2025-02-12
L’Inghilterra riscrive l’agenda progressista: «Buoni» se è gratis, «cattivi» se conviene
Keir Starmer (Ansa). Nel riquadro un frame del video delle espulsioni diffuso dal governo inglese
Il governo Uk, fan delle misure distopiche per il controllo sociale, con i clandestini riscopre il pugno duro. Oscurandolo un po’...Ah, loro sì che sono umani. Danno la caccia agli stranieri irregolari in favore di telecamera, una volta fermati li rimandano a casa (li «deportano», come amano dire i progressisti con una traduzione volutamente sbagliata) a bordo di aerei. Tuttavia, poiché sono buoni, nelle foto finite ai giornali i volti dei migranti sono oscurati: gesto di elegante premura e cristallina gentilezza. L’atteggiamento dei laburisti britannici nei riguardi dei clandestini si potrebbe sintetizzare così: li rimandiamo a casa e ce ne vantiamo pure, ma con un filo di timidezza in più rispetto a Donald Trump, giusto per salvare le apparenze.Questo è soltanto l’ultimo dei contorcimenti ideologici e politici in cui la sinistra inglese - una delle poche ancora al governo in Occidente - si è impelagata da quando, mesi fa, Keir Starmer è divenuto primo ministro. Si potrebbe dire che le sue vicende offrano una rappresentazione dettagliata e realistica della condizione del progressismo contemporaneo. Da un lato, il Regno Unito è una sorta di terrificante distopia realizzata. Un luogo in cui si può essere arrestati per un post su Facebook, come accaduto ad alcuni cittadini accusato di aver fomentato l’odio sociale con i commenti in Rete. Persino a qualche giornalista è capitato di trovarsi la polizia alla porta per qualche riga messa online e giudicata eccessivamente ruvida.Il governo ha duramente represso le rivolte anti immigrazione della scorsa estate e ha addirittura forzato la mano per processare e condannare più velocemente i manifestanti. Nel frattempo, ha continuato allegramente a occultare le drammatiche evidenze emerse riguardo alle cosiddette gang dello stupro composte prevalentemente da pakistani che hanno sequestrato e vessato migliaia di ragazzine bianche, molte delle quali minorenni.E non è tutto. Nei mesi passati è emerso che le autorità di polizia hanno registrato e schedato una marea di cittadini protagonisti dei cosiddetti «episodi di odio non criminali». In buona sostanza sono state compilate liste di presunti odiatori, tra cui persone che litigavano con i vicini, studenti di liceo che insultavano i compagni, ragazzini che pubblicavano commenti cattivelli sulle chat. Una operazione di controllo sociale inaudita, a cui l’esecutivo laburista non ha dato segni di voler mettere argini.Tutto ciò sarebbe già più che sufficiente a rendere l’idea del delirio in corso. Ma bisogna aggiungere altri mirabolanti trovate, come le battaglie per le auto green o il divieto di fumo anche nei pressi dei pub. Nei locali, in effetti, non c’è molto da star tranquilli: la nuova carta dei diritti dei lavoratori prodotta dai laburisti (che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno) stabilisce che il personale di sala possa segnalare al datore di lavoro se i clienti stanno parlando in modo inappropriato di argomenti sensibili. Tradotto: il cameriere può spiare i clienti, e se questi dicono qualcosa che egli ritiene essere offensivo ne può chiedere la messa al bando. Insomma, la terra del liberalismo si è tramutata nell’isola della sorveglianza e della censura, qualificandosi come l’unica nazione occidentale in cui il wokismo ancora resiste e va facendosi più violento e invadente di mese in mese. Poi però c’è l’altra faccia della medaglia. Ci sono i rimpatri forzati dei clandestini. C’è Starmer che dichiara pubblicamente di voler studiare il modello Albania del governo Meloni. C’è il segretario di Stato alla Salute, Wes Streeting, che si lamenta per la massiccia presenza di medici stranieri nel sistema sanitario e propone di dare più spazio agli autoctoni. È lo stesso Streeting che, all’inizio dello scorso dicembre, ha annunciato di aver reso permanente lo stop alla somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà a minorenni con disforia di genere, suscitando le ire delle associazioni per i diritti transgender.Si tratta, almeno in apparenza, di spinte contraddittorie, di cortocircuiti ideologici. In realtà, però, tutto si tiene, e l’insieme disvela appunto la realtà dei cosiddetti liberal. Bisogna considerare che la restrizione della libertà di espressione e il controllo sociale sono, nei fatti, azioni a costo zero. Non serve spesa pubblica e se ne può cavare qualche tornaconto in termini pubblicitari: si fa la figura dei buoni che danno la caccia ai perfidi fascistoni, di quelli che vogliono difendere le minoranze dall’oppressione. Ma se i rettori delle università ricche e potenti si lamentano, ecco che si fa marcia indietro sul politicamente corretto negli atenei. Se qualche intellettuale molto influente (e di sinistra) come J.K. Rowling dà visibilità alla lotta contro le follie trans, ecco che sul tema il governo laburista si fa più rigido. Se le case automobilistiche fanno (giustamente) pressioni per l’allentamento delle deliranti norme green, ecco che l’atteggiamento si ammorbidisce. Se poi i conservatori risalgono nei sondaggi e Nigel Farage riscuote successo con le campagne sull’immigrazione illegale, l’esecutivo si prodiga a cacciare i clandestini. Quando la dura realtà emerge con prepotenza e si rischia di perdere voti o soldi, allora le politiche «di destra» improvvisamente vengono sdoganate, e la stampa d’area di mezzo mondo evita strepiti e clamori. Sui giornali italiani avete forse visto articoli indignati perché Starmer si comporta esattamente come Trump? Avete sentito evocare il nazismo e i lager? Certo che no.I buoni, se gli conviene, si comportano volentieri da cattivoni. E gli amici editorialisti ingoiano il rospo senza far troppo baccano: c’è da salvare la faccia e la pagnotta.
Donald Trump e Vladimir Putin (Getty Images)
La sede del centro sociale Askatasuna a Torino (Ansa)