2025-05-10
        La Juve butta via un’altra occasione. La corsa alla Champions è un thriller
    
 
        Il centrocampista della Lazio Matias Vecino segna il gol del pareggio contro la Juventus (Ansa)
    
Dopo Bologna, i bianconeri si fanno rimontare anche dalla Lazio: l’espulsione di Kalulu rianima le «aquile» che pareggiano con Vecino all’ultimo secondo. E ora alla Vecchia Signora potrebbero non bastare sei punti.Un colpo di testa di Kolo Muani, un check del Var a due minuti dal novantesimo e un doppio miracolo di Di Gregorio in pieno recupero non sono bastati alla Juventus per vincere all’Olimpico contro la Lazio e fare un balzo, forse decisivo, verso la qualificazione alla prossima Champions League. Dopo 99’ ad alta intensità, dal punto di vista nervoso più che tecnico, lo scontro diretto per l’Europa che conta è finito 1-1, con un punto che tiene tutto aperto e lascia in bilico una corsa europea sempre più affollata e incerta. Per i bianconeri si tratta dell’ennesima occasione sprecata, dopo la sconfitta incassata a Parma e il pareggio subito in rimonta la settimana scorsa contro il Bologna. Sette punti in meno, di cui quattro in due scontri diretti, che possono costare caro alla formazione di Igor Tudor in questa delicata fase della stagione. Tra tutte le concorrenti per un posto Uefa, infatti, la Juventus è quella che ha la pressione maggiore di raggiungere il quarto posto, sia per blasone e prestigio, ma anche e soprattutto per evidenti questioni finanziarie, considerando il mancato incasso che ne deriverebbe. Con il risultato maturato ieri a Roma, la Vecchia Signora sarebbe ancora titolare del piazzamento Champions, pur essendo a pari punti con la Lazio - entrambe hanno 64 punti - ma in vantaggio negli scontri diretti rispetto ai biancocelesti, battuti 1-0 all’andata. Oltre agli scontri diretti, i criteri in caso di parità ntri diretti2) differenza reti negli scontri diretti3) differenza reti generale4) miglior attacco5) sorteggioTuttavia, a osservare con attenzione il risultato dell’Olimpico c’erano anche Roma e Fiorentina, impegnate lunedì rispettivamente contro Atalanta e Venezia, oltre al Bologna, battuto sabato a San Siro dal Milan e ancora in corsa. Il pareggio tra Juve e Lazio, guardando la classifica, ingolosisce in particolar modo i giallorossi, che in caso di successo a Bergamo scavalcherebbero in un colpo solo Juve e Lazio.A riacciuffare il pareggio per la formazione di Marco Baroni, è stato il solito Matias Vecino, uomo spesso decisivo in carriera nei minuti finali. Il centrocampista ex Inter, dopo aver sostituito Rovella al 65’, si è trovato nel posto giusto al momento giusto al 96’, ribadendo in rete il colpo di testa di Castellanos respinto da Di Gregorio. La partita, considerata l’elevata posta in palio, è stata carica di tensione, con ben nove cartellini gialli e un rosso a Kalulu al 60’ per un’ingenuità nei confronti di Castellanos, giudicata dal Var da espulsione. Le due squadre hanno giocato per tutto il primo tempo più con il freno a mano tirato, probabilmente per la paura di non perdere ed essere tagliati fuori dall’obiettivo stagionale con due turni di anticipo, che con lo slancio di chi voleva provare a vincere. A inizio ripresa, invece, è arrivato l’episodio che ha cambiato i piani dei due allenatori. Al 52’ Kolo Muani si è lanciato sul cross dalla sinistra di McKennie e di testa da due passi ha insaccato alle spalle di Mandas. Il vantaggio bianconero ha così imposto alla Lazio di alzare il baricentro e la pressione per rimettersi in carreggiata; mentre la Juventus si è affidata un po’ troppo alla gestione e alle ripartenze, con l’obiettivo di provare a chiuderla. Alla fine dei conti, per tutto quello che ha costruito, la squadra di Baroni non ha assolutamente demeritato il pareggio. Prima del tap-in decisivo di Vecino, infatti, la squadra biancoceleste aveva già sfiorato il gol con un palo colpito da Dia, su cui va detto è stata decisiva la deviazione di Di Gregorio, e un’ingenuità di Savona che aveva messo Castellanos a tu per tu con il portiere bianconero, obbligandolo praticamente al fallo da rigore, poi cancellato dal Var per un fuorigioco nell’azione di partenza. «Non molliamo mai, ci dispiace perché abbiamo commesso un errore in tutta la partita e l’abbiamo pagato caro. Faccio i complimenti alla squadra e al pubblico, ci dispiace, siamo consapevoli», ha commentato a fine gara Baroni. Tudor ha provato a nascondere la delusione per la mancata vittoria, la seconda dopo quella di Bologna, guardando il bicchiere mezzo pieno: «È stata una bella gara, ho fatto i complimenti ai miei giocatori nello spogliatoio. Dispiace sicuramente perché non abbiamo preso i tre punti. Prendiamo questo punto e guardiamo alle prossime due partite con fiducia». Il tecnico croato, alla sua sesta partita sulla panchina della Juve dopo esser subentrato a Thiago Motta, ha anche analizzato: «Cosa manca alla Juve per tornare grande? Non posso commentare cosa sarebbe successo, se fossi arrivato dalla preparazione. Con 2-3 pezzi si può avere una squadra di altissimo livello. Perché già così è una squadra forte al netto delle assenze». La Juventus è ora obbligata a ottenere sei punti nelle prossime e ultime due partite di campionato: il 18 maggio allo Stadium contro l’Udinese e il 25 maggio al Penzo di Venezia, contro la squadra di Eusebio Di Francesco che potrebbe trovarsi ancora in corsa per la salvezza. Sei punti potenziali che proietterebbero i bianconeri a quota 70 e che potrebbero anche non essere sufficienti per qualificarsi alla prossima Champions League.
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci
        Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)