2025-03-15
Interrogazione in Regione Sardegna sul caso del portavoce della Todde
Alessandra Todde (Imagoeconomica)
Dopo lo scoop della «Verità» sulla riunione carbonara per la Blutech, Fratelli d’Italia ha annunciato un atto ispettivo. Il collaboratore dell’ex viceministro è ancora nel suo staff, assunto a 123.00 euro l’anno.In Regione Sardegna sono saltati sulla sedia. Appena hanno letto sulla Verità il nome di Jacopo Gasparetti nell’intrigo Blutec ai tempi dell’amministrazione straordinaria si è accesa la miccia. La procedura è stata gestita anche dal ministero dello Sviluppo economico quando Alessandra Todde era viceministro. Ora il gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, risulta alla Verità, sta preparando un’interrogazione per far luce su chi oggi è il comunicatore di punta della presidente della Regione. Gasparetti, infatti, da circa un anno occupa quel ruolo strategico. Ma quello che sta emergendo dal suo passato (i contenuti dello scoop della Verità sono stati oggetto di una riunione) spinge i meloniani a vederci chiaro. Cosa ha fatto scattare l’allarme? Un incontro riservatissimo nello studio romano di Luca Di Donna, avvocato d’affari legato a Giuseppe Conte, che risale al 22 settembre 2021. Lo studio è sotto intercettazione. Tra i presenti c’è proprio Gasparetti (che, insieme alla presidente Todde abbiamo cercato con telefonate e messaggi nella giornata di ieri, senza ottenere risposta), che con una disinvoltura impressionante dice: «Easy! Ci mettiamo a tavolino con Alessandra e smaltiamo ’sto problema! Con i commissari... facciamo in cinque minuti, la facciamo in cinque minuti!». Il «problema» è la cessione dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese. Una partita milionaria. Assieme a lui ci sono Marco Simeon, imprenditore con molti contatti nella politica (e in Vaticano), e lo stesso Di Donna. I tre parlano per allusioni, scrivono su fogli che finiscono subito nel tritacarte. «No, no, questo non così! Ho il grinder!», esclama Di Donna. Simeon, soddisfatto, aggiunge: «No, sennò la buttavo nel cesso!». Scene che sembravano uscire da un film di spionaggio. Per i carabinieri, che annotano tutto in un’informativa del giugno 2023, il piano è chiaro: costituire un «comitato d’affari» per infilarsi, con presunte manovre illecite, nelle cessioni gestite dal Mise e dal ministero dell’Agricoltura. E Gasparetti sembra la chiave politica per agganciare i commissari. «L’intoppo è solo procedurale, a livello politico c’è agibilità», garantisce. Tradotto: il via libera politico c’è, basta trovare il cappello burocratico giusto. Di Donna vuole farsi nominare consulente proprio nella cessione. Gasparetti insiste: «Quindi tu fammi capire .... devi fare il mandato come studio legale che supporta alcuni commissari ...». Di Donna approva: «Esatto! Nella cessione!». I due arrivano al cuore della questione. Gasparetti: «Così sei legittimato tranquillamente». E Di Donna conferma: «Bravissimo, Esatto!». Il portavoce chiede all’avvocato se avesse «fatto un passaggio con il commissario» e se questi gli avesse spiegato come fosse andato il tavolo e «il piano prospettive», ottenendo una risposta affermativa. E mentre quei fogli sono ormai diventati coriandoli, i carabinieri evidenziano che quella sarebbe la «prova di quanto fossero per loro compromettenti le parole scritte». «In particolare, nel corso della conversazione, Gasparetti affermava che, per l’operazione T (Termini), Di Donna avrebbe dovuto interloquire con il C (verosimilmente uno dei tre commissari) e farsi dare il mandato. Poi, lui (Gasparetti) avrebbe parlato con «la sua» (verosimilmente l’allora vice ministro Todde) e l’assessore competente «T» (potrebbe trattarsi di Girolamo Turano, allora assessore delle Attività produttive della Regione Sicilia): alla prima, avrebbe chiesto un incontro, nel corso del quale la stessa vice ministro avrebbe spiegato a Di Donna (legittimato dall’essere in procinto di prendere il mandato) la situazione». È proprio la presenza di Gasparetti in quel contesto ad aver fatto drizzare le antenne. Dopo quella riunione, la sua carriera non si è fermata. Oggi siede nello staff della presidente della Regione Sardegna con un contratto da 123.000 euro lordi annui, poco meno di un assessore. Avrebbe dovuto dimostrare «elevata e comprovata professionalità», ma è iscritto all’Ordine dei giornalisti, nell’elenco dei pubblicisti, solo dal 23 aprile 2024, ovvero sei giorni prima di firmare il contratto. Titolo di studio? Studente di Scienze politiche. Un curriculum che, secondo molti, non giustificherebbe una posizione così ben pagata. L’inchiesta sulla riunione carbonara nello studio di Di Donna non si sa dove sia finita. Forse archiviata, come tante altre. Quello che è certo è che il 12 agosto 2024 lo stabilimento di Termini Imerese è stato venduto per 8,5 milioni di euro alla Pelligra Italia Holding srl. Un affare, per la sua importanza, chiuso con il timbro del ministro Adolfo Urso. L’Accordo di programma tra Mimit, Regione Siciliana, Anpal e Comune di Termini Imerese vale 105 milioni di euro, con un bando pilota già pronto da 15. E c’era chi, due anni prima, si muoveva dietro le quinte. Adesso Fratelli d’Italia vuole sapere che ruolo ha avuto davvero Gasparetti in questa storia. E se la sua nomina in Sardegna sia stata solo una coincidenza. O l’ultimo capitolo di un gioco molto più grande.