2025-06-04
Tagli al welfare, addio all’austerità. La sinistra Ue e Uk: «Prima le armi»
Keir Starmer, vago sui finanziamenti al suo piano bellicista, ha già previsto sforbiciate agli aiuti per i disabili Il premier della Danimarca, alla guida del semestre europeo, rinnega il dogma del rigore per il militarismo.Si vis pacem, para bellum. Se vuoi la pace, prepara la guerra. Adesso tutti citano l’antico motto in latino, evocato da Keir Starmer per promuovere il suo piano di riarmo. Ma la saggezza dei Romani non stabiliva mica che, per essere pronti alle peggiori eventualità, si dovessero per forza sforbiciare le spese assistenziali.Nel Regno Unito, l’opposizione sta manifestando dei dubbi sulle coperture finanziarie per la nuova strategia militare inglese: passare dal 2,5% al 3% del Pil destinato alla Difesa, investire 15 miliardi di sterline nell’ammodernamento dell’arsenale nucleare, costruire carri, sottomarini, aerei, munizioni, droni guidati dall’Intelligenza artificiale, reclutare personale e istituire una specie di guardia nazionale a protezione delle infrastrutture chiave del Paese. Una postura bellicista che sarà necessario far digerire ai cittadini a colpi di propaganda. Anche nelle scuole. Soprattutto perché un fattore cruciale per alimentare il complesso militare-industriale britannico sarà rappresentato, nell’immediato, da 5 miliardi di tagli al welfare. Compresa una mannaia sull’assegnazione dei benefit ai disabili. Una misura draconiana. Molti parlamentari laburisti non sono disposti a votarla a Westminster, tanto che, in vista di un appuntamento chiave in Aula tra poche settimane, si starebbe valutando un ammorbidimento della linea del premier.Il Vecchio continente sta seguendo la stessa strada di Londra. Ma dopo anni di austerità, la retorica che accompagna il programma caldeggiato da Ursula von der Leyen - ReArm o Readiness 2030 - e che ha consentito, in Germania, una riforma costituzionale con la quale sono stati allentati i vincoli di bilancio per assicurare investimenti nella Difesa, gioca sulla cornice concettuale opposta a quella del gabinetto di Starmer. Finalmente - è il ritornello - l’Ue ha capito che di sola severità sui conti si muore ed è pronta a slacciare i cordoni della borsa. Mentre inaugurava il semestre di presidenza danese, il primo ministro di Copenaghen, la socialdemocratica Mette Frederiksen, ha sintetizzato questo nuovo manifesto della politica economica europea: «Abbiamo avuto in passato un ruolo di primo piano nel gruppo dei quattro frugali», ha ammesso, ricordando il circolo degli Stati rigoristi, gradito ai tedeschi e composto dalla stessa Danimarca, dalla Svezia, dall’Austria e dall’Olanda. «Ora lo avremo in un altro gruppo», ha promesso la Frederiksen, «perché i tempi sono cambiati e il mondo sta cambiando rapidamente». Contrordine, compagni. «Per me la cosa più importante è riarmare l’Europa ed è il mio punto di partenza e questa è la mia conclusione in tutte le discussioni». Un grosso mutamento di prospettiva, per le sinistre più solide e strutturate del continente: quella scandinava e pure quella d’Oltremanica. Ed è vero che, come ha sottolineato il premier danese, «se l’Europa non è in grado di proteggersi e difendersi il resto cade», incluse le misure assistenziali per i bisognosi; ma è legittimo sospettare che lo spauracchio dell’aggressione russa ai baltici e alla Nato sia, in realtà, il pretesto per imporre un’altra macelleria sociale. Miliardi spesi per foraggiare alcuni colossi industriali. Miliardi sottratti a ciò che rimane del welfare (poco). Accadrà nel Regno Unito, mentre a Bruxelles si discute della possibilità di dirottare i fondi di coesione. A Berlino, i 1.000 miliardi di debito sono stati approvati sia dalla Cdu, sia dalla Spd, sia dai Verdi, in cambio di qualche stanziamento per cause ambientaliste. E il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che da premier olandese è stato capofila dei frugali, lo ripete da tempo: si dovrà ridurre lo Stato sociale per sostenere lo Stato marziale. Dove non sono arrivate le gloriose «riforme», tra scure sulla sanità e aumenti dell’età pensionabile, arriveranno i venti di guerra.Resta un’ambiguità di fondo sulla causa che ha innescato la metamorfosi ideologica dei progressisti. Lo stato maggiore tedesco ha appena ribadito che la Russia potrebbe aggredire l’Alleanza atlantica entro il 2029: sta fabbricando 1.500 tank all’anno e sarebbe intenzionata a scagliarne una parte contro i baltici o contro la Polonia. Ieri Andrius Kubilius, il commissario europeo alla Difesa, ha lanciato un monito sull’«esercito russo con milioni di droni collaudati». Insomma, quella di Mosca - la cui ambasciata a Londra nega però ogni addebito - sarebbe una minaccia concreta e imminente, tale da rendere necessaria, urgente, la corsa agli armamenti. Al contempo, però, la Federazione viene descritta come una nazione sull’orlo del baratro. Dopo 18 pacchetti di sanzioni, nessuno riconosce che la strategia dell’Ue è stata fallimentare; anzi, c’è sempre un prossimo pacchetto che sarà quello decisivo. Le recenti incursioni ucraine ai danni dei bombardieri strategici russi e del ponte di Crimea, senza dubbio audaci e simboliche, vengono vendute quali prove della fragilità della Russia, o addirittura spacciate per il segnale di un capovolgimento di fronte. Delle due l’una: o l’Orso di Vladimir Putin si appresta a sbranarci, oppure è una bestia spompata. E allora, non c’è bisogno di fabbricare cannoni a spese dei disabili.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.