2024-12-19
Il voto anti-salari della Cgil diventa una farsa
Non bastava chiedere agli statali di rinunciare ad aumenti da 165 euro al mese, la sigla rossa e la Uil decidono da sole di prorogare i termini del referendum. In totale assenza di trasparenza solo i promotori possono verificare adesioni ed esito della consultazione.Prima hanno deciso di non firmare il rinnovo di un contratto (già scaduto da un pezzo) che garantisce un aumento del 6% a circa 200.000 dipendenti di ministeri e Agenzia delle Entrate. Quindi si sono premurati di organizzare un referendum per chiedere ai lavoratori di rinunciare a questi incrementi in busta paga e di lottare come fossero un corpo unico per chiedere il triplo di quanto ottenuto in trattativa. Infine, notizia di queste ore, hanno allertato la popolazione interessata con toni ultimativi, specificando che visto «l’enorme interesse da parte delle lavoratrici e dei lavoratori si pensa di prolungare i tempi della consultazione a garanzia di democrazia, partecipazione e libera espressione di voto». Insomma se la cantano e se la suonano da soli. I protagonisti dell’ennesimo episodio che testimonia la deriva politica di alcune sigle sindacali, che infatti non mancano mai di ribadire come la riuscita della consultazione sia essenziale per dare un segnale al governo, sono Cgil, Uil e Usb, e l’oggetto del contendere è il contratto delle Funzioni Centrali dello Stato (ministeriali e dipendenti delle Agenzie delle Entrate) per il triennio 2022-2024. Parliamo dunque di un contratto già scaduto e rispetto al quale ogni mese che passa rappresenta un vulnus ulteriore nel potere d’acquisto dei lavoratori dello Stato. Al termine di una serrata trattativa gli statali della Cisl con l’appoggio di alcune sigle autonome hanno portato a casa il rinnovo (la controparte è l’Aran, cioè lo Stato) con il 54% delle preferenze. Cigl, Uil e Usb hanno votato contro chiedendo che fosse recuperata tutta l’inflazione del periodo: il 16,5%. Considerando che aumenti del 6% (pari a 165 euro mensili in media) rappresentano un record rispetto agli ultimi rinnovi, pretendere un irrealistico recupero dell’inflazione avrebbe voluto dire impantanare ancora il contratto per mesi, a fronte di risorse già stanziate dal governo in manovra. Non solo, perché nel nuovo contratto è stata introdotta la cosiddetta settimana cortissima, cioè la possibilità di lavorare fino al giovedì, quindi un giorno in meno, ma mantenendo il monte orario complessivo, quindi aumentando le ore giornaliere. Ma anche su questo la Cgil ha avuto da ridire. Così si è arrivati al paradosso di questo referendum e al paradosso dei paradossi: chiedere una proroga rispetto a un arco temporale deciso dalle stesse sigle organizzatrici. Al punto che viene un po’ difficile credere alle motivazioni del «grande interesse». «Dalle assemblee nei luoghi di lavoro», sottolinea il segretario generale della Funzione pubblica della Cisl, Maurizio Petriccioli, «emerge chiaramente uno scarso interesse di lavoratrici e lavoratori verso questa consultazione. Si tratta di un’iniziativa priva di trasparenza, in quanto non è possibile verificare il numero dei partecipanti, chi abbia effettivamente votato e quale sia stato l’esito reale». E del resto se il controllo sui dati lo fanno solo i promotori della consultazione ha poco senso avventurarsi in qualsiasi tipo di analisi. «Al di là di questa modalità bizzarra, che non ha nulla a che vedere con il referendum previsto dallo Statuto dei Lavoratori», continua Petriccioli, «è davvero difficile comprendere come Cgil, Uil e Usb possano chiedere ai dipendenti di mettere una firma per guadagnare di meno! I promotori di questa sorta di sondaggio continuano a raccontare una narrazione volutamente distorta del nuovo contratto delle Funzioni Centrali. Parlano di inadeguatezza degli aumenti salariali e di una presunta mancata valorizzazione professionale, chiedendo ai lavoratori di dire un secco “No” al contratto. Ma come si può giudicare in modo così netto un contratto che introduce o migliora numerosi istituti, andando ben oltre gli aumenti economici?».Va ricordato, per esempio, che nell’accordo è prevista l’erogazione del buono pasto in lavoro agile e vengono definiti criteri più trasparenti per l’attribuzione delle posizioni organizzative che diventeranno stabili dopo otto anni. E anche sull’aspetto economico non è indifferente che in manovra siano stati stanziati 5 miliardi di euro per le amministrazioni dello Stato rispetto a una finanziaria da circa 30 miliardi. «Davvero qualcuno pensava di poter ottenere di più? O si sta semplicemente prendendo in giro i lavoratori?», insiste il segretario della Cisl, «sappiamo che l’aumento medio di 165 euro non copre del tutto l’inflazione del triennio ma Cgil e Uil dimenticano di spiegare perché nel 2016-2018, insieme a noi, firmarono convintamente un contratto con un aumento del 3,48% - appena 85 euro medi – dopo otto anni di blocco contrattuale e senza alcun sviluppo di carriera, senza recuperare quindi la perdita del potere di acquisto del 16% subita durante il blocco». Noi una risposta ce l’abbiamo e non ha nulla a che vedere con la missione del sindacato.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)