2025-07-09
Il nuovo piano di Israele per Gaza: una mega «città umanitaria» a Rafah
Il progetto, rivelato dal ministro della Difesa ebraico Israel Katz, prevede di trasferire subito 600.000 sfollati e in futuro tutti i palestinesi della Striscia. Si entra solo dopo accurati controlli e non si può uscire. Scoppia subito la polemica.Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha rivelato di aver incaricato le forze di difesa israeliane (Idf) di preparare un piano per confinare l’intera popolazione di Gaza in una nuova «città umanitaria», sulle rovine di Rafah. Nell’annunciare la proposta, ha affermato che la città avrebbe inizialmente ospitato circa 600.000 sfollati che vivevano nel campo profughi di al-Mawasi, con l’obiettivo finale di trasferire l’intera popolazione civile della Striscia. Sottoposti a controlli di sicurezza prima di potervi entrare, una volta insediatisi nella zona ai palestinesi non sarà permesso andarsene. Per soddisfare la domanda aggiuntiva, verrebbero allestiti «altri quattro siti di aiuti umanitari, mentre l’Idf garantirebbe una zona cuscinetto attorno al campo», fa sapere The Jewish Chronicle, che si definisce il giornale ebraico più antico e influente del mondo. I campi diventerebbero così otto, come parte di un progetto di rafforzamento della frammentazione geografica e demografica a Gaza per «sostituire il controllo di Hamas» e permettere alla popolazione di «risiedere temporaneamente, deradicalizzarsi, reintegrarsi e prepararsi a trasferirsi, se lo desidera». Il piano di costruzione inizierà parallelamente al previsto cessate il fuoco di 60 giorni a Gaza, che si è cercato di negoziare anche nei colloqui tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L’Idf attualmente controllerebbe quasi il 70% del territorio della Striscia di Gaza. Katz ha sottolineato che la città sarà amministrata da organismi internazionali e non dalle forze di sicurezza di Israele (che manterranno il controllo a distanza), senza però specificare a quali organizzazioni si riferiva. Per le questioni umanitarie, il ministro sta cercando partner internazionali. Michael Sfard, un avvocato israeliano per i diritti umani, ha affermato che si tratta di «un piano operativo per un crimine contro l’umanità». Ha aggiunto: «Si tratta del trasferimento della popolazione verso l’estremità meridionale della Striscia di Gaza in preparazione alla deportazione al di fuori della Striscia». In una serie di post su X, Sfard ha anche sottolineato la natura contraddittoria dei nuovi piani, poiché il capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano Eyal Zamir aveva precedentemente affermato che «spostare la popolazione palestinese» non faceva parte delle loro operazioni militari e che l’esercito israeliano aveva affermato di non avere intenzione di «spostare i palestinesi dentro o fuori dalla Striscia». Invece, l’idea di Katz sembra proprio quella. Adnan Hussain, parlamentare indipendente del Regno Unito, condividendo lunedì l’immagine dell’articolo sul quotidiano Haaretz che dava notizia del progetto, aveva scritto: «Siamo nella fase del campo di concentramento. Le camere a gas saranno le prossime?», provocando forti reazioni nella comunità ebraica. Karen Pollock Cbe, amministratore delegato dell’Holocaust educational trust, ha dichiarato: «È scioccante sentire questi commenti da parte di un membro del Parlamento. È vergognoso usare l’Olocausto come un bastone per colpire l’unico Stato ebraico al mondo». Ha continuato: «Qualunque cosa si pensi di ciò che sta accadendo a Gaza, agitare lo spettro delle camere a gas, che furono usate per l’omicidio di milioni di ebrei mentre i nazisti cercavano di sterminare un’intera razza, è una grottesca distorsione dell’Olocausto e profondamente offensiva per i sopravvissuti, le loro famiglie e la memoria dei sei milioni di uomini, donne e bambini ebrei assassinati».Piani da 2 miliardi di dollari per la costruzione di campi denominati «aree di transito umanitario», per ospitare i palestinesi all’interno e possibilmente all’esterno di Gaza, erano già stati presentati all’amministrazione Trump e discussi alla Casa Bianca. E quando il presidente statunitense annunciò a febbraio che si sarebbe dovuto trasformare Gaza nella «Riviera del Medio Oriente», proponendo al fianco di Netanyahu «di trasferire forzatamente due milioni di residenti palestinesi in un “pezzo di terra buono, fresco e bello”, altrove», l’idea fu accolta «con favore da molti ministri di estrema destra» del governo israeliano, ricorda il settimanale The Week. Nel corso dei colloqui a Washington, il primo ministro ha ribadito il concetto: «Penso che il presidente Trump abbia avuto una visione brillante. Si chiama libera scelta. Se le persone vogliono restare, possono restare, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare […] Gaza non dovrebbe essere una prigione. Dovrebbe essere un luogo aperto».Amos Goldberg, storico dell’Olocausto presso l’Università ebraica di Gerusalemme, ha criticato duramente le affermazioni del governo israeliano secondo cui il campo di Rafah sarebbe una «città umanitaria» dove i civili palestinesi potrebbero vivere in sicurezza, lontani dalle operazioni militari contro i combattenti di Hamas.«Non è né umanitario né una città», ha spiegato il professore. «Una città è un luogo dove si ha possibilità di lavorare, di guadagnare, di stabilire relazioni e libertà di movimento. Ci sono ospedali, scuole, università e uffici. Non è questo che hanno in mente. Non sarà un luogo vivibile».L’intellettuale palestinese Sari Nusseibeh, figlio di una delle storiche famiglie di Gerusalemme, ieri sul Corriere dichiarava: «La realtà dei fatti prova che entrambi i popoli sono qui per restare. Nessuno espelle nessuno […]: l’unica alternativa resta parlarsi e trovare un compromesso».
Romano Prodi e Mario Draghi (Ansa)