2023-11-28
Joseph Strickland: «Ho difeso la fede e il Papa mi ha rimosso»
Papa Francesco e, nel riquadro, l'ex vescovo di Tyler Joseph Strickland (Ansa)
Il vescovo Usa cacciato dalla sua diocesi: «Hanno pesato le mie parole su aborto e gender. Alcuni cardinali “influencer” spingono per una certa agenda, e Bergoglio li ascolta. Il rischio scisma c’è, ma la colpa non è certo di chi vuol mantenere intatta la dottrina».Una nota della Santa Sede dello scorso 11 novembre annunciava la decisione del Papa di «sollevare» dal governo della diocesi di Tyler (Texas) il vescovo Joseph Strickland. Il provvedimento, durissimo, ha scioccato molti sia per modalità che per motivazioni. Il prelato ne parla in questa intervista esclusiva e va al cuore di molte questioni nevralgiche per la Chiesa e i fedeli.Eccellenza, come è avvenuto il suo allontanamento e perché?«Sono stato convocato qualche giorno prima dell’annuncio ufficiale presso la nunziatura di Washington dal nunzio apostolico (il cardinale Christophe Pierre, ndr) il quale mi ha comunicato che il Santo Padre aveva preso la sua decisione e mi chiedeva di dimettermi. Ho risposto che, per l’impegno di pastore verso il mio gregge qui a Tyler, non potevo dare le dimissioni ma che avrei rispettato la decisione del Santo Padre. Il nunzio ha ribadito che la decisione era stata presa e che sarei stato “rimosso”: ha usato questa parola, sebbene nella nota vaticana sia scritto “sollevato”. Leggendo un testo mi ha poi espresso le preoccupazioni che erano state sollevate; ho chiesto una copia del documento ma non mi è ancora arrivata; immagino sia dovuto alla festività del Thanksgiving intercorsa nel frattempo».Di quali preoccupazioni si trattava?«Mancanza di comunione con i confratelli dell’episcopato statunitense, mancanza di supporto al Sinodo sulla sinodalità e mancanza di implementazione di Traditionis Custodes (il motu proprio del 2021 con cui Francesco limitava la Messa antica, ndr). Ma, onestamente, penso che tutto sia riconducibile alla mia resistenza verso certe cose che accadono in Vaticano e certe dichiarazioni che a mio avviso contraddicono o quantomeno confondono il deposito della fede. Io non ho seguito il “programma” e ne vado fiero: sono orgoglioso di stare dalla parte della verità di Cristo. Nonostante la tristezza per la rimozione, resto gioioso nella fede in Gesù Cristo e sono felice di far parte della Sua Chiesa e di essere, da sacerdote e vescovo, un successore degli apostoli. Vero che qualche volta alcuni cattolici eccedono nel fervore apparendo poco rispettosi nei toni, ma preferisco vedere fervore e gioia immensi nel condividere il tesoro che abbiamo da offrire. Come dice papa Francesco: dobbiamo andare alle “periferie” e portare la bella notizia di Cristo».Da chi viene il «programma» a cui lei fa riferimento?«Dal Vaticano. È certamente supportato dal Papa, ma non è solo il suo programma; le persone che gli stanno intorno stanno spingendo su certe questioni, sulle quali io dico: restiamo aggrappati alla pienezza della verità che è Gesù Cristo».Sulla sua rimozione avrebbero quindi influito le posizioni che lei ha espresso su temi quali l’aborto, la benedizione delle coppie omosessuali, il gender?«Si, è quello che penso».Eppure, papa Francesco loda spesso la parresia, cioè la franchezza nella predicazione cristiana: perché la sua non è stata apprezzata?«Perché non segue la corrente. Le faccio un esempio su un principio chiave: la sacralità della vita, anche di quella del nascituro, è una questione preminente che va supportata e promossa. Ora, ci sono politici americani che si proclamano cattolici ma si adoperano con forza a favore dell’aborto, appoggiando leggi con cui si toglie la vita ai bambini non ancora nati. Sostenere tali politici è contraddire questo principio fondamentale. Ci sono vescovi “tiepidi” sul tema che mi accusano di parlare solo di questo: non è affatto così ma penso che la violazione di questo principio si irradi nelle guerre, nel traffico di esseri umani, nei problemi di droga e violenza. Perché quando non rispettiamo la vita che Dio ci ha dato nei confronti della creatura più innocente, il nascituro, allora abbiamo un problema sia come società che come Chiesa. Tergiversare sull’aborto, dicendosi contro ma poi accogliendo chi lo avalla con azioni e parole, è una mancanza di parresia che danneggia la testimonianza della buona novella che è Cristo. Mi dispiace di essere stato rimosso ma non mi dispiace di aver detto quello che ho detto poiché penso che dobbiamo essere molto chiari: sempre pieni di gioia e speranza ma chiari, come lo era Cristo. Oggi temiamo che la gente ci volti le spalle ed è proprio ciò che accade perché non annunciamo abbastanza chiaramente chi è Gesù Cristo e cos’è la sua Chiesa».Lei ha parlato di forze che vogliono cambiare il Vangelo: riguardo a cosa?«Il primo capitolo della Lettera ai Romani indica chiaramente la lista dei peccati da non fare: l’attività omosessuale - che, attenzione, non è la tendenza o l’attrazione verso persone dello stesso sesso, la quale non è immorale - rientra tra questi. Ma ci sono persone vicine a papa Francesco che sostengono che questo va cambiato e che la Chiesa si è sbagliata per duemila anni. Ebbene, io rifiuto l’idea che lo Spirito Santo abbia guidato la Chiesa per tutto questo tempo nella direzione sbagliata e che ora sia arrivato il momento di ignorare il testo di San Paolo perché definisce la pratica omosessuale un peccato da respingere. Io credo che invece dobbiamo guardare al deposito della fede, alle Scritture e a quello che sappiamo da sempre. Certo, ci sono stati comportamenti ingiusti e poiché tutti vanno trattati con rispetto dobbiamo correggere gli atteggiamenti sbagliati, ma il fatto che certe persone non siano state rispettate non può cambiare la verità. Dire che l’unione tra due persone dello stesso sesso è equiparabile al matrimonio tra un uomo e una donna aperto alla vita, semplicemente significa non dire la verità. Alle generazioni future abbiamo il dovere di dire la verità: che il matrimonio, anche se riguarderà pochi, sarà il tesoro che permetterà alla società di sopravvivere».Quando dice che ci sono forze che influenzano il Papa a chi si riferisce?«A numerosi cardinali. Sebbene il cardinale Parolin abbia chiarito che il matrimonio omosessuale e l’ordinazione sacerdotale femminile sono questioni non negoziabili, c’è chi lo ha contraddetto, sia in Germania che al recente Sinodo sulla sinodalità, dove molti hanno parlato in difesa della verità del Vangelo e del deposito della fede ma dove ci sono state anche molte pressioni. Papa Francesco amministra il governo mondiale della Chiesa, un lavoro enorme che supera le capacità umane, e ha bisogno di appoggiarsi ad altre persone: penso che quelle su cui si appoggia, con le loro affermazioni contraddicano l’insegnamento della Chiesa. Ci sono molti “influencers” tra cardinali e altri funzionari vaticani, i quali spingono per una certa agenda. E il Papa li ascolta».Questo spiega perché, mentre lei è stato rimosso, sono ancora al loro posto vescovi americani connessi allo scandalo McCarrick (l’ex cardinale e arcivescovo di Washington dimesso dallo stato clericale a seguito dei suoi abusi su minori, ndr) o vescovi tedeschi che non sembrano molto obbedienti al Papa su questioni dottrinali quali il sacerdozio femminile e le unioni omosessuali?«Direi di si. Io mi sono messo di traverso rispetto a funzionari chiave e certi cardinali, per i quali non era tollerabile che restassi alla guida della diocesi, perché non ho taciuto come mi avevano intimato di fare. La Chiesa è guidata dallo Spirito Santo ma è una organizzazione composta da uomini in cui la politica gioca un ruolo: io sono troppo schietto e penso che con il mondo in queste condizioni dobbiamo essere trasparenti nel mostrare Cristo e l’insegnamento della Chiesa, incoraggiando la gente a seguirlo».Molti si chiedono perché Francesco non intervenga quando vescovi e cardinali da lui stesso nominati dicono cose che sembrano contraddire il deposito della fede. Secondo lei?«Nella Chiesa capita che, per vari motivi, persone vicine al pontefice lo dissuadano dall’intervenire nei confronti di chi contraddice la fede. Non accade solo con Francesco: ricordo che McCarrick fu fatto cardinale da Giovanni Paolo II perché alcune persone che circondavano il pontefice erano corrotte e volevano al potere McCarrick, che li riempiva di dollari o li ricattava. Sono fatti noti. Penso che l’influenza esercitata da alcuni che sussurrano all’orecchio di Francesco spieghi molto di quello che accade nella Chiesa oggi. Non sono un esperto di ambienti vaticani ma è chiaro che si tratta di un’istituzione complessa, con una burocrazia che molti papi hanno provato a cambiare. Certe dichiarazioni fatte poco prima di morire dal cardinale Pell - che lavorò a stretto contatto con papa Francesco - erano molto forti e preoccupate riguardo la direzione che la Chiesa sta prendendo. I suoi stessi sforzi contro la corruzione in ambito finanziario furono ostacolati da chi non voleva veder saltare i propri piani».Tra questi «influencer» del Papa c’è una crisi di fede?«Questa è la domanda che molti fedeli si fanno e che mi faccio anche io. Certo, da cattolici che amano il Signore non sta a noi giudicare ma è anche vero che dobbiamo conoscere la verità e insegnarla alla prossima generazione; e riconoscere quando questi alti funzionari ecclesiali la contraddicono. Ne parlai cinque anni fa a un incontro con i vescovi e la mia conclusione è che alcuni non hanno fede o comunque credono in qualcosa di molto diverso. Ma la Chiesa è molto chiara, soprattutto sulle questioni morali».Invece assistiamo a una contrapposizione tra cattolici della morale e cattolici del sociale che riflette una divisione in atto anche a livello episcopale al punto che si sussurra della possibilità di uno scisma: ritiene esista veramente questo pericolo? «Un pericolo c’è. Ma anche su questo regna la confusione: lo scisma è un allontanamento dalla verità, di cui si presume che il papato e tutti i vescovi siano custodi. Anche la missione del Vaticano dovrebbe essere questa. Ora: nel passato gli scismi si sono verificati quando singoli individui hanno dissentito con l’insegnamento della Chiesa - pensiamo a Martin Lutero - mentre qui stanno accusando me ed altri di essere scismatici proprio perché difendiamo la verità e diciamo che non può essere cambiata. Come ha scritto San Paolo, anche se un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! “Scismatico” vuol dire separato dall’insegnamento del Papa, ma quando il Vaticano, apparentemente con il supporto di Francesco, insegna cose che contraddicono la fede, allora la parola “scismatico” assume un significato completamente nuovo. E io rifiuto l’idea che difendere la verità del Vangelo e la Parola di Dio sia essere scismatici».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson