2019-03-02
In 60 giorni le perdite del «Sole» sono passate da 6 a 36 milioni
Dopo le rettifiche imposte dalla Consob, la posizione finanziaria peggiora drasticamente. Il Consiglio valuterà la solidità e l'eventuale necessità di un aumento di capitale. Luigi Abete non si è dimesso a caso...Non tira una bella aria al gruppo Sole 24 Ore. Ieri, su richiesta della Consob, il gruppo di Viale Monterosa ha pubblicato i dati relativi alla posizione finanziaria netta del Sole e del gruppo. «La posizione finanziaria netta al 31 gennaio 2019», si legge nella nota diffusa dal gruppo editoriale controllato da Confindustria, «è negativa per 36,2 milioni di euro e si confronta con un valore al primo gennaio 2019 negativo per 34,9 milioni di euro e al 31 dicembre 2018 di «soli» 5,9 milioni di euro. La variazione della posizione finanziaria netta è principalmente riferita all'andamento del flusso dell'attività operativa, che include il pagamento degli oneri non ricorrenti relativi alle uscite incentivate liquidate nel periodo», si spiega. «La posizione finanziaria netta corrente del gruppo», spiega la nota riferendosi alla capogruppo, «è negativa per 13,1 milioni di euro. Il gruppo dispone inoltre di linee revolving per 30,0 milioni di euro allo stato inutilizzate e totalmente disponibili».In realtà, questo risultato, non deve spaventare troppo perché riguarda il flusso di cassa e non lo stato patrimoniale dell'azienda. Inoltre, la rendicontazione comunicata dalla casa editrice di Confindustria è stata realizzata seguendo «il nuovo principio contabile Ifrs 16 che modifica il trattamento contabile degli accordi di leasing nel bilancio del locatario, rilevando nello stato patrimoniale le attività e le passività derivanti dai contratti, senza distinzione tra leasing operativi e finanziari». In parole povere, secondo il nuovo principio contabile, alcuni contratti di affitto in essere e non riscossi interamente devono essere inseriti come passività. Ciò non toglie che la situazione resti preoccupante per il gruppo del quotidiano salmonato. Il prossimo 7 marzo il cda si riunirà per capire se vi saranno perdite anche a livello patrimoniale e non solo come flusso di cassa. In quel caso, allora, gli azionisti del gruppo potrebbero essere costretti a dover mettere mano al portafoglio per ricapitalizzare. Una opzione che non piacerebbe di certo ai soci che, già a fine 2017, avevano dovuto procedere con un importante aumento di capitale da quasi 50 milioni per ripianare le perdite del gruppo. Una fonte contattata dalla Verità che preferisce non comparire ha fatto sapere che, vista la situazione in cui versa in questo momento il gruppo, «un aumento di capitale è una soluzione molto probabile». Del resto, le dimissioni dal cda di Viale Monterosa presentate da Luigi Abete il 28 febbraio scorso non sono state casuali. Il presidente della Bnl, dopo oltre quattro lustri, ha infatti deciso di lasciare una delle più importanti poltrone di Viale Monterosa in seguito ad incomprensioni su come ripianare le perdite del gruppo e su un eventuale azione di responsabilità contro gli esponenti del vecchio cda inquisiti dalla magistratura. Un'azione che, molto probabilmente, potrebbe finire con il delisting del titolo da Piazza Affari e che inevitabilmente avrebbe colpito lo stesso Abete e Marcella Panucci, la dg di Confindustria che insieme al banchiere faceva parte del vecchio cda del gruppo. Quello accusato di false comunicazioni sociali e di aggiotaggio informativo che la Procura di Milano ha imputato all'ex presidente Benito Benedini, all'ex amministratore delegato Donatella Treu e all'ex direttore responsabile Roberto Napoletano (ritenuto presunto amministratore di fatto del gruppo).Secondo indiscrezioni, dunque, ora che Abete ha lasciato il cda, resterebbe solo la Panucci ad opporsi ad un eventuale delisting che, molto probabilmente, contribuirebbe a risolvere non pochi problemi del gruppo (oltre ad allontanare il gruppo dai radar della Consob). Certo è che, agli attuali valori di Borsa, si tratterebbe di un'operazione molto onerosa per Confindustria e per tutti gli azionisti visto che il titolo è ormai in caduta libera da tempo e ieri ha chiuso la seduta a 0,491 euro cedendo il 2,96%. Nulla a che vedere con i 2,3 euro del marzo 2017, né tantomeno con i 4,58 dell'aprile 2014. Ai piani alti del Sole 24 Ore in questi giorni c'è dunque molto fermento. Quello che è certo è che il prossimo cda sarà cruciale per capire se servirà che i soci mettano mani al portafoglio e per capire se si procederà a un'azione di responsabilità verso i vecchi consiglieri. La Consob, con le sue sanzioni, e la Procura, intanto, hanno già preso la loro posizione.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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