2025-10-30
Maxi operazione nella favela di Rio: oltre 130 morti
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Parla Gaetano Trivelli, uno dei leader del team Recap, il gruppo che dà la caccia ai trafficanti che cercano di fuggire dalla legge.Le favelas di Rio sono un dedalo di strade a tratti impenetrabili. Salite infinite con sbarre e barricate, anche di cemento armato. E di minacce che possono arrivare da ogni angolo. Come è successo nelle ultime ore, quando è scattata una maxi operazione per arrestare alcuni trafficanti. Un’operazione pianificata da tempo dalle forze di polizia e che, in breve, si è trasformata in una vera e propria guerra che ha lasciato morti sul campo, secondo le ultime stime, 125 criminali e quattro poliziotti. Tra gli uomini che hanno preso parte all’operazione anche Gaetano Trivelli, con un passato nei paracadutisti e nella sicurezza privata. Poi il fascino del Brasile e la voglia di continuare a cercare il male là dove è più forte: in quei sentieri di nidi di ragno dove i traffici illeciti si mischiano alla povertà assoluta, diventando una miscela esplosiva. Oggi Trivelli è a capo dell’equipe Bravo della Divisione di ricerca e cattura, quella che, appunto, si mette alla caccia dei trafficanti e di chi li sostiene. «Avevamo un mandato di arresto per cinquanta trafficanti della fazione del Comando Vermelho» - racconta Trivelli alla Verità - «Dal Covid, fino a un mese fa, era proibito fare operazioni per la polizia ed è il motivo per cui in quella favelas erano arrivati anche dei ricercati da altri Stati». Così è iniziata l’operazione. Non appena le forze di polizia sono entrate nel quartiere, però, sono state bersagliate da diversi droni, alcuni dei quali muniti di esplosivi. Una novità. «Solitamente» - racconta Trivelli - «i trafficanti li usavano per monitorare, ora però c’è stato un salto di qualità». Entrare nelle favelas è complesso, soprattutto quando hai addosso parecchi chili di equipaggiamento. Ma lo diventa ancora di più perché spesso le gang si affidano agli abitanti, che compiono segnalazioni tramite Whatsapp sull’arrivo della polizia. Come se ciò non bastasse, ora ci sono anche degli «influencer» che fanno proselitismo sui social. Tra loro anche una ragazza. Una delle sue ultime immagini da viva la ritrae con una canna in bocca. Quella da morta, invece, con una mimetica e parte del volto spappolato. «Ci troviamo in uno scenario di guerra. Dobbiamo fare come i soldati in Ucraina, che si mettono al braccio le fasce colorate per farsi riconoscere». Perché le favelas sono diventate ormai questo. Un regno del caos sempre più difficile da governare, anche perché Lula, che poi si è detto inorridito per i morti, ha deciso di guardare altrove. Per riuscire a compiere operazioni totalmente efficaci, infatti, sarebbe necessario anche l’intervento delle forze armate, come Marina ed Esercito, che hanno mezzi blindati più adatti a questo scopo. Ma il presidente del Brasile li nega. Tanto che il governatore di Rio de Janeiro, Claudio Castro, ha dovuto prendere in autonomia la decisione di questa operazione. «La polizia», spiega Trivelli, «è adatta a combattere lì, siamo addestrati per questo. Però le altre Forze armate con i loro mezzi potrebbero davvero fare la differenza». Ma il potere centrale sembra guardare altrove. Sembra che gli importi poco o nulla dell’illegalità che regna nelle favelas. «Abbiamo operato in un’area estesa e abbiamo incontrato una resistenza incredibile», prosegue Trivelli. Gli scontri sono iniziati la mattina e sono andati avanti per tutto il giorno, proseguendo fino alla notte. Il giorno dopo, a Rio, per le strade non c’era nessuno. Sparito il traffico caotico del mattino. Sparita la sua anima. Colpita ancora una volta dai trafficanti, che hanno scatenato, per gestire meglio la guerriglia, anche i teppisti che si sono messi a rubare macchine e moto. Tutto serviva per creare un diversivo. Una trappola. Utile per eliminare la polizia. «Ma ci addestriamo per questo», conclude Trivelli. Che dopo aver concluso l’operazione, si stava già dirigendo al lavoro.
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