2019-07-01
Arrestato il deputato del Kenya in affari con Cmc. I manager italiani tutti promossi
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Il 10 giugno l'impresa di costruzioni ha rinnovato la struttura interna, ma molti manager della vecchia guardia legata all'ex amministratore delegato Roberto Macrì sono stati promossi nonostante la grave crisi economica. Il 28 giugno scorso è stato arrestato a Nairobi il deputato Muhatma Stanley, rappresentante legale della Stansha, subappaltatrice della coop romagnola.Un report firmato Unicredit e datato 2015 descrive l'azienda in potenziale crescita.Lo speciale contiene tre articoliIn concordato preventivo, con fronti aperti in Italia e nel mondo, lo scorso 10 giugno Cmc, cooperativa di costruzioni di Ravenna - numero 4 in Italia tra le imprese di costruzione con 1,119 miliardi di euro di fatturato nel 2017 - ha disposto un nuovo assetto organizzativo dopo mesi di grande difficoltà aziendale. Il documento che La Verità può pubblicare è firmato dal presidente Alfredo Fioretti. C'è particolare malessere all'interno dell'azienda anche perché i manager nominati nella nuova squadra amministrativa sono gli stessi che hanno accompagnato l'azienda di costruzioni in questi anni di dissesto finanziario. Del resto nel 2018 è stato messo alla porta l'ex amministratore delegato e direttore generale Roberto Macrì, artefice delle ultime strategie industriali come quelle dell'emissione del bond di Unicredit. Va sottolineato che i vertici di Legacoop lo hanno comunque ringraziato alla fine del mandato nonostante i debiti siano raddoppiati dal 2010 al 2018. Ma altre persone molto vicine a Macrì sono rimaste ancora ai posti di controllo. Tra questi c'è Paride Padovani, ex responsabile del Cost control e dei sistemi informativi, ancora in azienda con la posizione di segretario tecnico. Un'azienda in concordato preventivo è giusto che confermi le stesse prime linee che l'hanno gestita in questi anni? Non si spiegherebbe sennò anche la conferma del direttore amministrazione e finanza. Stiamo parlando di Alberto Morigi, storico cfo di Cmc, che è stato confermato nella medesima posizione. Se quindi diverse linee di amministrazione del passato sono rimaste, altre hanno fatto carriera. Paolo Porcelli, che in passato ricopriva la carica di direttore della divisione Africa Australe, è il nuovo direttore generale di Cmc al posto di Macrì. Nato a Catanzaro, è il nipote di Domenico Porcelli, procuratore di Genova che coordinò le indagini sul G8 di Genova. È stato per anni l'uomo di fiducia di Roberto Macrì, con il quale ha portato avanti la strategia degli anticipi contrattuali a ogni costo. A quanto pare la famiglia vive ancora a Johannesburg con scuola dei figli e la casa in affitto pagati da Cmc mentre lui risiede in Italia. Il fratello, Filippo Porcelli, è invece stato arruolato presso il cantiere di Durban in Sudafrica nonostante i lavori non siano mai partiti. Il nuovo direttore generale fece scalpore per le dichiarazioni rilasciate subito dopo il suo insediamento a ottobre 2018. Aveva parlato di una società diversa rispetto alle altre in crisi, aveva soprattutto promesso di incassare circa 100 milioni di euro da Anas. In realtà ne sono rientrati solo 50. In più le rassicurazioni sulla tenuta dell'azienda non sono state confermate, dal momento che c'è stata la richiesta di concordato preventivo. Non solo. Mancano all'appello i 50 milioni di euro che dovevano arrivare dal Kenya. Altro tassello della «nuova» Cmc è Antonio Schipani, nuovo segretario tecnico di direzione, anche lui di Catanzaro e grande amico di infanzia di Porcelli. Precedentemente ricopriva la posizione di Business development manager in Kenya ma a causa dello scoppio dello scandalo corruzione è rientrato in Italia. Infine va citato Adriano Donadon, il nuovo direttore costruzioni estero, nonostante nell'organigramma compaia Porcelli ad interim. Donadon è l'ex direttore di area Kenya, anche lui fatto rientrare in Italia a causa dello scoppio dello scandalo corruzione. Di lui si ricorda il caso Sudan, in qualità di direttore di cantiere, quando fu responsabile di una pesante perdita che mise in seria difficoltà l'azienda. Il manager è tutt'ora oggetto di diverse critiche interne. Per quale motivo? Mentre i cantieri in Kenya sono fermi, con un'indagine per corruzione, con gli operai in difficoltà senza sapere se i lavori andranno avanti, le mogli di Schipani e Donadon - rispettivamente Marilena Tavano e Cinzia Bordino - hanno pubblicato foto su Facebook di feste a Nairobi mentre l'azienda faceva fatica. A queste feste ha partecipato anche Emiliano Burani, un italiano residente in Kenya e proprietario dell'impresa Leo Design, subappaltatore della Cmc proprio nel paese africano. Secondo quanto risulta alla Verità l'impresa Leo Design sarebbe stata la più cara tra quelle che hanno partecipato alla gara e inoltre non avrebbe avuto le qualifiche per svolgere il subappalto richiesto. Si tratta di una lavorazione molto specifica chiamata «grouting», che viene di solito svolta da imprese specializzate come la Trevi Spa. Come ha fatto a spuntarla proprio quella di Burani? Chissà che non se ne sia parlato spesso alle feste.Alessandro Da Rold Nuova struttura Cmc - 10 giugno 2019 from La Verità <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-crisi-e-sotto-indagine-ma-cmc-conferma-i-manager-che-facevano-feste-in-kenya-2639042258.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="arrestato-il-subappaltatore-kenyota-della-cooperativa-di-ravenna" data-post-id="2639042258" data-published-at="1757678400" data-use-pagination="False"> Arrestato il subappaltatore kenyota della cooperativa di Ravenna Mentre in Italia i manager che hanno lavorato per le commesse sulle dighe in Kenya sotto indagine sono stati promossi, ossia Antonio Schipani e Adriano Donadon, nello stato africano iniziano a volare le prime teste. L'arresto del deputato Muhatma Stanley rischia di avere ricadute all'interno del gruppo Cmc. Innanzitutto David Kimosop, general manager della Keryo valley development authority (Kvda) è stato sollevato dall'incarico per sospetto coinvolgimento proprio nella vicenda. Il Kvda altro non è che il committente della joint venture tra Cmc ed Itinera in Kenya.C'è una foto del 2015 che racconta meglio di altre chi è stato protagonista in Kenya. È del 15 luglio di 4 anni fa, insieme con l'ex premier Matteo Renzi ci sono proprio l'attuale direttore generale Paolo Porcelli e Roberto Macrì, l'ex amministratore delegato. Nel rapporto sociale del 2016 scaricabile da internet, tra i partner di Cmc di Ravenna per la realizzazione del progetto di Itare Dam in Kenya compare l'impresa Stansha. Il rappresentante legale dell'impresa è proprio Muthama Stanley, onorevole kenyota che ammette lui stesso sul suo profilo internet di parlamentare, di essere rappresentante della stessa impresa di costruzioni.Del resto proprio Stanley, così come il ministro delle finanze Henry Rotich, appartiene al partito di governo, il Jubilee Party, di cui fanno parte anche il presidente Uhuru Kenyatta e il vice presidente William Ruto. Da chiarire il ruolo nella vicenda di Rita Ricciardi, presidente dell'Associazione per il Commercio tra Italia e Kenya, che come riportato sulla stampa locale e scritto già dalla Verità in precedenza, sarebbe in società con il ministro Rotich.Alessandro Da Rold <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-crisi-e-sotto-indagine-ma-cmc-conferma-i-manager-che-facevano-feste-in-kenya-2639042258.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-report-di-unicredit-che-dava-limpresa-di-costruzioni-in-crescita-nel-2015" data-post-id="2639042258" data-published-at="1757678400" data-use-pagination="False"> Il report di Unicredit che dava l'impresa di costruzioni in crescita nel 2015 Un report firmato Unicredit e datato 2015 descrive Cmc come un'azienda in potenziale crescita. La cooperativa viene definita come un produttore di marginalità e inserita in un perimetro in grado di definire contratti dal basso rischio e dagli alti margini. Certo, non poteva mancare l'elenco dei rischi dei quali ciascun investitore non poteva non prendere in considerazione. Ad esempio, l'elevata esposizione al sistema Italia e il peso del debito. «Tuttavia la dipendenza dal mercato interno», si legge nel report, «appare in fase di declino e nel complesso i primi cinque progetti sui quali è impegnata coprono il 34% degli ordini». Al netto dei preamboli, la banca usa nel report molto spesso il termine Buy e sembra suggerire un trend di crescita e di sviluppo per Cmc tale da mettere l'azienda nel mirino. In 7 anni, l'indebitamento è raddoppiato e nel 2014 quando viene emesso il primo bond era già quasi pari a 500 milioni di euro, un valore più alto di quello riscontrato del 2010. In sostanza, il debito verso le banche è sceso sostanzialmente per poi risalire dopo il 2016, le emissioni obbligazionarie si sono susseguite fino al 2017 e almeno due bond sono finiti in default. La valutazione sul trend di crescita non si può dire sia stata proprio azzeccata. Claudio Antonelli Prospetto di Unicredit su Cmc nel 2015 from La Verità