2024-08-15
Kiev avanza: 12.000 uomini nel Kursk
Le truppe puntano su Belgorod. Volodymyr Zelensky annuncia una zona cuscinetto ma esclude «annessioni di territorio». Giallo su un blindato italiano distrutto da un drone russo.Mentre l’offensiva ucraina in Russia prosegue con circa 12.000 soldati, tra cui anche mercenari, penetrati nella regione di Kursk e rischia di estendersi in quella di Belgorod, in Italia ieri è scoppiata la polemica attorno al caso di un presunto blindato italiano utilizzato dai militari di Kiev proprio durante l’attacco a Kursk e distrutto da un drone kamikaze Lancet teleguidato dall’esercito russo.La notizia, diffusa dal ministero della Difesa russo, si è rivelata nel corso della giornata, una fake news grazie alle immagini di un video circolato in rete, dal quale è stato possibile verificare che il veicolo in questione non era un Mls Shield prodotto dall’italiana Tekne, ma un Roshel Senator, ovvero un mezzo blindato militare fabbricato dalla Roshel of Canada, un’azienda leader nel settore della produzione e fornitura di veicoli blindati per il trasporto sicuro con base a Brampton, in Ontario. Anche se i due mezzi sono simili per struttura e telaio, entrambi Ford, alcune differenze che possono aiutare nell’operazione di distinzione ci sono. Innanzitutto la presenza della torretta con la mitragliatrice sulla parte superiore che il Roshel Senator ha mentre gli Mls Shield sono stati progettati con una corazzatura in grado di resistere ai colpi delle armi leggere e ridurre gli effetti delle mine, ma non per trasportare armamenti. In secondo luogo, gli Mls Shield non appartengono a quei blindati forniti dall’Ucraina in uno dei tanti pacchetti di aiuti militari italiani, ma furono acquistati privatamente nel 2022 - undici in tutto e con l’autorizzazione del governo Draghi - da una fondazione dell’ex presidente ucraino Petro Poroshenko che decise poi di assegnarli a una brigata di paracadutisti impegnati nel Donbass. In ogni caso, fake news o no, la questione di come e dove l’Ucraina utilizzi il materiale bellico occidentale e in particolare italiano tiene ancora accesi i riflettori su questo tema. Nonostante le assicurazioni fatte a più riprese dai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto, secondo cui le nostre armi non devono essere impiegate per attaccare la Russia sul suo territorio, resta quantomeno complicato tenere sotto controllo quanto avviene al fronte e impedire a Kiev, una volta ricevute le armi di farne ciò che vuole.A Kursk, intanto, Kiev sembra raccogliere i primi frutti di quella che pare essere la strategia che ha portato l’esercito ucraino a invadere, di fatto, la Russia: indurre il Cremlino a far ripiegare alcune migliaia di soldati impegnati in Ucraina per difendere il proprio territorio e riequilibrare le forze sul campo di battaglia in termini sia di uomini che di equipaggiamenti che fin qui stava spostando le sorti del conflitto sempre più a vantaggio della Russia. A tal proposito ieri, il Wall Street Journal ha riportato la notizia secondo cui Mosca avrebbe già cominciato a spostare una buona parte delle sue truppe dall’Ucraina per contenere l’avanzata di Kiev nella regione di Kursk e impedire uno sfondamento anche a Belgorod, dove le autorità locali hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Anche da Lituania e Bielorussia hanno confermato lo spostamento delle truppe russe. Il ministro della Difesa lituano, Laurynas Kasciunas, a margine di un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha affermato che la Russia sta trasferendo verso il Kursk anche le unità militari di stanza nell’enclave di Kaliningrad, in un’operazione definita dal ministro lituano come una «forma di smilitarizzazione provocata dal coraggio dell’esercito ucraino», grazie al quale «il morale del popolo e delle forze armate di Vilnius è risollevato».Da Minsk, invece, il media locale Belnovosti ha fatto sapere che il presidente Aleksandr Lukashenko avrebbe dato l’ordine al proprio esercito di consegnare ai soldati russi, su espressa richiesta del Cremlino, equipaggiamento militare di vario tipo per venire meno alle perdite inflitte dall’improvvisa offensiva ucraina. Nel Kursk, dove si combatte in un’area compresa tra gli 800 e i 1.000 chilometri quadrati, Kiev continua ad avanzare e ieri la tv di stato ucraina ha mostrato le immagini di tre soldati che sostituiscono una bandiera russa con quella ucraina in un palazzo nella città di Sudzha. «Le nostre forze stanno facendo ulteriori progressi, nell’ordine di uno-due chilometri di avanzamento in zone diverse da questa mattina», ha riferito ieri sul suo canale Telegram Zelensky, «Oltre 100 soldati russi sono stati fatti prigionieri. Questo accelererà il ritorno a casa dei nostri ragazzi». Da Mosca, intanto, mentre si cerca una misura difensiva adeguata con la contraerea che ha abbattuto quattro missili tattici Tochka-U e 117 droni ucraini che avevano come obbiettivo quattro basi da cui partono gli aerei di guerra russi, è partita l’accusa all’Occidente: «L’Ucraina ha avuto carta bianca dai suoi curatori occidentali per le sue incursioni banditesche nelle regioni russe», ha inveito la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. «L’Occidente e i suoi fantocci a Kiev considerano gli ucraini come materiale spendibile a buon mercato per raggiungere i loro obiettivi e questo conferma la validità degli obiettivi dell’operazione militare speciale di Mosca, cioè denazificare e demilitarizzare l’Ucraina. Ciò che sarà sicuramente realizzato», ha continuato.Nel frattempo, Kiev ha annunciato l’intenzione di voler aprire corridoi umanitari nella regione presa d’assalto per garantire assistenza umanitaria e l’evacuazione dei civili che vogliono andare in Russia o in Ucraina. A renderlo noto è stata, al termine di un incontro con Zelensky, il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, il primo ministro Denys Shmyhal e il ministro degli Interni Ihor Klymenko, la vice premier e ministro per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, Iryna Vereshchuk, secondo cui le truppe ucraine stanno costituendo una zona cuscinetto sul territorio della regione russa di Kursk a scopo di autodifesa ed escludendo «anessioni di territorio». Una zona in cui dovrà essere garantita la fornitura di cibo, medicine e altri beni necessari alla popolazione civile.