2021-01-23
Iv vuole rientrare, ma c’è il veto di Pd e M5s
Parlamentari in rivolta contro Matteo Renzi. Teresa Bellanova, che in caso di pace verrebbe sacrificata, sabota le prove di dialogo. Il Vietnam ora si sposta al voto su Alfonso Bonafede, inviso pure ai voltagabbana. Intanto Bruno Tabacci va da Luigi Di Maio: «Sì al Conte ter solo se c'è il rimpastone».«Ci giochiamo tutto mercoledì sulla relazione di Bonafede. Noi votiamo contro, se hanno i numeri, abbiamo perso. Se vanno sotto, tornano da noi con la coda tra le gambe». Matteo Renzi lo dice chiaro e tondo, ai suoi parlamentari, riuniti fino a tarda notte in videoconferenza: il giorno della verità, per il futuro del governo guidato da Giuseppe Conte, e pure per quello di Iv, è mercoledì prossimo, quando il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, capodelegazione del M5s al governo, rischia di vedersi bocciare al Senato la sua relazione. Non arriveranno stavolta in soccorso i voti dei muratori che stanno costruendo, assai a fatica, la quarta gamba della maggioranza: «Le politiche del ministro Bonafede», spiega Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, senatrice e costruttrice della prima ora, «non mi vedono d'accordo, anzi sono molto perplessa». Torniamo a Italia viva, anzi sopravviva: l'ennesima riunione nella notte tra giovedì e venerdì ha fatto emergere con estrema chiarezza che la stragrande maggioranza dei parlamentari non è d'accordo con la linea di rottura imposta da Renzi. Anzi: a quanto risulta alla Verità, chi parla di cinque o sei dissidenti sottovaluta di molto il malcontento nei confronti dell'ex Rottamatore. La riunione sarebbe stata infatti un continuo susseguirsi di «andiamoci piano», «ci vuole cautela», «così finiamo alle elezioni», «io all'opposizione non ci vengo». Renzi per tranquillizzare i suoi, terrorizzati dall'idea del voto anticipato, avrebbe spiegato che anche il Pd non vuole le urne, perché con il partito di Giuseppe Conte in campo si ridurrebbero di molto i parlamentari dem eletti. Niente da fare: senatori e deputati renziani, ancora una volta, hanno fatto capire a Matteo che la corda più di tanto non si deve tirare, altrimenti addio. E così, ieri mattina, è stata diffusa una nota sottoscritta da tutti i parlamentari di Iv, che osservano «con preoccupazione lo stallo istituzionale di questi giorni, e ribadiscono con forza la necessità, già espressa nel dibattito parlamentare, di una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell'Italia per i prossimi anni. Deputati e senatori di Iv», prosegue la nota, «si muoveranno tutti insieme in modo compatto e coerente in un confronto privo di veti e pregiudizi, da effettuarsi sui contenuti nelle sedi preposte». Manco il tempo di inviare il comunicato, assai distensivo anche nei confronti di Conte, ed ecco che Teresa Bellanova contraddice lo spirito conciliante del documento (sottoscritto anche da lei) rimettendo sul tavolo la grana del Mes: «L'Italia», scrive la Bellanova su Facebook, «ha bisogno del Mes. Risorse da investire per dare respiro ai nostri medici e infermieri, al nostro personale sanitario, per rafforzare il sistema nel complesso, per assicurare ai cittadini le cure di cui hanno bisogno, nonostante l'emergenza Covid». La Bellanova è assai amareggiata, ha capito che in caso di riappacificazione tra maggioranza e renziani, non tornerà comunque a fare il ministro, ma dovrà cedere il passo a qualche collega di partito. Impensabile infatti che l'eventuale, già difficilissima ricomposizione tra la maggioranza e Renzi, che buona parte di Pd e M5s non vogliono più tra i piedi, comprenda il ritorno di Bellanova, Bonetti e Scalfarotto al governo. «Matteo li ringrazia sempre», conferma una fonte renziana, «ma non ha mai detto, e dico mai, che in caso di riappacificazione tornerebbero al loro posto». Torniamo ai costruttori: mentre l'inchiesta giudiziaria su Lorenzo Cesa e in qualche misura anche quella che vede indagato Nicola Zingaretti complicano il percorso, ieri Bruno Tabacci, leader del Centro democratico e capocantiere della costruzione della quarta gamba, ha incassato l'arrivo nel gruppo alla Camera di Renata Polverini e Carmelo Lo Monte, deputati del misto. Tabacci ha incontrato a Palazzo Chigi Luigi Di Maio. «La possibilità di rafforzare la maggioranza c'è», dice Tabacci al termine del colloquio con Di Maio, «ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto. Io penso che Conte sia l'unico punto di equilibrio di questa legislatura. Per concludere la crisi è necessario aprire a un ventaglio di forze più ampio. Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura ma credo che in Iv ci siano posizioni più concilianti. E poi c'è l'area dei liberaldemocratici di Forza Italia. Mercoledì», aggiunge Tabacci, riferendosi alla relazione di Bonafede, «c'è una prova del fuoco e si vedrà quali sono le intenzioni reali. L'alternativa sono le elezioni. C'è tempo fino a mercoledì e il Conte ter favorirebbe». I soliti maligni sottolineano che Tabacci ha incontrato Di Maio e subito ne ha sposato la linea: Conte si deve dimettere per favorire l'allargamento della maggioranza. Intanto, in Forza Italia, siamo al si salvi chi può: «Non reggiamo», confida un big azzurro, «le sirene del partito di Conte sono una tentazione fortissima. Chi è fuori dal cerchio magico pro salviniano se ne andrà, prima o poi».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)