ha comunque destato interesse tra gli operatori, nazionali e internazionali: sono oltre 20 i paesi rappresentati dagli utenti registrati al sito dell'evento. Un segnale di fiducia e di ottimismo in un percorso di normalizzazione delle relazioni tra domanda e offerta. OnBeauty by Cosmoprof Worldwide Bologna riunisce tutti i comparti dell'industria in un format più essenziale. La suddivisione di ingressi e aree espositive tra supply chain, canale retail e grande distribuzione/largo consumo da un lato e prodotto professionale dall'altro permette di ottimizzare le sinergie nel rispetto delle norme di sicurezza previste dal protocollo nazionale.L'industria cosmetica ha dimostrato di saper resistere a uno scenario quanto mai imprevedibile come quello di questi mesi. Gli imprenditori e gli operatori del settore sono pronti a rispondere alle esigenze del mercato con innovazione, qualità e professionalità.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/la-bellezza-riparte-da-onbeauty-by-cosmoprof-worldwide-bologna-2654901795.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ancorotti-ripartiamo-per-dare-un-segnale-al-mercato" data-post-id="2654901795" data-published-at="1630826250" data-use-pagination="False"> Ancorotti: «Ripartiamo per dare un segnale al mercato» Renato Ancorotti, presidente Ancorotti Cosmetics «Cosmoprof è super importante, è la prima fiera al mondo dal punto di vista del nostro settore». Renato Ancorotti, presidente di Ancorotti Cosmetics, non ha dubbi: bisogna ripartire.«È una sorta di prova, di primo inizio del vero Cosmoprof che sarà a marzo nelle date consuete e questo ci permette di cominciare. Abbiamo tutti una grande voglia di vedere le persone, i nostri amici e tutti quelli che lavorano nel nostro settore». Non ce l'avete fatta ad aspettare l'anno prossimo, era giusto partire?«Assolutamente sì perché è un segnale importante per noi e per il mercato».Da quanto partecipate alla manifestazione bolognese?«Dal 1988. E devo dire che Cosmoprof, per un'azienda come la nostra, è stata fondamentale anche per l'uscita del business perche è davvero la vetrina di tutto quello che succede nel mondo cosmetico e il richiamo che ha sempre avuto nei confronti dell'estero ci ha aiutato nella internazionalizzazione del marchio». Quando nasce la Ancorotti?«Nel 1984 ho fondato Gamma Croma, oggi si chiama Chromavis, che ho venduto nel 2009, e nello stesso anno con mia figlia Enrica abbiamo deciso di ripartire con un'azienda che aveva un focus sul mascara. Dal 2009 al 2019, in dieci anni, l'abbiamo portata a più di 100 milioni di euro con una crescita molto forte e veloce. L'anno scorso abbiamo avuto anche noi una decrescita e tutto il make up ce l'ha avuta, ma quest'anno stiamo ritornando verso le quote del 2019 che rivedremo l'anno venturo».In cosa siete specializzati?«Siamo la prima azienda al mondo per la produzione di mascara, il prodotto del make up più difficile da produrre. E' composto da un packaging di cui non si pò fare a meno. Il rossetto si può mettere in involucri più o meno lussuosi e la texture non cambia mentre per il mascara è fondamentale la formula ma il matrimonio con il wiper, il riduttore interno che non si vede, con il brush ed è ciò che misura la performance».Quanto ne producete all'anno?«Un milione e mezzo di chili che tradotti in pezzi sono 150 milioni di pezzi dato che in un mascara ci sono circa 10 grammi di prodotto. Oggi, il 53% del mascara mondiale prodotto in outsourcing è stato creato da Ancorotti Cosmetics».Per chi producete?«Per conto terzi, per le grandi marche ma di cui non posso fare i nomi».Dove vi trovate?«Siamo a Crema in un ex stabilimento della Olivetti. L'edificio, progettato da Marco Zanuso e Renzo Piano negli anni Sessanta, era in uno stato di abbandono e degrado. Noi l'abbiamo rimesso a posto, mantenendo tutta quella archeologia industriale che si era creata. Abbiamo ridato alla città il più grande capannone industriale che c'era nella zona e abbiamo reso sicura la zona recuperando un pezzo di storia importante».Quanti dipendenti?«Più di 300 con il 64% di presenza femminile anche nella parte apicale dell'azienda».Al Cosmoprof presentate delle novità?«Stiamo andando sempre più verso prodotti sostenibili. Diciamo chiaramente che il termine sostenibilità è molto abusato. Il settore cosmetico, in generale, si è sempre dato da fare verso prodotti sostenibili sia formalisticamente che tutti gli attori del packaging sono in quella direzione. Non è domani, ci vuol tempo e obiettivi molto chiari e strategie precise». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/la-bellezza-riparte-da-onbeauty-by-cosmoprof-worldwide-bologna-2654901795.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="argnani-il-blocco-psicologico-causato-dalla-mascherina-e-la-mancanza-di-socialita-hanno-fatto-ridurre-gli-acquisti" data-post-id="2654901795" data-published-at="1630849947" data-use-pagination="False"> Argnani: «Il blocco psicologico causato dalla mascherina e la mancanza di socialità hanno fatto ridurre gli acquisti» Alberto Argnani, Ceo di Italcosmetici Italcosmetici, dal 1980, è un consolidato protagonista nel mondo della creazione e della produzione di make up conto terzi. «In 40 anni di attività abbiamo maturato esperienza e know how che costituiscono vero valore aggiunto per i nostri clienti», spiega Alberto Argnani, Ceo di Italcosmetici. «Produciamo per conto terzi prodotti di make up, qualsiasi prodotto di area viso, occhi e labbra. Da sempre, la nostra attività, è a forte vocazione internazionale tanto che il 90% del fatturato deriva dall'estero».Immagino lavoriate per i grandi marchi, quindi.«Certo, sia nazionali che internazionali, siamo molto forti soprattutto negli Stati Uniti e in Europa».Per cosa siete così ricercati?«Ogni anno facciamo ricerca e proponiamo ai marchi che sono presenti sul mercato innovazioni tecniche, nuove texture, prodotti long lasting, e prodotti, come se ne vedono sempre più, definiti ibridi cioè a cavallo tra lo skin care e il make up che a loro volta i brand riescono a inserire nel loro posizionamento. I brand hanno sempre bisogno di nuove proposte. Non internalizzano le capacità tecnica, non hanno i chimici, non hanno la produzione, vengono da noi, selezionano le formule che sviluppiamo annualmente e decidono di inserirle nella loro gamma di prodotti. Dal nostro stabilimento escono finiti con il marchio del brand e vanno direttamente nei loro magazzini».Chi studia al vostro interno i vari prodotti?«Se ne occupa il nostro dipartimento composto tutto da chimici e che di anno e anno, insieme a chi studia il mercato, decidono di sviluppare nuovi prodotti che abbiano sempre caratteristiche diverse. Da una parte cercano di andare nella direzione in cui va la moda per i colori, ogni anno il make up decorativo va in una direzione di moda, dall'altro lato cercano di proporre alla clientela finale qualcosa di innovativo da un punto di vista tecnico chimico».Quanti addetti avete?«Nel reparto ricerca e sviluppo sono dieci persone. E complessivamente circa 50».Dove si trova la sede dell'azienda?«A Cinisello Balsamo in provincia di Milano».Con che prodotti nuovi vi presentate a questo Cosmoprof?«Con una linea che ha come nome New Color Pop Up, quindi una linea che riscopre fortemente i colori con formule chimiche ibride, tra make up e cura della pelle, e una riscoperta forte delle tonalità che era stata messa un po' da parte nell'ultimo periodo, sperando in una forte spinta incrementando la socialità da adesso in avanti e una riscoperta del piacere di esprimersi anche attraverso i colori del trucco».Avete risentito della crisi causata dalla pandemia?«Assolutamente si perché per un periodo abbastanza lungo si sono interrotti gli interessi a proporre nuovi prodotti. I nostri clienti avevano i negozi fisici chiusi per cui hanno ridotto gli ordinativi tenendo conto del fatto che la clientela non acquistava make up. D'altronde il blocco psicologico causato dall'utilizzo della mascherina e la mancanza di socialità hanno avuto un forte impatto sugli acquisti che si sono ridotti. Il make up è sempre stato usato per uscire di casa e anche per andare in ufficio».L'orientamento dei prodotti è cambiato con la pandemia?«Nell'ultimo periodo quel che è andato di più è stato il mascara e tutti i prodotti dell'area occhi. In questo momento, avendo clienti che progettano a dodici mesi, stiamo lavorando molto sulle labbra. Sono convinti che l'utilizzo della mascherina vada a scemare e comunque i prodotti che stiamo sviluppando per le labbra sono tutti no transfer cioè non lasciano traccia una volta che ci si toglie la mascherina rimanendo stabili sulle labbra».Le cose sono cambiate rispetto a studi precedenti dove emergeva il fatto che in periodo di crisi la vendita dei rossetti esplodesse. «Direi proprio di sì. Il cosiddetto lipstick index, l'indice che metteva in evidenza quanto la vendita dei rossetti aumentasse nei momenti bui, in questo caso specifico è saltato. Ma quando in una socialità normale, il rossetto tornerà alla grande».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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