
Una piccola croce sovrastata dalla mezzaluna: questo il simbolo scelto in Vaticano.Date un occhio, qui a fianco, allo strampalato logo che accompagna la visita in Marocco di uno dei due Papi attualmente presenti nella Chiesa. Nei Vangeli è scritto: «Io sono la via, la verità e la vita. Al di fuori di me non c'è né verità, né via» e «Chi non è con me è contro di me», quindi i margini per il dialogo interreligioso sono molto scarsi e l'unico dialogo possibile con un non credente è evangelizzarlo. Eppure la nuova Chiesa 2.0 adora dialogare, adora dire a tutti che, certo, avete proprio ragione, tutte le religioni portano a Dio, che è assolutamente lo stesso. Il Vangelo dice il contrario? Suvvia, non bisogna essere rigidi, occorre discernere. E poi non c'erano i registratori all'epoca.Il logo in questione però è particolarmente inquietante. Una crocetta sbilenca, racchiusa nella mezzaluna: una falsa croce dentro una vera mezzaluna. La croce di Cristo non ha quella forma, è un simbolo di dolore e resurrezione, non un segno grafico evanescente e ridicolamente colorato. I due bracci hanno colori deboli, verde e giallo, e sono racchiusi, inghiottito dalla mezzaluna che ha un colore forte per eccellenza: il rosso. I due ridicoli trattini hanno colore diverso a ulteriore prova che sono due segnetti grafici, due trattini, nulla che abbia a che fare con la vera croce, coperta di dolore e sangue. Cristo muore in croce: se tutte le religioni portano a Dio come sostiene la nuova Chiesa 2.0 ci chiediamo perché: sarebbe stato sufficiente fare «oooooom» seduto sotto un sicomoro, oppure conquistare la penisola arabica col ferro e col fuoco, con decine tra spose e concubine, la più giovane sposata ancora bambina.Nell'islam Cristo è un profeta qualsiasi. La mezzaluna rossa che ingloba la crocetta verde gialla esprime perfettamente questo concetto. Cristo non è in quella crocetta. Non c'è in quella crocetta il sangue dei martiri, quelli uccisi dai Romani, quelli uccisi dall'islam. Non ci sono nella crocetta multicolore gli studenti massacrati in Kenia, dopo che valorosamente avevano affermato di essere cristiani. Non c'è il dolore e il martirio degli uomini vestiti di arancione sgozzati sulle rive del Mediterraneo. Non ci sono le urla dei cristiani bruciati vivi nelle loro chiese in Nigeria, fatti esplodere nelle loro chiese in Egitto o in Iraq. In quale punto del Vangelo è racchiusa la dizione «servo della speranza», che si legge nel simbolo? Il vicario di Cristo deve essere servo dei servi di Dio. O è servo dei servi di Dio, o non è.
Al centro Joseph Shaw
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».
Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.
Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?
«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».
È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.
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Martin Sellner (Ansa)
Parla il saggista austriaco che l’ha teorizzata: «Prima vanno rimpatriati i clandestini, poi chi commette reati. E la cittadinanza va concessa solo a chi si assimila davvero».
Per qualcuno Martin Sellner, saggista e attivista austriaco, è un pericoloso razzista. Per molti altri, invece, è colui che ha individuato una via per la salvezza dell’Europa. Fatto sta che il suo libro (Remigrazione: una proposta, edito in Italia da Passaggio al bosco) è stato discusso un po’ ovunque in Occidente, anche laddove si è fatto di tutto per oscurarlo.






