2019-04-15
Intercettati i ras dell’Asl di Perugia. «Commettiamo cinque reati all’ora»
Ripreso il passaggio delle buste con le prove dei concorsi. Secondo gli inquirenti, i dirigenti erano proni alla politica. Il dg a Catiuscia Marini: «Obbedisco». Ma lei fa la vittima. Il M5s: «Nel Pd 1.043 arresti in sette anni».I concorsi truccati nella sanità umbra, secondo gli inquirenti, erano un importante meccanismo del sistema clientelare gestito dal Pd tramite i vertici delle Asl. Così importante che le nomine dei direttori sarebbero state legate in modo diretto alle assunzioni pilotate. La conferma dei manager, secondo l'accusa, era il «credito da incassare» per aver governato le commissioni d'esame, aver fornito in anticipo le domande della prova orale e aver premiato i raccomandati dem. Ne sono convinti i pubblici ministeri Paolo Abbritti e Mario Formisano, titolari dell'inchiesta sui concorsi tarocchi. La loro premessa al documento giudiziario con in quale hanno chiesto al gip gli arresti, riportata dal quotidiano La Nazione, riassume l'essenza dell'indagine che ha portato agli arresti domiciliari Emilio Duca, direttore dell'Azienda ospedaliera, oltre a Gianpiero Bocci, ex sottosegretario all'Interno e segretario del Pd umbro (commissariato da Nicola Zingaretti), Luca Barberini, ex assessore alla Sanità, e Maurizio Valorosi, direttore amministrativo. Secondo i magistrati, «è emerso in maniera evidente nel corso delle indagini che la spinta a delinquere fosse mossa in larga parte dalla volontà per i direttori di ottenere dai vertici politici regionali la conferma dell'incarico dirigenziale». Proprio nel mese scorso, infatti, la Regione ha avviato la procedura per la nomina dei nuovi direttori regionali.Duca, Valorosi e il direttore sanitario Diamante Pacchiarini hanno già presentato la domanda. E questo è diventato uno degli aspetti alla base delle motivazioni della richiesta di arresto. «L'intreccio e la trama dei rapporti che l'associazione ha saputo intessere in questi anni», affermano i due magistrati, «giustificano un intervento cautelare particolarmente rigoroso». Il più rigoroso, visto che la Procura aveva avanzato al giudice la richiesta di arresto in carcere. Le telecamere piazzate dalla Guardia di finanza avrebbero perfino registrato il passaggio delle tracce e gli attimi durante i quali venivano ritoccate le graduatorie. «Se ci intercettano sono cinque reati ogni ora», avrebbe detto Duca che, alla chiamata della politica rispondeva «obbedisco». E siccome i dem in Umbria sono al potere ormai da tempo immemore, il sistema era considerato efficientissimo. Ecco le parole dei magistrati: «L'indagine ha fotografato soltanto un frame, anche piuttosto breve, di un contesto criminale che appare radicato da tempo con meccanismi iper collaudati. Peraltro l'assoluto stato di soggezione alle richieste dei politici regionali di maggioranza più importanti dà conto di come sia impossibile che tali condotte criminose si siano nel frattempo interrotte. E anzi proprio l'avvicinarsi di scadenze politiche importanti a livello regionale potrebbe acuire l'esigenza di assicurarsi il consenso elettorale tramite la gestione del personale». Insomma, a leggere con attenzione quelle parole sibilline, sembra che possano aprirsi ulteriori scenari. Anche perché ora gli investigatori hanno in mano centinaia di carte sequestrate e i supporti informatici dei computer degli indagati. C'è chi sostiene che guardando a fondo potrebbero saltare fuori addirittura le liste con i nomi degli assunti degli ultimi dieci anni. Altri spunti potrebbero arrivare dagli interrogatori di garanzia che cominceranno lunedì. Come è facile immaginare, ai magistrati interessa ricostruire i passaggi politici. Il presidente della Regione Catiuscia Marini, dem anche lei, indagata a piede libero e considerata dai magistrati «ingorda» di assunzioni per ingrassare la propria filiera, mette le mani avanti. E arriva a definire l'attività investigativa un «puntuale lavoro degli inquirenti che ha svelato una situazione sconcertante che se confermata è molto grave per la nostra Regione». Sembra cadere dal pero. Ma a leggere le carte dei magistrati sembra che prendesse parte agli accordi sui concorsi tarocchi. In un'intervista al Corriere della Sera in merito alle scelte dei vertici dell'Azienda ospedaliera di Perugia, ha dichiarato: «Voglio ricordare che all'epoca subii fortissime pressioni per nominare altre persone, ma non mi piegai».Le carte del gip raccontano una storia totalmente diversa. Ma lei ripete di essere totalmente estranea. «Tutelerò l'integrità morale della mia persona e della figura di presidente della Regione». Fa la spavalda. Non si sente corresponsabile del sistema di potere che, secondo l'inchiesta giudiziaria, produceva clientele. «Non ne faccio parte. Ho sempre lavorato perché il sistema dell'amministrazione pubblica fosse trasparente, con un rigore morale considerato perfino troppo rigido».Nel frattempo è accusata di concorso in abuso d'ufficio, violazione di segreto e falso. Ma è l'intera classe dirigente a essere finita sotto accusa. Zingaretti ha detto di voler condurre una battaglia etica e morale per selezionare la classe politica. E i 5 stelle lo rintuzzano: «Bene. Allora inizi oggi stesso a mandare via gli arrestati e i condannati. Tutta la storia del Pd è piena di questi episodi. Nei 1.043 arresti che hanno travolto il Partito democratico negli ultimi sette anni, quante volte sono state cacciate le persone coinvolte?».Quelli descritti dai magistrati sarebbero i meccanismi di un sistema di potere del quale gli indagati sarebbero stati, ognuno per la propria parte e con le proprie funzioni, un ingranaggio. Che ora l'inchiesta sembra aver smontato.
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