2024-07-28
L’invito ai musulmani è: «Avanti col terrore»
Per paura di ritorsioni, si irride la fede cristiana ma non quella islamica. Così i violenti sono incoraggiati.«La più bella cerimonia della storia per la più bella competizione sportiva del mondo nel più bel Paese del mondo», ha esultato, largheggiando in superlativi il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. Si riferiva, ovviamente, al freak show che ha aperto i Giochi olimpici di Parigi (ma definire il proprio Paese come «il più bello del mondo» non è suprematismo?). «La nostra storia, le nostre battaglie, la nostra energia, la nostra creatività, la nostra diversità, le nostre parole, i nostri artisti, i nostri atleti, la nostra apertura al mondo», gli ha fatto eco Aurore Bergé, ministro delegato per la Parità tra donne e uomini e la Lotta contro le discriminazioni. Sorge però spontaneo un dubbio: l’islam non fa più parte della «nostra storia»? Chi in questi anni ha denunciato il cambiamento di popolazione e di civiltà in corso in Europa, ma in particolar modo in Francia, si è sentito rispondere che il Paese è sempre stato meticcio e che l’islam fa parte da sempre del Dna transalpino. Che fosse una palese menzogna lo certifica proprio lo spettacolo di venerdì: una messa in scena che ha chiamato in causa vari aspetti di quella che è o si crede che sia la storia francese, ma con una strana reticenza sull’inestimabile contributo musulmano alle vicende dell’Esagono. Poteva essere l’occasione per celebrare davvero l’appartenenza della religione islamica all’identità transalpina, magari sottoponendola al trattamento che lì ritengono sia giusto riservare ai culti: l’irrisione, la satira, lo sberleffo. Allora sì che avremmo certificato una volta per tutte questa simbiosi culturale. Eppure, stranamente, non si è visto nulla di tutto ciò. La ragione è facile da intuire: evidentemente gli organizzatori preferiscono avere al collo le piume di struzzo piuttosto che un coltellaccio. Uno dei verdetti politici che emergono dalla cerimonia di Parigi è in effetti che l’islam sembra avere in Francia un ufficio di reputation management più efficace di quello dei cristiani locali. Certo, una tale autorevolezza è stata raggiunta al prezzo di qualche centinaio di morti e di qualche testa mozzata, ma indiscutibilmente ha funzionato. I vescovi francesi ieri hanno timidamente protestato perché la cerimonia «ha purtroppo incluso delle scene di derisione e sberleffo del cristianesimo». Risultati concreti della protesta? Nessuno. Ovviamente qui non si sta deplorando il fatto che i cattolici di Francia non si facciano rispettare a colpi di stragi. Se nessuna fede ispirasse delle stragi e se nessuna forma malintesa di satira portasse a offendere le fedi altrui il mondo sarebbe un posto migliore. In attesa che ciò accada, dobbiamo tuttavia constatare che esiste una brutale legge della causa e dell’effetto che non può passare inosservata in certi quartieri in cui serpeggia l’islam radicale: tagliare teste ha funzionato. È palese. Lo hanno fatto per questo e hanno raggiunto lo scopo. Serviva a mettere sul tavolo l’avvertimento: «Con noi non si scherza». E con loro hanno smesso di scherzare. È anche un invito indiretto, ma chiarissimo, a rifarlo. Anche perché il destino di chi non taglia teste per affermare la propria fede è quello di finire trascinato in una melma «satirica» di fenomeni da baraccone. Per molti basterà come un virtuale invito ad affilare i machete.Giova ricordare, infine, che in Francia, negli ultimi anni, le chiese - spesso delle antiche e bellissime cattedrali che per ogni buon europeo hanno un valore identitario che prescinde dalla religione stessa - mostrano di patire una preoccupante tendenza all’autocombustione. Ogni tanto ne va a fuoco una, parliamo di decine di casi. Ovviamente i media si affrettano a precisare che «non c’è correlazione»: un impiegato sbadato lì, un cortocircuito là. Ma mai, neppure per scherzo, si può ipotizzare che si tratti di un rogo doloso. Eppure la statistica è inquietante: nello stesso periodo gli uffici postali o le paninoteche sono andati in fiamme con la stessa frequenza? C’è da dubitarne. Ecco, questo revival sbracato della laicità illuminista non mostrerebbe maggior forza e sicurezza di sé prendendosela con un avversario religioso un po’ più vitale, combattivo e i cui luoghi di preghiera sembrino meno attrattivi per i piromani?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.