2025-10-04
Italiani paralizzati, volano solo gli onorevoli velisti
Nonostante la bassa adesione dei lavoratori, sindacati e facinorosi provocano il caos, ma Scotto, Scuderi & C. rientrano da Tel Aviv senza problemi. Salvini: «Dalla Cgil una guerra politica». Ci sono 55 agenti feriti.Inseguendo l’effetto Sardine, Elly Schlein prova a trarre forza dalla piazza. Ma così facendo finisce a rimorchio di Landini e si intesta pure disordini e disagi.Lo speciale contiene due articoli.Antonio Tajani ci aveva parlato mentre erano all’aeroporto. «Stanno bene», riferiva ieri mattina il ministro degli Esteri, poi i quattro parlamentari che volevano vivere il brivido della Flotilla sono rientrati in Italia. In aereo, ovviamente, volo IZ 335 della Arkia Israeli Airlines atterrato a Fiumicino alle 13.45 con quasi 3 ore e mezzo di ritardo rispetto all’orario previsto.Un vero stress, poveri politici. Seppure confortati dal personale dell’ambasciata, quella lunga attesa prima di lasciare l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv deve essere stata logorante, nella fretta di volare verso casa sperando che il governo israeliano non cambiasse idea trattenendoli assieme alla ciurma. Ai quattro, ha precisato Tajani, «è stata riconosciuta l’immunità». «Non c’è stato alcun maltrattamento», assicura l’ambasciatore di Italia in Israele, Luca Ferrari.I quattro intrepidi, il senatore Marco Croatti (M5s), il deputato Arturo Scotto (Pd), gli eurodeputati Annalisa Corrado (Pd), e Benedetta Scuderi (Avs) sono stati accolti con baci e abbracci al loro rientro. In prima fila, oltre ai familiari, c’erano il sindaco di Roma Roberto Gualtieri («mentre la città è paralizzata da scioperi e manifestazioni non autorizzate che bloccano la vita dei cittadini e dei turisti», ha tuonato Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Assemblea Capitolina), la segretaria del Pd Elly Schlein, Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, il presidente dei senatori del Movimento cinque stelle, Stefano Patuanelli. «Siamo un po’ provati, ma siamo tornati e adesso il nostro pensiero continua ad essere a Gaza», si è premurata di dire la Scuderi con kefiah al collo. Per poi aggiungere: «Ci sono state delle violazioni», oggi racconterà i dettagli del loro fermo. Non andavano in gita a Gaza. Croatti ai giornalisti ha confidato: «Siamo tremendamente preoccupati per tutti gli italiani rimasti nel centro di detenzione. Noi abbiamo passato una nottata molto difficile, bisogna ora portare a casa tutti».Intanto a Roma ci sono solo loro quattro. Sui social due giorni fa era circolata una clip del pentastellato imbragato con un salvagente rosso, che più che drammatica risultava fantozziana: «Sono un senatore della Repubblica. Se state guardando questo video, sono stato rapito e portato via contro la mia volontà dalle forze israeliane», dichiarava. «Per favore, dite al mio governo di richiedere il mio rilascio immediato e di tutti gli italiani imbarcati».Feroci i commenti sulla pagina Instagram del Corriere della Sera che aveva riproposto il video. Da «Vi prego, tenetevelo» a «Scusate questo è più di un mese che è in barca…ma al Senato cosa fa? Ha preso ferie?», mentre un utente scriveva: «Siete imbarazzanti e state facendo tutto tranne che un’azione umanitaria».Gli israeliani hanno fatto partire subito, Croatti e colleghi, la Farnesina ne aveva chiesto la liberazione immediata. Intanto l’Italia era bloccata, impossibile muoversi per lo sciopero generale indetto a sostegno di chi si è ostinato ad avvicinarsi a Gaza. Stop di treni, autobus, metro, taxi, voli; caos in scuole, università, ospedali per le astensioni di ieri in nome della «salvaguardia dei principi supremi su cui si fonda la Repubblica: la pace, i diritti umani, il rispetto degli obblighi internazionali», recitava il comunicato della Cgil.I manifestanti hanno invaso anche la pista dello scalo di Pisa, provocando la sospensione dei voli. Se fosse capitato a Fiumicino, chissà quanto avrebbe tuonato l’opposizione per fare atterrare almeno l’aereo con a bordo i quatto «eroi» parlamentari. La situazione si preannuncia critica pure oggi, con la manifestazione programmata in diverse città italiane.«Ci hanno schedato e monitorato», raccontava appena sbarcato il senatore del M5s. «Ci hanno fatto montare su furgoni per andare in carcere, di nuovo prelevato per farci una fotografia, fatto firmare una dichiarazione per confermare che stavamo bene, poi ci hanno rimesso in un altro furgone». Fine dell’avventura, i cui protagonisti saranno ricordati meno delle figurine della raccolta a premi legata alla radiorivista I quattro moschettieri che ebbe tanto successo tra il 1935 ed il 1937.Una testimonianza raccolta da Repubblica riferisce di «inni patriottici e insulti» sull’aereo che riportava i parlamentari a Roma. Prima di decollare, l’assistente di volo avrebbe detto al microfono: «Ci sono con noi quattro persone a cui dobbiamo ricordare che Am Israel Hai», ovvero che il popolo di Israele vive. E tutti i passeggeri avrebbero applaudito, qualcuno chiedeva: «Perché non li abbiamo lasciati tornare a nuoto da Israele all’Italia?». L’account ufficiale di Fratelli d’Italia così commentava il rientro dei quattro: «Scortati in acque internazionali, tutelati attraverso i canali diplomatici e riportati a casa grazie all’impegno del governo. Eppure, la Flotilla e i tifosi del Pd continuano ad attaccare l’esecutivo».Stefano Benigni, deputato e vice segretario nazionale di Forza Italia, ha usato parole dure nei confronti del quartetto: «Sono provati, dicono. E infatti hanno abbandonato i compagni di avventura per tornare al più presto a casa. Non hanno ottenuto nulla per Gaza, nulla per i palestinesi, nulla per la causa che a parole dicevano di sostenere. La loro è stata soltanto una pagliacciata, costruita per avere qualche titolo sui giornali. Una messa in scena ridicola, che dimostra come la sinistra strumentalizzi tragedie e conflitti, utilizzandoli come strumento di propaganda politica».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/italiani-paralizzati-volano-onorevoli-velisti-2674153920.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-schlein-si-caccia-da-sola-nella-strada-senza-uscita-di-uno-sciopero-senza-senso" data-post-id="2674153920" data-published-at="1759549819" data-use-pagination="False"> La Schlein si caccia da sola nella strada senza uscita di uno sciopero senza senso Maurizio Landini esulta, i cittadini imprecano, il Pd si ritrova ancora una volta a recitare un ruolo da comprimario, spaccato al suo interno e oscurato dal leader della Cgil. È il succo politico di uno sciopero, quello di ieri, di cui gli italiani non ideologizzati, qualsiasi sia il loro orientamento rispetto alla questione palestinese, nel migliore dei casi non hanno capito il senso. Una manifestazione che dal punto di vista politico ha finito per relegare il Pd, ovvero il partito che dovrebbe costituire il pilastro della alternativa all’attuale governo, in un angolino del palscoscenico, acuendo al tempo stesso la frattura che esiste all’interno dei dem tra la sinistra radicale schleiniana e i sedicenti riformisti (dei quali non si ricordano riforme) che non hanno la stessa posizione dura e pura della segretaria, scesa in piazza al grido di «Free free Palestine». Ma per comprendere il motivo per il quale la Schlein si ostina a cavalcare piazze che dal punto di vista elettorale non producono nulla (basta vedere la brutta fine di Matteo Ricci nelle Marche, che ha passato l’ultima settimana di campagna elettorale a parlare più di Gaza che di Macerata) bisogna tornare indietro di sei anni. Novembre 2019, l’Emilia-Romagna è in piena campagna elettorale, la Lega vola, sembra proprio che Lucia Borgonzoni possa battere Stefano Bonaccini: sarebbe una catastrofe per la sinistra italiana. Un bel giorno, dal nulla, nasce il movimento delle Sardine, tutto in chiave anti Salvini. Ricorderete le piazze infuocate, la grande mobilitazione dei giovani, gli slogan anti Lega: secondo molti osservatori quell’idea contribuì in maniera determinante alla vittoria di Bonaccini, portando alle urne tanti giovani disinteressati alla politica. Nello stagno delle Sardine sguazzava la Schlein, che fu eletta in Consiglio regionale con una lista ecologista, dopo aver lasciato il Pd (era europarlamentare) quattro anni prima, per protesta contro la linea definita allora «di centrodestra» di Matteo Renzi, e divenne pure vicepresidente di Bonaccini. Bene, anzi male, la Schlein è rimasta convinta che basti portare la gente in piazza, qualunque sia il motivo, per recuperare elettori. Il problema è che all’epoca la Schlein era una indipendente di sinistra che rispondeva solo a se stessa, mentre ora guida un partito che dovrebbe essere di governo, e quindi di proposta oltre che di protesta. Ma niente da fare: a Elly i bagni di folla piacciono, anche se seguiti poi da docce gelate nelle urne. Ieri il protagonista assoluto delle manifestazioni è stato quindi Landini: il leader della Cgil, che si prepara alla candidatura in Parlamento, ha tentato di spiegare l’evidente contraddizione di uno sciopero convocato con un obiettivo totalmente estraneo alle logiche che dovrebbero guidare l’azione di un sindacato: «Sento la responsabilità», ha argomentato Landini, «di non lasciare ai giovani un mondo fatto di precarietà, guerra, profitto e competizione tra le persone. Allora, dobbiamo avere la capacità di ascoltarli, di stare assieme a loro, perché la domanda che ci arriva è di avere un futuro fondato non sulla guerra ma sulla pace, che sia fondato sulle possibilità di realizzarsi nel lavoro, di usare la loro intelligenza. Questo è compito anche di tutti noi». Parole cardinalizie, quelle di Landini, che ha risposto anche a Giorgia Meloni: «Mi sarei aspettata», aveva ruvidamente attaccato la premier, «che almeno su una questione che reputavano così importante non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì, perché il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme». «Siamo a un livello talmente basso», ha replicato Landini, «che non me lo sarei aspettato. La Meloni, non so se nella sua vita ha mai fatto uno sciopero, ma quando un lavoratore fa uno sciopero rinuncia allo stipendio, rinuncia alla paga. Lo sciopero è un grande atto di solidarietà, perché tu rinunci anche a un tuo stipendio per difendere i valori anche di qualcun altro. E si deve sapere che lo sciopero l’abbiamo fatto di venerdì perché c’è stato l’attacco alla Flotilla. L’abbiamo fatto immediatamente, in qualsiasi giorno fosse avvenuto noi l’avremmo dichiarato. È mancato invece il ruolo del governo: perché permettere a Netanyahu di fare quello che gli pare?». Se non fossimo di fronte a una tragedia umanitaria come quella di Gaza, verrebbe da ridere: cosa potrebbe mai fare Giorgia Meloni per fermare gli efferati crimini di Netanyahu? La stessa cosa che avrebbe potuto fare un premier di sinistra: assolutamente niente. Non vorremmo dare preziosi suggerimenti a Landini, ma magari scioperare contro il governo per i salari bassi, il caro-vita, il lavoro precario, potrebbe avere un senso, mentre la manifestazione di ieri un senso, se non strettamente di politica politicante, non ce l’aveva. Assist al bacio per Matteo Salvini, che ieri si è intestato il ruolo di sergente di ferro: «Solidarietà ai poliziotti feriti a Pisa», ha dichiarato il vicepremier, «mentre i manifestanti invadevano la pista dell’aeroporto, e a tutti gli agenti feriti nelle ultime ore durante gli scontri coi pro Pal a Bologna, Salerno e Firenze. E un pensiero a tutti i lavoratori e ai passeggeri danneggiati. Questi non sono scioperanti: sono delinquenti». La scritta «Salvini come Kirk» apparsa a Genova ha suscitato indignazione a destra, ma nessuna condanna da parte della sinistra. Anzi, una sì: il sindaco di Genova, Silvia Salis, ha parlato chiaro: «Genova vuole essere una città di pace», ha detto la Salis, «questi messaggi violenti e minacciosi non ci appartengono e li condanniamo con fermezza. Piena solidarietà al ministro». La Salis non ne sbaglia una: non a caso ha già nel mirino la candidatura a premier.
Maurizio Landini a Roma durante lo sciopero del 3 ottobre (Ansa)
Genova, blocco dei varchi portuali durante lo sciopero del 3 ottobre (Ansa)