2023-02-08
L'esercito arruola esperti cyber per prepararsi alla guerra ibrida
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Pochi giorni fa la difesa ha pubblicato il secondo dei tre bandi di concorso a nomina diretta «per il reclutamento di ufficiali in servizio permanente nell’ambito dei settori cyber e spazio». E' una risposta dell'Italia all’esigenza di colmare il divario tecnologico con gli altri stati dopo i continui attacchi degli ultimi mesi. C’è stata una piccola grande rivoluzione nelle nostre Forze Armate, un cambio che va di pari passo con il mutamento degli scenari internazionali e con una sempre più crescente attenzione al mondo della cybersicurezza. Pochi giorni fa, infatti, la Difesa ha pubblicato su Portale del Reclutamento (inpa.gov.it) e su Home Page Concorso (difesa.it), il secondo dei tre bandi di concorso a nomina diretta, previsti per l’anno in corso, «per il reclutamento di ufficiali in servizio permanente nel ruolo normale dell’Esercito, tra cui sono ricompresi i posti orientati a soddisfare le esigenze interforze nell’ambito dei settori cyber e spazio». In sostanza l'Italia ha deciso di prepararsi al concetto di guerra ibrida in linea con la strategia adottata in questi anni dagli Stati Uniti. Già dalla primavera scorsa, pochi giorni dopo l’invasione russa in Ucraina, la Cisa (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency), aveva rilasciato una serie di allarmi insieme all’Fbi e alla Nsa, l’Agenzia per la sicurezza nazionale sui rischi degli hacker russi e aveva al contempo incoraggiato «tutti i proprietari di infrastrutture critiche a identificare le vulnerabilità, istruire il personale sulla corretta igiene informatica e implementare un piano di risposta agli incidenti, a cominciare dalla preparazione del personale come anche nel rapporto sia con i media sia con i social». Ma allo stesso tempo la decisione di reclutare nuovo personale specializzato dà seguito al Dl Aiuti sul tema della «difesa attiva» del settembre scorso, che prevede l'obbligo di notifica di tutti gli eventi «ai danni dei soggetti facenti parte del già esistente perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, anche se non riguardano direttamente beni specificamente inseriti nello stesso perimetro», in modo da avere un quadro «puntuale e aggiornato» su tutti gli eventi in corso nello stesso momento. Non solo. La scelta di incrementare l’arruolamento di personale specializzato tra le fila dell’esercito è una risposta all'esigenza di colmare il tecnologico con gli altri paesi per fronteggiare un incremento degli attacchi, come si è notato anche negli ultimi giorni. «Il nuovo bando della Difesa per il reclutamento di Ufficiali in servizio permanente nel settore cyber è un ottimo segnale. A pochi mesi dalla codificazione della Quinta dimensione del cyberspazio nella dottrina bellica statunitense, l’Italia si prepara al concetto di guerra ibrida» commenta Pierguido Iezzi di Swascan del gruppo Tinexta. «Le forze armate si mettono così in prima linea sul tema della difesa attiva, ben delineata nel DL Aiuti che autorizza l’attacco a infrastrutture informatiche ostili in altri Paesi, e rispondono all’esigenza di colmare il divario tecnologico per far fronte alla crescita esponenziale degli attacchi avvenuta nell’ultimo anno. Ancora una volta, infine, la carriera militare si dimostra altamente professionalizzante, fornendo una concreta opportunità a chi intraprenderà questa carriera di trovare esperienze altamente qualificate al termine dell’esperienza militare». Questo bando segue quello pubblicato nel mese di gennaio per gli Ufficiali nel ruolo normale dei Corpi della Marina Militare la cui chiusura è prevista il prossimo 13 febbraio; il successivo riguarderà gli Ufficiali a nomina diretta dell’Aeronautica per un totale di 64 posti. Nello specifico per questo secondo bando dell’Esercito, si tratta di 22 posti da Tenente nel ruolo normale del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito, da impiegare nei domini cyber e spazio della Difesa. Come noto, ormai gli attacchi ransomware hanno finalità economiche per la cybergang che li mettono a segno. L’obiettivo è estorcere più denaro possibile dalle vittime, ma allo stesso tempo alcuni attacchi a determinati obiettivi istituzionali degli ultimi giorni possono rappresentare strumenti di guerra ibrida. La hybrid warfare è una strategia che combina diverse operazioni e modalità di intervento contro un avversario con lo scopo di arrecare i maggiori danni possibili in ogni campo, non solo fisici, economici e strutturali ma anche diplomatici, legali, informativi e di influenza dell'opinione pubblica. E’ quella teorizzata da Valery Gerasimov, una teoria che prevede di attaccare l'avversario non solo sul piano militare ma anche su quello economico, cognitivo, tecnologico e informatico facendo ricorso a procedure non convenzionali. Anche gli attacchi cybernetici rientrano in questo campo. L’Italia, forse, ha deciso di farsi trovare pronta.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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