2021-04-24
Indecenza che non dimenticheremo
Chiunque abbia a cuore i bambini non può non sentirsi offeso e umiliato dall'incidente dei libri hard all'asilo, presentati dalla Fondazione Benetton nell'ambito del progetto «Gianni Rodari». La società di oggi tutela l'ambiente ma dimentica di difendere l'innocenza dei minori.Possiamo essere di destra o di sinistra, possiamo essere credenti, agnostici o atei, possiamo essere sovranisti, populisti, liberali o qualunque altra cosa, ma non possiamo e non dobbiamo tollerare che la stupenda innocenza dei bimbi venga scandalosamente violata attraverso libri con immagini e testi apertamente pornografici. Non è un appello generico, perché - purtroppo - è quanto è accaduto ieri in una scuola elementare di Fiumicino, provincia di Roma! Chiunque sia ancora dotato di un po' di buon senso e di un'anima che non ha chiuso le porte al sentimento non può non sentirsi «macchiato», scosso, umiliato nel profondo del cuore al solo pensiero che bimbi e bimbe di 5, 6, 7 o 8 anni in su si trovino per le mani libri così violenti contro il pudore e l'innocenza, sentimenti innati a quell'età. A tal punto che gli stessi operatori dell'informazione hanno deciso di non pubblicare le immagini oscene. Dichiariamo fin da subito che non dobbiamo lasciar cadere questo ignobile atto, ecco come si sono svolti i fatti ad oggi conosciuti. La scuola elementare di via Coni Zugna a Fiumicino, partecipa al concorso sul centenario di Gianni Rodari e riceve un premio per gli elaborati prodotti. Arriva, quindi, alla scuola un bilico di 18 metri con novemila volumi dei cataloghi delle collezioni «Imago Mundi», di arte moderna contemporanea. Fra questi ecco comparire libri con immagini i genitali maschili e femminili, con tanto di grafica tridimensionale, corredati da testi di inequivocabile contenuto erotico-pornografico, fino all'invito al sesso orale. Provvidenza vuole che un piccolo ma coraggioso ed attento gruppo di genitori interviene, lancia l'allarme e blocca tutto. Anche se - purtroppo - sembra che alcuni libretti siano giunti perfino nelle mani di bimbi della scuola d'infanzia. Non so se sia un episodio limite, non tocca certo a me indagare su responsabili e responsabilità, perché tutto va demandato alle autorità competenti, ma tocca a tutti noi - tutti noi - indignarci, condannare con forza e pretendere contromisure efficaci perché ne va di mezzo la vita dei nostri figli e nipoti. Siamo davvero stanchi e indignati nell'assistere a discorsi, palinsesti, programmi tv e radio, convegni e dibattiti fino ai massimi livelli sulla tutela dell'ambiente e delle biodiversità, mentre non si tutela per nulla o quasi nulla la bellezza dell'infanzia con la sua innocenza ed il suo pudore. Una cultura ed una società «incivile» al punto di arrivare a nascondere perfino il termine «pedofilia» perché troppo «aggressivo» ed irrispettoso di chi ne è coinvolto, mascherandolo con l'ipocrita dicitura di «amore inter-generazionale» certamente se ne fa un baffo - anzi si strofina le mani e si fa una risata - di fronte a fatti come quello appena raccontato, ma noi genitori, nonni, donne e uomini cresciuti alla scuola dell'umanesimo integrale, cristiano o laico che sia, non possiamo voltarci dall'altra parte. Brave quelle famiglie che sono intervenute, bravi quei genitori, ma non possono restare soli «voce che grida nel deserto». In ogni occasione in cui progetti di legge, programmi sociali o culturali, peggio se introdotti e patrocinati dentro il mondo della scuola, spingono verso le nefandezze di una sessualizzazione precoce dobbiamo sentirci tutti addosso il dovere morale di agire, fermare, contrastare. Chiunque di noi freme nel più profondo del cuore immaginando i propri figli o nipoti preda e vittime di «orchi» in carne ed ossa; ma non esistono solo quelli, ci sono «orchi» intellettuali e culturali i cui danni non sono minori che vanno individuati e combattuti. Certo, con le armi del diritto e della democrazia, bandendo ogni forma di violenza, ma senza rinunciare al contrasto duro contro la malvagità, anche e soprattutto quando eretta a sistema sociopolitico.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
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