2021-03-05
Il Tar sconfessa le linee Aifa: per curare i malati a casa non basta la «vigile attesa»
I giudici accolgono l'istanza dei medici, finora obbligati ad assistere i positivi a domicilio solo con la tachipirina. Da adesso potranno prescrivere i farmaci ritenuti più opportuni.«Tachipirina e vigile attesa». Non era il consiglio per far passare un raffreddore più forte del solito, bensì le disposizioni dell'Agenzia italiana del farmaco per curare a domicilio il Covid. La nota dell'Aifa risale al 9 dicembre 2020 e finora non era mai stata modificata. Nel dettaglio, oltre a obbligare i medici alle prese con i propri pazienti malati di coronavirus, di fatto, ad aspettare, la nota permetteva la somministrazione solo di fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) e paracetamolo o dell'eparina, ma solamente per gli allettati, ponendo indicazioni di non utilizzo di altri farmaci generalmente usati dai medici di medicina generale per la cura del Covid. Ieri però, il Tar del Lazio ha sconfessato questa linea, accogliendo l'istanza cautelare promossa dai medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 nei confronti del ministero della Salute e di Aifa.I giudici amministrativi hanno quindi ritenuto, come si legge nell'ordinanza, che il ricorso «appare fondato» in relazione alla giusta richiesta dei medici «di far valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza», e che non può inoltre essere «compresso nell'ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi». Il Tar ha quindi, con effetto immediato, sospeso l'efficacia del provvedimento emanato dall'Aifa e rinviato la trattazione del merito al 20 luglio prossimo. Grande la soddisfazione dei medici promotori del ricorso: «Finalmente anche il Tribunale amministrativo ha compreso che lasciare i pazienti senza cure precoci a domicilio è assolutamente inaccettabile», ha dichiarato l'avvocato Erich Grimaldi, presidente del Comitato che, insieme alla collega Valentina Piraino ha presentato il ricorso, «ora ci aspettiamo una revisione immediata delle linee guida ministeriali, tenendo conto dello schema terapeutico redatto dai nostri medici per le cure domiciliari precoci, nell'interesse di tutto il Paese».E difatti la lotta dei dottori per non lasciare i propri malati senza assistenza nelle loro case, nel limbo di indicazioni arbitrarie e controproducenti, dura da mesi, senza che mai siano state approntate modifiche ai protocolli, come evidenziato dalla Verità più volte, l'ultima in ordine di tempo dando voce a uno dei medici che fin d subito aveva scelto la via delle visite a domicilio, Andrea Stramezzi, intervistato da Fabio Dragoni martedì scorso.«L'unica strategia vincente è la cura immediata al primo giorno di sintomi. Non sto parlando di strada ideale. Ma di strada obbligata», dichiarava convinto, elencando poi i farmaci necessari da utilizzare per curare precocemente il virus: «Antinfiammatori, idrossiclorochina, azitromicina e vitamina D per controllare l'infezione. Il cortisone per prevenire la tempesta citochinica. L'eparina sottocute per combattere la tromboembolia disseminata. Il Covid è una sindrome respiratoria virale. Va trattata precocemente».Ma fino a ieri, per l'Aifa e il ministero di Roberto Speranza, bastava la «vigile attesa». Eppure, proprio Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia, per mesi ha dichiarato: «Questa è un'infezione che andrebbe curata a domicilio», e al nostro quotidiano, ha confermato, il mese scorso, che se i malati di Covid «arrivano in ospedale senza essere stati trattati con quei pochi farmaci che abbiamo a disposizione, per loro diventa troppo tardi».Insomma, tutti sembravano consapevoli che guardare i giorni scorrere e osservare eventuali miglioramenti o peggioramenti dei malati nelle proprie case non era il metodo corretto per non consegnarli al virus, ma nulla è stato fatto. Fortunatamente, oltre all'impegno dei medici che hanno lottato per non abbandonare i pazienti e sentirli solo dal capo di una cornetta, ieri è arrivata anche la decisione del Tar a sconfessare il modus operandi attuato finora.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
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