2023-08-06
Kiev minaccia 6 porti russi e litiga con l’Onu
Il ponte di Kerch, che collega la Crimea alla Russia (Ansa)
Dopo l’attacco a una nave militare, colpita una petroliera: «Gli attracchi sul Mar Nero sono zone a rischio guerra». Ma le Nazioni Unite avvisano: «Evitare un’escalation». Reazione piccata degli invasi: «Guterres avvocato del diavolo». Trattative oggi a Gedda.A quasi 530 giorni dal suo inizio, la guerra in Ucraina si intensifica in mare: e pare sarà sempre più così. Questo, almeno, lascia intendere la diffusione di un avviso delle autorità marittime ucraine. Si tratta di una nota secondo cui, a partire dal giorno 23 agosto, i porti russi sul Mar Nero saranno ritenuti da Kiev «zone di rischio bellico». L’avviso, emesso sulla base dell’Ordine n. 5 delle Forze navali ucraine e datato 4 agosto, è stato diramato dal Servizio idrografico di Stato ucraino con riferimento alle «rade interne ed esterne dei porti di Anapa, Novorossiysk, Gelendzhyk, Tuapse, Sochi e Taman».Rafforza il peso di questa comunicazione il fatto che sia circolata poche ore dopo l’attacco notturno alla petroliera chimica russa Sig, vicino al ponte di Crimea, nel Mar Nero. La nave, che trasportava carburante per le truppe di Mosca, navigava nello Stretto di Kerch ed è stata colpita da un drone, un natante ucraino a pilotaggio remoto, come mostra pure un video diffuso in rete. L’attacco ha paralizzato temporaneamente anche il traffico sul ponte di Kerch, che collega la penisola di Crimea alla Russia. Il Moscow Times, citando Vladimir Rogov, funzionario installato dal Cremlino nella regione ucraina di Zaporizhzhia, ha riferito che diversi membri dell’equipaggio sono rimasti feriti a causa di vetri esplosi, ma tra gli 11 membri dell’equipaggio non ci sono vittime. Si tratterebbe, sempre secondo i media di Mosca, della chimichiera già oggetto di sanzioni americane per aver fornito carburante alle forze russe accorse in aiuto a Bashar al-Assad durante la guerra in Siria; ciononostante, sul ponte che collega la Crimea al territorio russo è stato riaperto il traffico dopo che era stato sospeso per circa tre ore nel timore di attacchi.L’attacco alla Sig segue di poco quelli al porto di Novorossiyrsk - il principale porto petrolifero russo sul Mar Nero, che esporta circa 600.000 barili al giorno - e alla grande imbarcazione anfibia russa Olenegorsky Miner. Commentando quest’ultimo, il capo del servizio di sicurezza ucraino (Sbu) Vasilij Maljuk, ha detto che trattasi di «attacchi condotti nelle acque dell’Ucraina» e dunque «sono perfettamente legali». Nella direzione di uno scontro sempre più marittimo e navale va anche la dichiarazione del consigliere capo dell’ufficio di presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, che ieri ha chiesto altre «forniture» militari all’Ucraina, riferendosi agli «ultimi avvenimenti nel Mar Nero» e alla «rapida distruzione» delle attrezzature anche «militari navali» di Mosca.Intanto Mosca in serata annuncia di aver intercettato e respinto, costringendolo a un’inversione a U, un «drone da ricognizione MQ-9A Reaper dell’aeronautica americana« mentre volava sulle acque del Mar Nero. Ovviamente l’attacco alla petroliera è stato duramente criticato sia dal ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha parlato di «attacco terroristico», sia dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, Dmitri Medvedev, che ha accusato Kiev di cercare la «catastrofe ambientale», lasciando intendere che Mosca - che ieri sul Mar Nero dice di aver intercettato e respinto un drone americano - potrebbe rispondere con attacchi ai porti ucraini. Chi invece prova ad abbassare i toni è l’Onu. Farhan Haq, vice portavoce del segretario generale Guterres, è intervenuto per evitare una escalation invitando «le parti ad astenersi da qualsiasi retorica o azione che potrebbe ulteriormente intensificare il conflitto». L’invito non è affatto piaciuto al già citato Podolyak: «Non ricordo se il Segretario generale Onu abbia parlato dell’inammissibilità dell’escalation quando la Russia ha attaccato i porti ucraini di Odessa e sul Danubio». «Invece, quando l’Ucraina reagisce efficacemente», ha chiosato, «numerosi avvocati del diavolo» chiedono il cessate il fuoco parlando «dell’escalation del conflitto». Nonostante tutto questo, per un possibile piano di pace si lavora da ieri e lo si farà pure oggi al vertice di Gedda, in Arabia Saudita. Partecipano i rappresentanti delle potenze emergenti e di quelle occidentali con circa 40 Paesi, esclusa la Russia. Tra le presenze di peso svetta Pechino, presente all’incontro col suo inviato per l’Ucraina, Li Hui. Parigi è invece rappresentata da Emmanuel Bonne, consigliere diplomatico del presidente Emmanuel Macron. Il Brasile partecipa in presenza con il consigliere speciale della presidenza Ibrahim Abdul Hak Neto e in videoconferenza con l’incaricato speciale di Lula per l’Ucraina, Celso Amorim. Per l’Ucraina alla due giorni c’è Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente Zelensky. «Mi aspetto», ha dichiarato Yermak prima dei lavori, «che le discussioni saranno difficili, ma noi abbiamo la verità ed il bene dalla nostra parte». La speranza di Kiev è che si possa convergere sul piano di pace voluto dall’Ucraina, che intanto ha accolto bene la partecipazione del già citato Li Hui; secondo il ministro degli Esteri Dmitry Kuleba, è un «super passo avanti». Lo stesso Zelensky guarda al summit saudita con fiducia.
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