2019-08-11
La bella vita e le spese pazze di Gozi tra viaggi, ristoranti e hotel di lusso
Quando è stato sottosegretario ai rapporti con l'Ue, con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, i suoi rimborsi ci sono costati centinaia di migliaia di euro per le trasferte a Bruxelles e Strasburgo. Adesso sono problemi dei francesi.Il suo secondo mentore (dopo Romano Prodi), Matteo Renzi, giovanissimo presidente della Provincia di Firenze, venne soprannominato «Matteino spendaccino» a causa della sua passione per alberghi a 5 stelle, viaggi in business class e ristoranti di alto livello. Sarà per questo luminoso esempio che al Dipartimento delle politiche europee, quando hanno saputo che l'ex sottosegretario in quota Giglio magico, Sandro Gozi, era diventato un consulente del gabinetto di Édouard Philippe hanno stappato bottiglie di ottima acqua frizzante (dopo il passaggio di Gozi era impensabile trovare le risorse per acquistare Champagne), euforici all'idea che per almeno qualche mese il Ken di Sogliano al Rubicone (Forlì-Cesena) non l'avrebbero più rivisto per davvero. A Palazzo Chigi ricordano le marce forzate a cui molti sono stati sottoposti per andare a Bruxelles in giornata (partenza all'alba e ritorno a notte fonda) per non intaccare il tesoretto destinato alle trasferte del sottosegretario. Infatti ai fondi del dipartimento attingevano sia Gozi che gli altri dirigenti e funzionari dei 14 uffici di supporto tra strutture di missione e servizi di coordinamento. Ma secondo le fonti della Verità almeno il 70 per cento delle risorse comuni sarebbe stato prosciugato dalle trasferte del nostro. Negli uffici si tramanda l'imbarazzo di chi doveva autorizzare le note spese, prefigurando la lente della Corte dei conti. Il motivo? Il giovin signore ha sempre preteso, come Matteino spendaccino, voli in business class e alberghi a cinque stelle.Un giovanotto così elegante e ambizioso deve essere inorridito vedendo i membri del governo gialloblù esibire sui social biglietti di economy: roba da populisti.Al Dipartimento si favoleggia anche di una trasferta a Washington di Gozi e del suo staff. Il nostro presentò un preventivo che mandò in tilt l'amministrazione (il posto in business, prenotato all'ultimo, aveva un costo davvero esorbitante, qualcuno dice sopra i 6.000 euro) e dovette accettare di ridimensionare le proprie richieste. Il prodian-renziano di ferro, pur con una delega non particolarmente ambita - tenere i rapporti tra l'Italia e l'Ue, di questi tempi, è cosa complicata - è stato capace di spendere centinaia di migliaia di euro per i suoi viaggi da e verso Bruxelles e Strasburgo. Il costo complessivo delle fatture pagate sotto il suo regno per i viaggi al tour operator Cisalpina è stato di 461.577,82 euro. Il che significa che, se l'intero ammontare fosse stato speso in biglietti aerei, calcolando (fonte skyscanner.com) il prezzo medio di 150 euro per la tratta Roma-Bruxelles o Roma-Strasburgo, Gozi e i suoi avrebbero inanellato 1.538 viaggi in aereo (andata e ritorno) in 1.554 giorni di sottosegretariato (dal 28 febbraio 2014 all'1 giungo 2018).In realtà le note spese comprendevano anche altre voci, come vitto e alloggio. Almeno per il sottosegretario.Il 70 per cento del conto della Cisalpina vale circa 320.000 euro, che significherebbero 200 euro di diaria per ogni giorno di permanenza di Gozi al governo, compresi Natale e Ferragosto. Ma in realtà gli spostamenti sono stati molti meno e la spesa quotidiana molto superiore.Uno degli hotel preferiti dal consulente del governo francese è l'Amigo di Bruxelles della catena Rocco Forte.La suite migliore dell'albergo, la Armand Blaton di 180 metri quadrati, prende il nome dal fondatore dell'hotel e ha a disposizione una grande terrazza con lettini prendisole e vista sui tetti della città. Nella sala da pranzo sono appesi dipinti della collezione della famiglia Blaton. Vi sono anche una cucina privata e un grande salotto con pavimenti in legno e un caminetto. Il bagno in marmo è decorato con mosaici rossi e verdi.La presidential suite Rene Magritte ovviamente rende omaggio a uno degli artisti belgi più celebri ed è decorata con vivaci colori e stampe in stile Magritte. All'interno litografie originali di opere dell'artista quali l'uomo con la bombetta e la colomba tra le nuvole. Queste sono le camere esclusive, anche se, per esempio a metà settembre, quando riprenderanno i lavori del parlamento europeo e della commissione, anche le altre avranno tariffe considerevoli. Per la notte una stanza matrimoniale uso singola, sul sito Booking, viene venduta a 388 euro, una executive a 589, una junior suite a 708, una suite classica a 986 euro. Da grand gourmet il premiato ristorante dell'hotel, il Bocconi, dove è possibile degustare battuto di manzo «Holstein» al tartufo (22 euro), insalata russa d'astice (24), linguine all'astice (per due, 72 euro), ravioli «cacio e pepe» con tartare di gamberi rossi (33), rombo, puré di patate e tartufo (39), filetto di manzo «Rouge de Flandre» con caponata siciliana (39). Un menù degustazione viene proposto a 80 euro senza vini.Tra le carte dei pagamenti effettuati dal dipartimento si trovano altre spese riconducibili al Gozi globe-trotter. Durante la sua reggenza, il Dipartimento ha pagato all'Antica edicola di Roma, nel triennio 2016-2018, ben 5.660 euro di giornali e riviste, malgrado il Governo abbia una ricchissima e aggiornatissima rassegna stampa nazionale e internazionale a cui attingere. Tra i conti rimborsati da Palazzo Chigi ce n'è uno delle Grotte del Piccione dell'importo di 1.295,46 (riferito all'anno 2016). Il ristorante si trova in via della Vite, 37 a pochi passi dalla famosa scalinata di Piazza di Spagna e via dei Condotti. «Il locale è aperto tutti i giorni con una cucina internazionale, arrivi giornalieri di pesce fresco e pizzeria con forno a legna a pranzo e a cena. In estate è possibile mangiare all'aperto nella terrazza esterna» si legge su Internet. Per chi fosse poco avvezzo alla movida capitolina, il locale - spiega il sito - «nell'elenco dei luoghi simbolo della dolce vita romana […] occupa un posto speciale». Ci sono passati, oltre a Gozi, Pier Paolo Pasolini, Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, Gregory Peck, Brigitte Bardot, Tyrone Power e i più celebri attori italiani da Ugo Tognazzi a Claudia Cardinale. In Piazza di Spagna, però, almeno per qualche mese, dovranno rinunciare alla presenza del ricciolino romagnolo. Nei prossimi mesi sarà impegnato a redigere la guida dei migliori locali della Ville Lumière.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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