2020-02-20
Il «Sole» ringrazia la Banca d’Italia, 741.000 euro in abbonamenti online
Con due appalti, risalenti al 2018 e a un mese fa, l'istituzione di Palazzo Koch ha comprato un considerevole numero di copie digitali del quotidiano. Tutto legale, ma i dubbi sull'autonomia del giornale sono legittimi.In Banca d'Italia non possono restare senza il Sole 24 Ore. Non c'è altra spiegazione ai due appalti da 741.560 euro che proprio palazzo Koch ha assegnato al quotidiano di Confindustria per il servizio di abbonamento online. Si tratta di una cifra consistente, divisa in due parti, la prima nel gennaio del 2018, il secondo più recente, assegnato il 27 gennaio scorso. Due anni fa infatti - dopo le inchieste sulle presunte copie gonfiate dell'ex direttore Roberto Napoletano ora a processo - via Nazionale ha assegnato un appalto proprio al Sole per il biennio 2018/2019.Si tratta di un accordo commerciale che ha aiutato le casse dello storico quotidiano economico d'Italia. Nel 2016 il primo trimestre si era chiuso con un passivo di 50 milioni di euro, una situazione disastrosa che proprio il presidente di viale dell'Astronomia Vincenzo Boccia si ritroverà a sanare nel 2017 con un aumento di capitale da 30 milioni di euro. Del resto i conti vanno male da tempo. Il crollo delle vendite in edicola ha seguito pari passo quello di tutto il settore dell'editoria italiana di questi anni, con più 100.000 copie in meno tra il 2014 e il 2018. Per di più l'eredità è molto pesante, perché proprio Napoletano aveva spinto sulle copie digitali, con pacchetti multipli a aziende e banche, tanto che Ads (Accertamenti diffusione stampa) deciderà nel 2016 di toglierle dal conteggio per possibile distorsione del mercato. La descrizione degli appalti conquistati negli ultimi due anni è questa: «abbonamento in favore del personale della Banca d'Italia, al quotidiano digitale online Il Sole 24 Ore per il biennio 2018/2019. Quell'anno c'è anche il Corriere della Sera, per 228.285 euro». La firma è di Vincenzo Mesiano Laureani, capo del servizio appalti della Banca d'Italia. Anche per il Corsera si parla sempre di quotidiano digitale. In questo caso però la durata è di 3 anni, fino al 2020, mentre per il Sole solo di 2. Si è replicato un mese fa, il 27 gennaio. Ma questa volta l'appalto se lo è aggiudicato solo viale Monterosa. Anche qui la descrizione è la medesima, ma la cifra è più alta, di 472.560 euro. Nulla di male verrebbe da dire, diritto dei 7.000 dipendenti di Bankitalia di tenersi aggiornati. Da Palazzo Koch spiegano poi che non ci sono solo Sole 24 Ore e Corriere, ma anche Repubblica, insomma tutti quei giornali che una parte dei dipendenti vuole consultare. Esistono per questo motivo proprio dei pacchetti che i quotidiani offrono alle istituzioni.Ma quanto costano in termini di autonomia questi abbonamenti? Nel 2017 c'è stato un caso che ha riguardato proprio il Sole 24 Ore. È luglio, è appena esploso il caso di Banca popolare di Vicenza. La Bce a giugno ha accertato il dissesto dell'istituto di credito diretto da Gianni Zonin. A Plus, un inserto del Sole, c'è come capo servizio Nicola Borzi, il giornalista che ha indagato sul suo stesso giornale, svelando il caso delle copie gonfiate come le responsabilità di Benito Benedini, Donatella Treu e dell'ex direttore Napoletano. I primi due hanno patteggiato per i reati di false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo. L'attuale direttore editoriale del Quotidiano del Sud è invece ancora sotto processo a Milano. L'8 luglio del 2017 c'è già un nuovo direttore in viale Monterosa. È Guido Gentili, che ha preso il posto di Napoletano il 9 marzo. Di quel sabato ci sono ancora le tracce sul web. Succede infatti una cosa strana. La copertina dell'inserto è questa: «Controlli inefficati. Mps, Vicenza, Veneto Banca: Cosa non ha funzionato nelle verifiche delle authority. Gli strumenti per rivalersi». Di fianco c'è un editoriale dal titolo «Banca D'Italia e il segreto del sistema». Sulla pagina Facebook del Sole c'è ancora traccia di quella copertina. Peccato che però, poi, nelle edicole ne andrà un'altra, molto più soft. «Risparmio, cosa non ha funzionato» è il titolone d apertura. Anche l'editoriale ha cambiato titolo: «Commissioni, vigilanza e maggiori tutele». Banca d'Italia è sparita. Il pezzo scritto da Borzi è molto duro nei confronti di palazzo Koch. «La banca guidata per quasi un ventennio da Gianni Zonin, negli anni precedenti l'aumento di capitale da 908 milioni deciso a maggio 2014, fu sottoposta a cinque ispezioni della Vigilanza di Banca d'Italia: dal 23 ottobre 2007 al 12 marzo 2008 (con sanzioni irrogate il 31 marzo 2009), dal 16 aprile al 7 agosto 2009 (senza sanzioni), dal 29 novembre 2010 al 16 marzo 2011 (senza sanzioni), dal 28 maggio al 12 ottobre 2012 (senza sanzioni), infine dal 10 marzo 2014 per conto della Banca centrale europea con l'esame della qualità degli attivi. Ma fu solo l'ispezione Bce del settembre 2015 a dimostrare che negli aumenti 2013 e 2014 erano state raccolte azioni per 974 milioni finanziate da prestiti». Oggi se si digita Bankitalia Sole 24 Ore su Google, si possono trovare anche pezzi come il seguente: «Bankitalia: come studiare educazione finanziaria con Brad Pitt».
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