2022-12-03
Insieme con l’obbligo, la Consulta ha promosso anche il green pass
Il certificato verde non è citato nel comunicato della Corte, ma la sua introduzione sta al centro dello stesso meccanismo politico e giuridico. Se lo disconoscessero ora, sarebbero travolti dai ricorsi di chi è stato vessato.Se la Consulta ritiene «non irragionevoli, né sproporzionate» le scelte dell’obbligo vaccinale compiute dal governo Draghi, salva anche la costituzionalità del green pass. Certo, nello stringato comunicato non si fa cenno al lasciapassare che venne imposto per lavorare, per muoversi sui mezzi pubblici, per entrare nella Rsa a trovare la nonna, ma anche per consentire a un ragazzino di fare sport in palestra. Però tra un mese, quando conosceremo le motivazioni della sentenza, sicuramente appariranno precisi riferimenti a quell’odiosa certificazione non ancora del tutto scomparsa, e che per i giudici della Corte sarà legittima come le altre norme adottate. Non può essere diversamente. Se la Corte costituzionale avesse giudicato non conforme la scelta legislativa del green pass, diventato obbligatorio nell’agosto 2021 con un decreto approvato qualche settimana prima, in seguito modificato con interventi che ne hanno esteso la portata, è facile immaginare la valanga di ricorsi, di richieste di indennizzo (ben diverse dal ristoro) che sarebbero scattate un’ora dopo la lettura del comunicato, diramato giovedì sera da Palazzo della Consulta. Commercianti che persero guadagni e clienti, perché non potevano vendere loro un libro o un paio di scarpe se non mostravano il lasciapassare. Gestori di bar e ristoranti costretti a controllare e a mandar via dai locali avventori, che volevano solo mangiare o bere un caffè ma senza dosi fatte diventavano pericolosi untori. Per l’allora ministro della Salute, non certo per chi di quella attività doveva vivere e si ritrovò con introiti dimezzati. «Il green pass nella prima fase è stato uno strumento formidabile per spingere la popolazione a vaccinarsi», ha dichiarato ieri sulla Stampa Walter Ricciardi, ex consulente dell’ex ministro Roberto Speranza. L’infelice aggettivo, utilizzato dall’ex attore che recitava con Mario Merola, ben spiega la finalità punitiva e premiale di quel decreto legge: somministrare quante più dosi possibili, indipendentemente dallo stato di salute e di rischio del singolo cittadino, per poi confermare o togliere diritti fondamentali. Il vaccino non ferma il contagio, semmai può impedire di ammalarsi gravemente quando si è persona fragile, con diverse patologie, ma può anche dare gravi complicanze. Solo adesso, la nuova campagna per la doppia vaccinazione anti Covid e anti influenzale sostiene che «ogni persona ha diritto all’ascolto sulla propria salute», e invita: «Parlane con il tuo medico». Con l’obbligo vaccinale per sanitari, docenti, poliziotti e con il green pass per «prevenire la diffusione dell’infezione da Sars-CoV-2» (affermazione totalmente falsa), nello stato di emergenza si voleva solo far porgere in fretta il braccio, senza «indugiare» in esami, controlli, accertamenti per sapere se quel siero poteva innescare qualche pericolosa reazione nel proprio organismo. «La legge può limitare, senza comprimerla del tutto, la libertà di movimento e di riunione di chi, potendo vaccinarsi, non l’ha fatto per sua libera scelta, contro l’opinione della comunità scientifica. Ciò, al fine di debellare il virus e garantire l’esercizio pieno di tali libertà alle persone escluse dalla profilassi per motivi di salute», scrivevano a luglio 2021 l’avvocato Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani, professore di diritto costituzionale e di diritto dell’informazione al dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca. Nel loro intervento sul Sole 24 Ore difendevano la costituzionalità del green pass. Peccato che il virus non sia stato debellato, la vaccinazione non ha prevenuto il contagio. Il Covid è diventato endemico anche grazie a persone che si sono infettate e sono guarite con cure domiciliari oculate, non in base a linee guida ministeriali. Chiusure, restrizioni, sono servite solo a vessare i cittadini impoverendoli e facendoli ammalare più seriamente di altre patologie, trascurate.Se la Consulta avesse detto che il lasciapassare era incostituzionale, quale genitore che ha visto il figlioletto lasciato a piedi, senza la possibilità di salire su un autobus in mancanza di green pass rafforzato, oggi non starebbe aderendo a un’azione collettiva contro le decisioni del governo Draghi?A emergenza sanitaria conclusa, il lasciapassare viene mantenuto solo nelle Rsa, e in molti ospedali per gli accompagnatori. Un’imposizione priva di senso, visto che per il personale sanitario l’obbligo vaccinale è scaduto il 2 novembre scorso, quindi l’abrogazione del codice a barre dovrebbe scattare anche in quelle strutture. Ma il vero problema è che l’uso del green pass, quale strumento per il trattamento dei dati sensibili come quello dello stato vaccinale, non è sparito. A marzo, un decreto dell’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha prorogato la carta verde di 18 mesi, che possono essere raddoppiati, con terze, quarte, quinte dosi. Quindi rimane attiva fino al 2025. Basta che ci sia un’altra ondata di Covid e si invochi un nuovo stato di emergenza, ed ecco che i dati dei cittadini saranno nuovamente condivisi. La Consulta non poteva proprio impedire che lo Stato torni a controllarci.