Acea conferma lo stallo del 2024: +0,9%. Male Stellantis (-7,3%), Elkann dal tycoon.
Acea conferma lo stallo del 2024: +0,9%. Male Stellantis (-7,3%), Elkann dal tycoon.Il 2024 si è chiuso con un bilancio disastroso e il 2025 si preannuncia addirittura peggiore. Non solo per la persistente resistenza da parte dei consumatori a cambiare l’auto con motore tradizionale per convertirsi al tanto decantato elettrico ma anche per due fattori nuovi, che incideranno in maniera rilevante sul futuro dell’automotive europeo: la politica protezionistica e anti Green deal del neopresidente americano Donald Trump, e la strategia di Pechino, ugualmente focalizzata sul «China first».Un mix perfetto per affossare l’industria europea delle quattro ruote, e non solo. Visto che nell’Ue i deliri green sono duri a morire. Il consuntivo 2024 di Acea, l’Associazione dei produttori di auto europei, indica che lo scorso anno l’andamento delle vendite è stato sostanzialmente piatto (+0,9%) mentre quello delle vetture elettriche ha subito un marcato calo del 5,9%, a 1,45 milioni di auto. A dicembre il segno meno è stato addirittura del 10,2%. Una contrazione determinata principalmente dal crollo delle immatricolazioni in Germania (-38,6%) e Francia (-20,7%), per una diminuzione del 5,9% del volume di mercato rispetto al 2023. Il debole segno più complessivo per l’anno non deve trarre in inganno e indurre a pensare che si stia preparando un’inversione di tendenza. Il Centro studi Promotor fa notare infatti che se si confronta il 2024 con il 2019 c’è stata una perdita di immatricolazioni del 18%, ovvero manca all’appello quasi una vettura su cinque. Rispetto a cinque anni fa, infatti, tutti i mercati più importanti a livello europeo hanno fatto registrare pesanti battute d’arresto: Francia -22,4%, Germania -21,9%, Italia -18,7%, Spagna -19,2%, Regno Unito -15,5%. Tornando al 2024, la peggiore performance è quella di Ford (-17%), seguita da Stellantis, con il 7,3% di auto in meno vendute sul 2023, e da Hyundai (-3,9%). Tutti i marchi del gruppo Stellantis hanno un pesante segno meno: Lancia-Chrysler fa segnare -27,2% di vendite, Ds arretra del 22,4 e Fiat scivola del 20,2%, ad appena 304.066 auto. Male anche Alfa Romeo (-10,3%), Opel (-9,5%) e Citroen (-2,8%). La quota di mercato di Stellantis scende dal 16,5% al 15,2%, con meno di 2 milioni di unità vendute (1.969.594). Numeri da cardiopalma ma i vertici ostentano sangue freddo, rivendicando di essere «sul podio in Europa per i modelli elettrici». Jean-Philippe Imparato, responsabile di Stellantis per l’Europa allargata, sottolinea con coraggio che sono state «gettato le basi per ripartire con slancio e cogliere le nuove opportunità di mercato». Una frase da tenere a mente quando tra qualche mese si farà l’ennesimo bilancio. Forse a strappargli questo ottimismo sono stati i due incontri che il presidente del gruppo, John Elkann, ha avuto a Washington con il presidente Trump e diversi funzionari dell’amministrazione. Un tentativo, come commenta l’agenzia Reuters, di costruire legami con la Casa Bianca. Elkann era stato anche invitato alla cerimonia di insediamento ma non vi ha partecipato. D’altronde Stellantis ha importanti interessi sul mercato Usa messi a rischio dal calo delle vendite e da un rapporto conflittuale con i sindacati. Gli analisti di Bloomberg intelligence stimano che le vendite di auto potrebbero continuare a diminuire anche nei primi sei mesi del 2025. C’è uno scenario generale che conferma questa valutazione. L’Europa deve affrontare gli obiettivi più severi sulle emissioni che costringono a vendere più auto elettriche nonostante la domanda fiacca; inoltre, dopo aver sofferto il calo del mercato cinese, che soprattutto per i marchi tedeschi era un punto di riferimento importante, ora l’Ue deve confrontarsi con la politica protezionistica di Trump, che ha già firmato un executive order per abolire le leggi pro auto elettriche e ha annunciato dazi aggiuntivi sulle importazioni per spingere la produzione nazionale. Nonostante questo panorama, Bruxelles continua pervicacemente a seguire la strada del Green deal. Al vertice di Davos, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen , ha ribadito che la traiettoria resta quella «verso zero emissioni nette». Sicché l’appuntamento del 30 gennaio, quando a Bruxelles si aprirà il confronto tra gli stakeholder dell’automotive, Acea e gli Stati comunitari, sulla transizione verso l’elettrico, pare più un rito burocratico che l’effettiva volontà di affrontare di petto il problema della crisi dell’industria dell’auto. Mentre Trump firma gli executive orders che diventano subito operativi, la Cina continua inarrestabile a conquistare fette di mercato, mentre il contesto si muove a grande velocità, Bruxelles continua con i suoi ritmi elefantiaci. Sul tavolo ci sono temi quali gli investimenti sulle colonnine di ricarica e la creazione di fondi ad hoc a sostegno delle imprese. Si comincerà a discutere anche delle multe sulle emissioni di CO2. Da notare che i nuovi target sulle emissioni sono entrati in vigore il primo gennaio e le imprese sono già a rischio sanzioni. Si comincia il 30 gennaio, ma sulla chiusura dei lavori grande punto interrogativo. Nel frattempo il mondo va avanti.
Nel riquadro il giudice Cecilia Angrisano, presidente del Tribunale per i minorenni dell’Aquila. Sullo sfondo Nathan Trevallion e Catherine Birmingham con i loro figli
Cecilia Angrisano presiede il Tribunale dei minori dell’Aquila. Dopo lo scandalo affidi in Emilia era al simposio sulle coppie omo.
Cecilia Angrisano è una di quelle toghe che è facile ritrovare nei fascicoli che lasciano cicatrici: valutazioni sui minori, provvedimenti di allontanamento, abusi veri e abusi presunti. È un giudice che attraversa 33 anni di giustizia italiana esattamente nel punto in cui la libertà della famiglia incontra l’intervento del tribunale. Ha ricoperto quasi tutti i ruoli: pretore nel lontano 1992, magistrato di sorveglianza, presidente del collegio penale, giudice del lavoro. È stata anche giudice tutelare.
Nel riquadro Nathan Trevallion e Catherine Birmingham (Ansa)
Da tempo sentiamo parlare di «abbracciare» l’ambiente, con tutto il corollario di imposizioni green. Eppure chi lo fa sul serio viene sanzionato con l’allontanamento della prole. Benché volesse solo fuggire dalle ipocrisie.
Clicca qui per vedere la video intervista a Nathan Trevallion.
Accordi Usa-Arabia Saudita su nucleare e terre rare. Data center e domanda elettrica, Germania già in difficoltà. Nucleare e shale oil, Usa pragmatici.
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Col pretesto della partita di basket Virtus-Maccabi, attivisti e centri sociali si scontrano con le forze dell’ordine. Il sindaco Lepore condanna il Viminale, ma la questura replica: tra i violenti sigle ospitate nei locali comunali.
«Durante la manifestazione contro la partita Virtus-Maccabi sono state lanciate numerose bombe carta imbottite di chiodi: un poliziotto è stato colpito ai genitali, un altro è rimasto gravemente ferito a un piede. Questo non è più dissenso, ma una strategia del terrore messa in atto con la volontà di causare lesioni anche gravi alle Forze dell’Ordine». Racconta così, Domenico Pianese, segretario del Sindacato di Polizia Coisp, quanto accaduto venerdì sera a Bologna, dove per l’ennesima volta negli ultimi mesi, è esplosa la violenza antagonista. Stavolta la scusa era una partita di basket che vedeva sul campo la squadra israeliana sfidare la Virtus in Eurolega e che, secondo i Pro Pal, non si doveva giocare.






